TERRITORIO, AMBIENTE, BENI AMBIENTALI (13a)

MERCOLEDÌ 19 GIUGNO 1996


3a Seduta (antimeridiana)

Presidenza del Presidente
GIOVANELLI

indi del Vice Presidente
CARCARINO

Intervengono il ministro dell'interno e della protezione civile Napolitano ed il sottosegretario di Stato allo stesso Dicastero, nonchè delegato alla protezione civile, Barberi.

La seduta inizia alle ore 9,50.

PROCEDURE INFORMATIVE
Comunicazioni del rappresentante del Governo competente sulle linee generali della politica della protezione civile
(R046 003, C13a, 0001o)

Il presidente GIOVANELLI dà la parola al ministro Napolitano, giudicando condivisibile l'innovazione introdotta dall'attuale Esecutivo in merito alla connessione tra politica della protezione civile e politica della sicurezza del Paese; giudica altresì felice la scelta di mantenere una continuità personale nella gestione del Dipartimento della protezione civile, in virtù della delega conferita al professor Franco Barberi, le cui capacità sono state positivamente riscontrate dalla Commissione già nella precedente legislatura.

Interviene il ministro NAPOLITANO, descrivendo l'assetto politico-istituzionale conferito dal presente Governo alla politica della protezione civile: essa rientra in una più generale visione di sinergia con la sicurezza dei cittadini e dell'assetto fisico del Paese, ricomponendo l'attività del Dipartimento della protezione civile esistente presso la Presidenza del Consiglio con quella della Direzione generale dei Servizi antincendio e di protezione civile esistente presso il Ministero dell'interno. Si è inteso così superare la prassi precedente di responsabilità politiche in capo a diverse persone, unificandole nella persona del Ministro dell'interno e sanando così la divaricazione di strutture in un'area che richiede la massima unitarietà di scelte politiche; peraltro, la professionalità dimostrata dal professor Barberi è stata adeguatamente valorizzata in virtù della delega conferitagli su ambedue tali strutture organizzative.

Il sottosegretario BARBERI, dopo aver espresso gratitudine per le attestazioni di stima ricevute, descrive il sistema di previsione e prevenzione delle calamità naturali che rappresenta il nucleo fondante della politica di protezione civile; l'organizzazione dei soccorsi, infatti, richiede una previa programmazione degli interventi, nell'ambito di un sistema ordinamentale integrato tra centro e periferia, tra i vari Dicasteri interessati nonchè tra Stato e regioni.
La campagna antincendi del 1995 rappresenta un interessante ambito per tali interventi, anche in virtù delle direttive emanate dal Dipartimento e della procedura di utilizzo dei mezzi aerei attivata l'anno scorso: i risultati sono stati visibili, essendo diminuita del 70 per cento la superficie boschiva bruciata rispetto all'anno precedente; la situazione meteorologica favorevole ha contribuito, ma la strategia di impiego dei Canadairs è stata migliorata prevedendone l'utilizzo in presenza della mera segnalazione di incendio (e non più a seguito di un previo tentativo di spegnimento a terra). Le difficoltà che offre il microclima secco delle Alpi e la limitatezza delle richieste di intervento pervenute dalla Puglia hanno rappresentato l'ostacolo ad un completamento soddisfacente della «campagna 1995»; l'ingente sottobosco sviluppatosi a seguito delle frequenti piogge primaverili rappresenta poi l'elemento da rimuovere - anche mediante una sua più efficace pulitura, prima dell'inizio della stagione calda, da parte delle regioni - per ottenere risultati ancora migliori nell'anno in corso. Allo studio da parte del Governo è anche la predisposizione di un provvedimento che regoli meglio le competenze statali e regionali in materia di spegnimento degli incendi, ma nell'intanto si è comunque reso necessario inserire una norma riferita alla campagna antincendio del 1996 nel decreto-legge n. 292, sul quale la Commissione ha ieri sollevato conflitto di competenza.
La priorità di intervento rappresentata dal rischio sismico è dimostrata dalla mappa di rischio che elenca i cento terremoti distruttivi susseguitisi nella penisola nell'ultimo millennio; peraltro, a paragone dei grandi terremoti catastrofici di altre parti del globo, come il Giappone o la faglia della California, i terremoti italiani non sono tra i più pericolosi, per cui - fermo restando che la previsione temporale dell'evento sismico è tuttora assai difficile - la prevenzione è suscettibile di risultati grandemente positivi, se solo si ponesse mano ad interventi edilizi consequenziali. Infatti, il 40 per cento del territorio nazionale è sismico, ma su tale superficie solo il 35 per cento della cubatura edilizia è stato costruito con criteri antisismici. La zona più pericolosa, come dimostra il precedente del 1693 a Catania, è rappresentata dalla Sicilia orientale; una mappatura del rischio sismico a livello di singoli comuni dovrebbe essere redatta al più presto per elencare il numero di crolli e di vittime prevedibili in ogni area del territorio nazionale.
Oltre alla campagna di informazione delle popolazioni, sul comportamento da seguire in caso di terremoto, occorre perciò l'avvio congiunto di politiche di prevenzione tra Stato e regioni, nonchè sugli edifici pubblici strategici (che ospitano le strutture decisionali e di soccorso): molti di questi ultimi rientrano nel rischio sismico, tanto è vero che è in programma un censimento della loro vulnerabilità, per il quale dovrebbero essere impiegati i soggetti - tecnicamente qualificati, prescelti tra i lavoratori in cassa integrazione guadagni - attualmente coinvolti nei lavori socialmente utili nel Mezzogiorno.
I danni materiali da eventi calamitosi di natura non sismica di norma producono un numero di vittime assai inferiore a quelle dei terremoti, ma l'incuria e l'insipienza umana talvolta vede - come nel caso delle alluvioni padane del 1994 - un non meno grave livello di perdite umane: in tal caso, però, le tecniche previsionali -imperniate su idrometri e radar meteorologici - sono buone e possono essere ulteriormente migliorate, in virtù di un più congruo conferimento di risorse. La gestione delle emergenze alluvionali richiede però una pianificazione, a livello di Prefetture, migliore dell'attuale, che si limita alla mera elencazione dei mezzi a disposizione e non collega gli strumenti operativi ad una definizione del tipo di rischio e ad un'identificazione dettagliata del territorio su cui intervenire.
La prevenzione del rischio idrogeologico, peraltro, si esplica non solo sulla cubatura edilizia esistente, ma sul territorio nel suo complesso: in proposito non può non rilevarsi che la gestione, da parte delle autorità competenti, non si è accompagnata ad un'adeguata considerazione dell'esigenza manutentoria dei corsi d'acqua, presso le cui aree di pertinenza sono stati costruiti assai spesso insediamenti produttivi o abitativi, mentre sempre più frequente si è dimostrata la cementificazione dei letti fluviali. Oltre ad auspicare un'attività operativa più incisiva da parte delle regioni e delle relative autorità di bacino, il Sottosegretario considera che alla programmazione territoriale dovrebbe essere obbligatoriamente ricollegato un valore cogente delle rilevazioni di rischio, col risultato di inserire direttamente nei piani regolatori comunali i possibili vincoli di inedificabilità conseguenti al rischio di calamità naturali.
Il rischio vulcanico, al quale sono esposti due milioni di persone tra Campania e Sicilia, vede svilupparsi una buona capacità previsionale, ma deve scontare gli effetti di una dissennata politica di gestione del territorio, con il diffondersi di costruzioni abusive sin sulle falde del Vesuvio (sul quale recentemente la costituzione dell'Ente parco ha rappresentato un primo elemento di freno). Dopo aver brevemente accennato alle direttive emanate sul rischio industriale ed alla questione delle crisi da gestione dei rifiuti (radioattivi, tossico-nocivi ed in alcuni casi solidi urbani), il Sottosegretario conclude ribadendo la sua disponibilità ad iniziative legislative che incardinino una politica di prevenzione antisismica, nonchè volte a ritoccare (alla luce dell'esperienza dell'ultimo quadriennio) la legge n. 225 del 1992. Una legge-quadro è necessaria anche per rimediare una volta per tutte alla disomogeneità di interventi conseguenti a calamità naturali. Da un lato l'esperienza della legislazione sull'alluvione padana del 1994 rappresenta un utile modello operativo;dall'altro lato, non si può dimenticare che le calamità naturali costituiscono una fonte di interventi risarcitori e di ripristino, per i quali in vent'anni sono stati spesi più di 200 mila miliardi. La necessità di contemplare una volta per tutte un meccanismo assicurativo obbligatorio, ovvero imperniato su fondi di solidarietà, non può essere elusa, anche alla luce della grave esposizione che tali risarcimenti provocano nella finanza pubblica.

Si apre la discussione.

Il senatore COZZOLINO esprime soddisfazione, a nome del proprio Gruppo, per la relazione del Sottosegretario che riconferma l'impegno, la concretezza e la competenza già dimostrate durante l'esercizio dello stesso incarico nell'ambito del governo Dini. Ritiene opportuno segnalare la grave situazione determinatasi nel bacino del fiume Sarno nel quale, a causa della sistematica violazione nel tempo di tutte le norme ecologiche esistenti, si è ora in presenza di un grave pericolo per la salute dei cittadini, che sono stati invitati ad abbandonare le proprie abitazioni nella zona più prossima al bacino stesso. Chiede pertanto l'intervento del Governo, anche attraverso poteri sostitutivi, per la soluzione del problema, anche al fine di scongiurare prevedibili disordini e turbative dell'ordine pubblico da parte dei cittadini giustamente esasperati.

Il senatore POLIDORO chiede elementi informativi sullo stato della ristrutturazione a fini antisismici, nonchè sui rischi derivanti dalle radiazioni emesse dalle antenne telefoniche. Segnalata altresì la scarsa qualità dei corsi di formazione in materia di protezione sismica, chiede se esistano dati sul numero di tecnici idonei ad essere utilizzati come docenti nell'ambito di tali corsi.

Il senatore LASAGNA, rivolte parole di ringraziamento al sottosegretario Barberi, prende atto del nuovo ruolo che la protezione civile ha assunto come supporto al territorio e all'ambiente e segnala, conseguentemente, l'esigenza che il Governo dia al Parlamento le necessarie indicazioni sul punto di arrivo del processo di innovazione delle competenze che si è avviato. Sembra infatti evidente che il nuovo Governo intende superare i tradizionali rapporti fra territorio e ambiente da una parte e un settore qualificato come di emergenza, quale la protezione civile, dall'altra e ciò prelude probabilmente ad un passaggio dalla politica ambientale ad una politica di sicurezza sul territorio.

Il senatore RESCAGLIO, ringraziato il Sottosegretario per la sua esposizione, richiama l'attenzione sulla situazione del bacino del Po, nel quale il passaggio da piantagioni idonee a frenare le possibilità di inondazioni alla monocultura cerealicola ha enormemente aumentato il rischio idrogeologico.

Il senatore CAPALDI, dichiarato l'apprezzamento per la relazione del Sottosegretario, di cui condivide pienamente l'impostazione per quanto riguarda la politica di prevenzione, esprime l'avviso che all'iniziativa elaborata a livello di governo centrale debba far seguito l'attività parlamentare da una parte e una nuova definizione delle responsabilità regionali dall'altra. Sottolineando l'importanza del volontariato del settore, auspica l'approvazione in tempi brevi di una nuova legge-quadro in materia di protezione civile, nell'ambito della quale sia, tra l'altro, definito il rapporto fra formazione ed informazione.

Il senatore BORTOLOTTO, associandosi alle parole di apprezzamento rivolte al Sottosegretario, ritiene opportuno sottolineare che a un diffuso abusivismo idrogeologico sembrano oggi corrispondere sanzioni inadeguate e scarsa tutela delle vittime dei disastri. Giudica poi molto grave il disinteresse dell'Enel e dell'Acea per la gestione dei rifiuti radioattivi che minacciano, anche a causa dell'assenza di controlli alle frontiere, la sicurezza del territorio nazionale; più in generale, sarebbe poi auspicabile diffondere i dati sui rischi industriali, dal momento che il Governo è in possesso di molteplici informazioni al riguardo. Espresso compiacimento per i buoni risultati delle ultime campagne antincendi, fa presente che l'arco alpino è tuttora scoperto quanto alla dotazione di aerei Canadair. Dopo aver chiesto di regolare l'installazione delle antenne telefoniche, sollecita una maggiore attenzione sui poli conciari esistenti in Italia, che a suo avviso dovrebbero essere considerati aree di crisi ambientale.

Il senatore SPECCHIA, nel ringraziare il Sottosegretario per la sua relazione, esprime un giudizio positivo sull'accorpamento della protezione civile e dei servizi antincendio presso il Ministero dell'interno, anche se sarebbe utile un maggiore chiarimento in merito alla ripartizione delle competenze tra il ministro Napolitano ed il sottosegretario Barberi. Dichiarato di condividere la parte propositiva della relazione, ricorda come il proprio Gruppo, fin dall'istituzione della 13a Commissione, abbia posto l'accento, anche con altre parti politiche, sulla necessità di una legge-quadro per la gestione dell'emergenza. Sottolinea poi la valenza che la maggiore diffusione dell'informazione sui rischi ambientali potrebbe avere, anche al fine di creare una cultura della prevenzione nei cittadini. Chiede infine di conoscere le intenzioni del Governo sulle risorse da destinare alla protezione civile e più in generale alla tutela del territorio, nonchè di avere ulteriori informazioni sulle inadempienze regionali in materia.

Il senatore AVOGADRO, condividendo le proposte contenute nella relazione del Sottosegretario, segnala come a livello periferico l'emergenza sia stata sinora continuamente subita e quanto sembri ancora lontana la strutturazione di una politica di prevenzione.

Il senatore MAGGI interviene per auspicare un maggiore impegno del Governo per limitare il rischio di mareggiate soprattutto nei porti minori come ad esempio quelli pescherecci.

Il senatore CARCARINO, espresso apprezzamento per l'impegno già profuso dal Sottosegretario durante il governo Dini, nonchè per la relazione oggi svolta, sottolinea la necessità di un impegno ancora maggiore sul piano della prevenzione, soprattutto a livello periferico, data la insussistenza di un raccordo tra amministrazioni locali e governo centrale. Dopo aver poi dichiarato che il piano di evacuazione degli abitati dell'area vesuviana non lo convince pienamente, richiama l'attenzione del Governo sull'estrema gravità della situazione determinatasi nel bacino del Sarno.

Il senatore COLLA segnala il pericolo derivante dai rifiuti radioattivi della centrale nucleare di Caorso, non più attiva da tempo, per i quali non è ancora stato deciso un piano di smaltimento.

Il senatore STANISCIA sollecita l'attenzione e l'intervento del Governo per frenare il fenomeno dell'erosione delle coste.

Non essendovi altre richieste di intervento, il presidente GIOVANELLI dichiara chiusa la discussione.

Replica agli intervenuti il sottosegretario BARBERI, ricordando che nel precedente Governo egli era titolare della delega per il Dipartimento della protezione civile, ma un altro Sottosegretario si occupava della Direzione generale Servizi anticendio e protezione civile del Ministero dell'interno; in virtù della riconduzione attuale di tali competenze sotto l'unica autorità del ministro Napolitano, è stato possibile cumulare le due deleghe in capo al medesimo Sottosegretario, realizzando un rapporto sinergico foriero di proficui sviluppi.
Dopo aver ricordato che l'unico ambito escluso dalla delega è l'esercizio del potere d'ordinanza di cui all'articolo 5 della legge n. 225 del 1992 (potere che peraltro anche in precedenza era sottratto al Sottosegretario, in quanto di spettanza del Presidente del Consiglio), precisa che il Servizio nazionale di protezione civile non si muove secondo un'ottica di straripamento di competenze; esso tende invece ad estendere a tutti i Dicasteri interessati (in primo luogo quelli dei lavori pubblici e dell'ambiente) - nonchè agli altri enti pubblici territoriali - un criterio di priorità nelle politiche di spesa, volto a tener conto dell'esigenza di previsione e prevenzione delle calamità, nell'ambito dei rispettivi interventi di competenza. In proposito dichiara che la prevenzione sismica registra un pregevole attivismo da parte della regione Abruzzi, che ha censito gli edifici pubblici strategici; la Commissione grandi rischi ha altresì deciso di introdurre nei piani di emergenza un'apposita considerazione dei beni culturali a rischio; inoltre, per le politiche antisismiche e per la riqualificazione dei piccoli centri storici si tende a coinvolgere la politica di finanziamenti di fonte europea.
Dopo essersi riservato di approfondire la tematica dei rischi da antenna, il Sottosegretario concorda sul fatto che taluni corsi di formazione abbiano un contenuto scadente, ma questo non è affatto il caso di quelli tenuti dal Dipartimento: essi sono gestiti dalla Commissione nazionale di difesa dei terremoti del CNR e contemplano un'attività pratica piuttosto intensa, sotto la tutorship di tecnici qualificati e con verifiche periodiche. Il Sottosegretario ribadisce che le mappe di rischio devono rientrare tra le priorità che influiscono sulla programmazione regionale, mentre si impegna a fornire gli elementi richiesti sul piano d'emergenza per il rischio vulcanico del Vesuvio; direttive sono state emanate sull'informazione alle popolazioni soggette a pericolo di calamità, ma spesso gli enti locali non hanno dato seguito alla parte di competenza. Concertazioni tra strutture dello Stato sono in corso sul problema dei sospetti affondamenti di navi con carico radioattivo a largo delle coste calabre: la Guardia di finanza è stata attivata per il controllo delle frontiere marittime, mentre presso i Vigili del fuoco si intende potenziare la dotazione di detectors per la radioattività.
La costa ionica calabrese è aggredita dall'alto a causa delle frane appenniniche, mentre le mareggiate mettono a dura prova le scarse difese litoranee: il rischio è sotto attento monitoraggio, anche considerato che in una così ristretta lingua di terra passano i principali collegamenti stradali e ferroviari. Conclude, rispondendo al senatore Carcarino, con l'impegno a presentare entro la fine dell'anno i disegni di legge preannunciati, prefigurando peraltro una nuova seduta di Commissione nell'autunno per confrontarsi con la sede politica competente per ottenerne indirizzi sui punti di più delicata valenza politica.

Il presidente GIOVANELLI ringrazia il Sottosegretario intervenuto, pregandolo di estendere il ringraziamento al Ministro dell'interno che ha dovuto allontanarsi dai lavori per precedenti impegni; afferma altresì che la Commissione attende di potersi pronunciare sui disegni di legge che il rappresentante del Governo ha preannunciato, nell'ambito dei rispettivi ruoli costituzionali di Parlamento e Governo, di cui giudica positivamente l'unificazione delle competenze in materia di protezione civile.

Dichiara infine conclusa la procedura informativa.

La seduta termina alle ore 12,35.