AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3a)

MERCOLEDI' 9 SETTEMBRE 1998

150a Seduta

Presidenza del Presidente

MIGONE


Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Fassino.


La seduta inizia alle ore 11,15.



SULLA PUBBLICITA' DEI LAVORI
(R033 004, C03a, 0014°)

Il presidente MIGONE avverte che è stata presentata richiesta di attivazione dell'impianto audiovisivo per lo svolgimento dell'odierna seduta. Comunica altresì che il Presidente del Senato, in previsione di tale richiesta, ha preannunciato il suo assenso.
La Commissione accoglie la proposta e conseguentemente viene adottata tale forma di pubblicità, ai sensi dell'articolo 33, comma 4, del Regolamento, per il successivo svolgimento dei lavori.



PROCEDURE INFORMATIVE

Comunicazioni del sottosegretario per gli affari esteri Fassino sulla situazione dell'Europa centro-orientale con particolare riferimento al Kossovo.
(R046 003, C03a, 0015°)

Il presidente MIGONE ringrazia il sottosegretario Fassino per aver accettato di riferire alla Commissione sugli importanti sviluppi verificatisi negli ultimi mesi nell'Europa centro-orientale, con particolare riguardo alla drammatica crisi del Kossovo.

Il sottosegretario FASSINO in premessa sottolinea l'importanza che la proiezione ad Est ha per la politica estera italiana, come dimostra anche il numero delle missioni ufficiali compiute da autorità italiane nei paesi dell'Europa centro-orientale negli ultimi ventisei mesi: sono state compiute duecentocinquanta visite di Stato, cui si aggiungono quelle effettuate in Italia da autorità degli stessi paesi. In tal modo è stato possibile dare un forte impulso alla cooperazione in tutti i campi, dagli scambi commerciali e gli investimenti all'estero fino alla regolamentazione dei flussi migratori e alla cooperazione giudiziaria.
In tale contesto l'Italia ha contribuito a rilanciare l'Iniziativa Centro-Europea e, nel suo ambito, ha promosso iniziative di cooperazione rafforzata, come la "trilaterale" italo-ungherese-slovena. Anche l'allargamento della NATO, che il Governo ha appoggiato con convinzione, è stato accompagnato da un intenso dialogo sul piano bilaterale con i paesi candidati e con altri importanti Stati che si sentivano interessati a questa decisione, come la Russia. D'altronde l'Italia è uno dei partners principali per tutti i paesi della CSI e sta rafforzando la sua rete diplomatica in quell'area, aprendo nuove sedi negli Stati caucasici.
Nell'area dei Balcani il Governo sostiene gli sforzi della comunità internazionale per la composizione dei conflitti in corso e la prevenzione di altre possibili guerre; contemporaneamente appoggia il tentativo di avviare una cooperazione regionale che dia a questi paesi, caratterizzati da un nazionalismo accentuato, la prospettiva di una crescita comune in ogni campo.
In particolare, il sottosegretario Fassino sottolinea il contributo dato dall'Italia alla stabilizzazione della Bosnia, ove sono stanziati attualmente circa duemila militari che partecipano alla S-FOR, nonchè cinquecento carabinieri che costituiscono il nucleo del contingente di polizia internazionale. Inoltre il Governo partecipa al Gruppo di contatto, che ha un ruolo assai rilevante nell'attuazione degli accordi di Dayton, e collabora attivamente con l'OSCE per la gestione dei processi elettorali. Le elezioni che si svolgeranno nei prossimi giorni rappresentano peraltro una svolta anche sotto il profilo politico, poichè le liste presentate per la prima volta non corrispondono alle suddivisioni della popolazione sotto il profilo etnico.
Esprime poi soddisfazione per i notevoli progressi compiuti dal Governo di coalizione che guida la Federazione unitaria bosniaca, grazie anche ai poteri arbitrali recentemente attribuiti all'Alto Rappresentante dell'Unione europea: è stato così possibile raggiungere un accordo su questioni cruciali per l'esistenza di una entità unitaria, come la moneta, il passaporto e la bandiera. In tal modo si stanno creando le condizioni per il rientro dei profughi, che già ha assunto comunque dimensioni molto consistenti, essendo rientrati in Bosnia-Erzegovina più di centomila fuorisciti su un totale di settecentomila.
Anche in Macedonia vi sono stati incoraggianti progressi nell'ultimo anno, a cominciare dalla stipulazione di un accordo di collaborazione con l'Unione europea, analogo a quello concluso anche con la Bosnia. Inoltre è stato prorogato il mandato ai caschi blu dell'ONU, la cui consistenza numerica è stata raddoppiata: si è così riconosciuto il ruolo fondamentale svolto da tale contingente per la sicurezza e stabilità della Macedonia, soprattutto in un momento in cui vi sono forti tensioni nelle aree confinanti. L'Italia ha poi promosso una iniziativa di cooperazione rafforzata con la "quadrilaterale" Italia-Albania-Macedonia-Bulgaria, che ha lo scopo di contribuire alla stabilizzazione della regione balcanica.
Passando ad esporre gli sviluppi della situazione del Kossovo, il Sottosegretario pone in risalto come il primo obiettivo della comunità internazionale sia stato di evitare una estensione del conflitto in corso: a tal riguardo si può constatare, con le cautele del caso, che nelle ultime tre settimane vi è stata una riduzione delle ostilità. Si è poi cercato di incoraggiare la ripresa del negoziato dopo l'escalation militare, nella consapevolezza che una rappresentanza unitaria dei kossovari è condizione imprescindibile per il successo di qualsiasi iniziativa diplomatica e che, in ogni caso, i kossovari stessi non potrebbero accontentarsi di un ritorno all'autonomia di cui godevano prima del 1989, ma devono ottenere la pari dignità con i serbi all'interno della Federazione jugoslava.
Vi è poi la drammatica emergenza dei profughi, che ormai sono oltre duecentomila in una popolazione di due milioni di abitanti. L'Italia contribuisce alle spese che l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite sostiene per l'assistenza dei profughi kossovari ed è pronta ad appoggiare altre iniziative umanitarie, soprattutto in sede europea. Infine l'Unione europea sta valutando la possibilità di nominare un suo rappresentante nel Kossovo, che affianchi l'Ambasciatore degli Stati Uniti Hill nel difficile negoziato tra Belgrado e Pristina.
Quanto all'Albania, ad un anno di distanza dalla conclusione dell'Operazione Alba sono stati compiuti sensibili passi avanti, ma purtroppo la situazione politica resta delicata, soprattutto per la decisione dell'ex presidente Berisha di ritirare i suoi rappresentati dal Parlamento. E' invece essenziale che il testo della nuova Costituzione appena messo a punto dai giuristi sia oggetto di un effettivo esame parlamentare, prima di essere sottoposto al referendum; il Governo italiano si sta adoperando per convincere tutte le parti in causa a ripristinare una corretta dialettica parlamentare. A tale riguardo rivolge un appello a tutti i partiti italiani, affichè esercitino la loro influenza sulle forze politiche omologhe esistenti in Albania al fine di evitare un rifiuto pregiudiziale della nuova Costituzione.

Il presidente MIGONE rileva che, in tal caso, anche i partiti albanesi avrebbero il diritto, su un piano di reciprocità, di rivolgere un appello alle forze politiche italiane affinchè non rifiutino pregiudizialmente l'esame delle riforme istituzionali.

Il sottosegretario FASSINO riprende la sua esposizione della situazione albanese, facendo presente che l'Italia si è assunta l'onere di coprire metà dell'intero ammontare di aiuti decisi dalla conferenza dei donatori, pari a settecento milioni di dollari. Finora sono stati già sottoscritti impegni per quattrocento miliardi di lire, relativi a progetti di cooperazione che saranno cogestiti dalle autorità albanesi e dagli esperti italiani.
Si è poi concordata una politica comune per governare i fenomeni migratori fra i due paesi, prevedendo il pattugliamento congiunto delle acque territoriali albanesi, programmi di assistenza alla polizia e agli addetti alle dogane, nonchè accordi di cooperazione giudiziaria. E' altresì di grande importanza l'accordo per la riammissione degli immigrati clandestini e la programmazione dei flussi migratori, nell'ambito della quale sono stati preventivati cinquemila visti ai cittadini albanesi.
Per quel che riguarda lo sviluppo nei Balcani, l'Italia attribuisce grande importanza al corridoio intermodale n. 8, cioè ad una rete transeuropea di comunicazioni che da Brindisi dovrebbe arrivare fino alla dorsale caucasica passando attraverso Durazzo e la penisola balcanica.
Il sottosegretario Fassino si sofferma infine sugli scenari studiati dalla NATO in vista di un possibile intervento militare nel Kossovo, precisando che, in mancanza di una intesa fra le parti, l'intervento sarebbe affidato unicamente alle forze aeree; viceversa l'Alleanza potrebbe dispiegare forze di terra, come è avvenuto in Bosnia, dopo il "cessate il fuoco" oppure a garanzia di un accordo tra le parti. Si è inoltre esaminata la possibilità di inviare truppe in Macedonia e in Albania, in prossimità del confine con il Kossovo, ma i governi di questi due Stati non sembrano più interessati a tali ipotesi.
In ogni caso l'Italia ritiene essenziale coinvolgere pienamente la Russia nella strategia di stabilizzazione del Kossovo, tanto più in questo momento in cui a Mosca vi è una situazione politica assai delicata, che potrebbe aggravarsi se i russi si sentissero isolati sul piano internazionale.

Si apre il dibattito.

Il senatore SERVELLO, pur volendo limitare il suo intervento alla cruciale questione del Kossovo, intende prendere spunto dalle numerose missioni diplomatiche italiane inviate in Europa orientale per auspicare che tale attività sia servita alla causa finale di stabilizzazione dei Balcani. In particolare, l'obiettivo prioritario di una soluzione pacifica negoziata per il Kossovo dovrà essere perseguito senza rompere con quel che resta della Federazione jugoslava per evitare il rischio di una deflagrazione generale: in tal senso la politica più intelligente è quella di sostegno al moderato Rugova, per evitare di sposare soluzioni estremistiche e pericolosi disegni di forze che agiscono dietro l'esercito di liberazione kossovaro, probabilmente legati all'integralismo islamico. Per contrastare comunque la repressione posta in atto da Milosevic si può considerare un intervento della NATO cui andrebbe il sostegno dell'Italia, paese direttamente interessato alle crisi dell'area balcanica, dato che esse alimentano flussi di profughi verso le coste adriatiche.

La senatrice DE ZULUETA condivide innanzitutto la priorità di un coinvolgimento necessario della Russia in ogni progetto di soluzione che si prospetti per i Balcani e in tal quadro, pur non facendo riemergere il passato, non si può dimenticare che Milosevic ha dimostrato di non rispettare gli accordi interni se non dietro minacce concrete di interventi di forza. Ritiene perciò che la pressione del Gruppo di contatto debba continuare fino ad ottenere lo svolgimento di libere elezioni. Si dichiara preoccupata per notizie diffuse su campi umanitari gestiti dalla Serbia, considerati i precedenti in Bosnia che si rivelarono trappole di pulizia etnica per coloro che vi si rifugiarono; si domanda se le organizzazioni umanitarie siano in grado di raggiungere i numerosi profughi nascosti nei boschi e sulle montagne prima dell'arrivo dell'inverno. Passando all'Albania, ferma restando la necessità di un fronte unito nel dialogo con i partiti albanesi, richiama l'attenzione sul fenomeno della criminalità che, malgrado il pattugliamento congiunto italo-albanese, registra comunque un elevato traffico di clandestini e di droga in uscita dal porto di Valona che dovrebbe invece essere più controllato dalla polizia locale. In tale ambito propone al Governo una iniziativa per stipulare un trattato di estradizione, da estendere anche al Montenegro, per poter efficacemente intervenire. Si potrebbe altresì prendere in considerazione un finanziamento al programma delle Nazioni Unite per riconvertire le colture di canapa indiana che stanno dilagando nelle campagne albanesi, costituendo una delle poche risorse locali.

Il senatore GAWRONSKI, pur apprezzando l'intervento del sottosegretario Fassino, rileva che proprio il riconoscimento di un ruolo predominante dell'Italia nei Balcani dovrebbe spingere il Governo a mostrare maggiori iniziative nei confronti della crisi nel Kossovo: sembra invece mancare un'idea concreta per affrontare il problema alla radice. Di certo l'atteggiamento di Milosevic ha mostrato che egli risponde solamente a forti pressioni esterne e, pertanto, pur non essendo mai auspicabili soluzioni militari, in questo caso non si deve escludere a priori l'uso della forza anche solo come minaccia. Chiede di conoscere se siano state prese in considerazione eventuali sanzioni e se le organizzazioni umanitarie minori abbiano accesso ai territori interessati. Per quanto riguarda gli scenari della NATO, domanda se essi presuppongano comunque un accordo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e in tal caso quali siano i movimenti per riuscire ad ottenere un coinvolgimento della Russia che appare invece sabotare la pressione delle potenze occidentali.

Il senatore PORCARI condivide le preoccupazioni del senatore Gawronski sottolineando inoltre la debolezza della posizione dell'Unione Europea e la carenza della sua politica estera: come sempre le varie opzioni della NATO restano nelle mani americane. L'elemento umanitario della crisi nel Kossovo permette di ipotizzare una presenza militare quale escamotage per svolgere funzione di remora e di protezione nella zona, in attesa di far chiarezza sulla posizione della Russia che va scivolando verso il rischio di un governo nazional-comunista. Si arriva addirittura a rimpiangere l'opera del maresciallo Tito che appare l'unico che abbia saputo tenere unita la penisola balcanica, che ha invece sempre offerto preoccupazione al mondo intero.

Il senatore ANDREOTTI auspica ancora una volta un ruolo più incisivo dell'OSCE nei confronti delle crisi che si presentano sulla scena europea, constatando la mancanza di una posizione europea che fa emergere idee diversissime di modelli di autonomia proponibili. Nel frattempo nessuno si domanda in che modo arrivino le armi al Kossovo dato che sono fornite dall'Albania che peraltro non le produce. Quanto al ruolo della NATO, ritiene che sullo sfondo della crisi russa vi sia una critica implicita alla passività che il governo di Eltsin ha mostrato verso l'allargamento dell'Alleanza, evitando di assumere le necessarie cautele; occorre riflettere anche sull'appoggio illimitato che l'Occidente ha dato alla diffusione del sistema dell'economia di mercato, errore che si è dimostrato irreversibile nella fase transitoria dell'Unione sovietica alla Comunità degli Stati indipendenti.

Il senatore JACCHIA non condivide l'opinione secondo cui la tensione militare nel Kossovo sia attualmente diminuita, in quanto risulta che vi sia una fibrillazione nei comandi della NATO in vista dell'arrivo dell'inverno che farà esplodere il problema dei profughi rifugiati sulle montagne: è proprio questo il momento in cui la Casa Bianca dovrebbe insistere con la Russia affinchè essa non ponga il veto al Consiglio di sicurezza dell'ONU per ipotizzare un intervento. Sottolinea la grave mancanza di una scelta politica fra l'indipendenza e l'autonomia del Kossovo, cosa che paralizza e sconcerta gli ambienti militari internazionali. Nessuna certezza proviene dall'atteggiamento di Milosevic, e mentre la Russia paralizza anche le decisioni del Gruppo di contatto, un'eventuale azione della NATO farebbe riesplodere in Italia la questione dell'utilizzo delle basi con le conseguenti tensioni sulla politica interna.

Il presidente MIGONE osserva che nell'intervento del Sottosegretario, pur vasto ed esauriente, manca un giudizio severo sull'operato della comunità internazionale che si è presentato completamente slegato e assente. Nel timore di un aumento della repressione sulla guerriglia in Kossovo, che determinerebbe altri spostamenti di quelle popolazioni di cui non si ha nemmeno l'esatta consistenza del fenomeno, osserva come un'iniziativa di sostegno finanziario di emergenza alle agenzie dell'ONU che operano a favore del rifugiati sia oggi inderogabile. Da un lato le difficoltà della leadership americana e dall'altro la situazione interna russa hanno causato un quadro politico incerto, all'interno del quale le organizzazioni internazionali operano con difficoltà. Purtroppo va sempre tenuto presente il profilo della forza, anche se diretto allo scopo della soluzione diplomatica, e con questo mezzo si deve porre la questione principale della presenza delle organizzazioni umanitarie sui territori in questione, malgrado l'atteggiamento negativo di Milosevic. Di fronte alla tragedia umana occorre evitare la polemica desueta sul militarismo, misurando invece ora i mezzi e gli strumenti per far fronte alle emergenze delle popolazioni civili.

Il senatore BOCO purtroppo constata di non riconoscersi in alcuna delle riflessioni esposte sulle soluzioni possibili per il Kossovo. L'atteggiamento internazionale è del tutto oscillante: ricorda il giudizio negativo sul fronte di liberazione kossovaro (UCK), descritto dapprima come un coacervo di bande di malviventi, che poi sembra essersi capovolto. Se vi era in un primo momento una possibilità di ottenere una certa autonomia del Kossovo, all'interno di questo stesso movimento sono penetrate frange estreme legate ad ambienti albanesi che hanno prodotto il deperimento dell'ala moderata e collaborativa: questa è la minaccia di una destabilizzazione che non è voluta dalla maggioranza nè dei kossovari nè degli albanesi. In tal contesto un intervento armato consegnerebbe il movimento indipendentista a coloro che vogliono dirigerlo verso la creazione della Grande Albania, deviando completamente l'obiettivo politico dell'autonomia del Kossovo. A suo avviso proprio l'intervento della comunità internazionale potrebbe far divampare il nazionalismo kossovaro e quello serbo, il che allontarebbe ancor di più gli obiettivi, di tutto rispetto, di una soluzione umanitaria per i profughi.

Il senatore VERTONE GRIMALDI concorda con l'indicazione dell'unico obiettivo politico dell'autonomia del Kossovo, dato che ogni altra soluzione porterebbe a una catastrofe generale dei Balcani. Chiede maggiori riflessioni sulle gravissime conseguenze della crisi russa e sulla inconsistenza politica dell'Europa che pare completamente assente di fronte al pericolo risorgente del nazionalcomunismo, che si ripercuoterebbe inevitabilmente sulla situazione balcanica. Considerati gli interessi preminenti della politica estera italiana nell'area orientale, richiama l'attenzione sul problema dei collegamenti ad alta velocità orizzontale per congiungere est e ovest, progetto che rischia di realizzarsi al di là delle Alpi tagliando fuori l'Italia.

Il sottosegretario FASSINO replica ai senatori intervenuti nel dibattito, precisando anzitutto che il Governo non ha alcun dubbio circa le responsabilità politiche e morali di Milosevic, ma che tale giudizio non comporta il rifiuto di riconoscerlo come interlocutore nell'azione diplomatica, tanto più che tutte le forze politiche serbe sulla questione del Kossovo manifestano una intransigenza almeno pari a quella del governo di Belgrado. D'altra parte per la stessa ragione di ovvio pragmatismo il mediatore Holbrooke ha tentato di coinvolgere l'UCK nella trattativa, anche se con scarsa fortuna, poichè al momento non sembra possibile costituire una rappresentanza kossovara unitaria.
In generale, l'esperienza del dopoguerra ha dimostrato che la volontà della comunità internazionale conta poco, se i protagonisti di un conflitto o almeno alcuni di loro preferiscono la soluzione militare rispetto a quella politica: finchè prevale il principio di sovranità degli Stati gli strumenti per la prevenzione dei conflitti saranno sempre inadeguati. Peraltro nel caso specifico del Kossovo una parte dell'etnia albanese è convinta della possibilità di ottenere l'indipendenza, anche se non in tempi brevissimi, e pertanto rifiuta qualsiasi ipotesi di accordo.
Ciò non di meno i governi del Gruppo di contatto tentano di impostare un negoziato assistito dalla comunità internazionale, che poi garantirebbe un eventuale accordo. Pertanto non è senza significato che la NATO sia disponibile ad inviare truppe anche nel caso di un semplice "cessate il fuoco". In ordine ai possibili contenuti dell'accordo, non mancano modelli interessanti di autonomia per le minoranze etniche, a cominciare dall'Alto Adige e dalla Catalogna per finire con alcune repubbliche caucasiche che fanno parte della Federazione russa. Per quanto riguarda la questione sollevata dalla senatrice De Zulueta, il Governo ritiene che tutti gli interventi per i rifugiati debbano essere coordinati dall'UNHCR, compresi gli undici centri che Milosevic propone di costituire sul territorio della Federazione jugoslava.
Precisa poi che in Albania l'Italia collabora alla lotta contro la criminalità organizzata offrendo un sostegno finanziario e tecnico per la ricostituzione e l'addestramento delle forze di polizia. Inoltre il Governo ha sollecitato l'agenzia delle Nazioni Unite diretta dal professor Arlacchi, affinchè predisponga un piano di riconversione ad altre colture dei territori albanesi attualmente impiegati per la produzione di canapa indiana.
Infine il Sottosegretario fa presente al senatore Vertone Grimaldi che per l'Italia hanno un'importanza strategica sia il corridoio intermodale n. 5, su cui egli ha giustamente richiamato l'attenzione, sia quello n. 8, riguardante la penisola Balcanica e la dorsale caucasica.

Il presidente MIGONE ringrazia il sottosegretario Fassino per le comunicazioni rese alla Commissione nella seduta odierna.

La seduta termina alle ore 14,00.