GIUNTA
per gli affari delle Comunità europee

GIOVEDÌ 11 GENNAIO 2001

243a Seduta

Presidenza del Vice Presidente
MANZELLA




La seduta inizia alle ore 8,30




IN SEDE CONSULTIVA


(4931) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 novembre 2000, n. 335, recante misure per il potenziamento della sorveglianza epidemiologica della encefalopatia spongiforme bovina, approvato dalla Camera dei deputati
(Parere alla 12a Commissione: esame e rinvio)

Il relatore MASCIONI illustra il provvedimento in titolo il quale affronta la delicata questione dell’encefalopatia spongiforme bovina (BSE), fonte di allarme in Europa per i rischi derivanti alla salute dei consumatori dalla possibile trasmissione di tale patologia animale nonché per le difficoltà economiche che ha comportato per il comparto zootecnico. Il decreto-legge in esame si inserisce peraltro nel quadro di una serie di tempestivi provvedimenti adottati dal Governo per fronteggiare il problema quali il divieto di importazione di carni a rischio dalla Francia, il divieto di utilizzo di farine animali e le misure volte ad assicurare lo smaltimento dei materiali a rischio precedentemente utilizzati per la produzione delle suddette farine.
Dai verbali delle riunioni del Consiglio Agricoltura dell’Unione europea dedicate alla questione della BSE, del 20 e 21 novembre e del 4 dicembre dello scorso anno, si evince, peraltro, il più elevato grado di coordinamento fra i dicasteri della Sanità e dell’Agricoltura vigente in Italia a fronte di una situazione che negli altri Stati membri vede quasi sempre prevalere la competenza del solo Ministro dell’Agricoltura. Al riguardo l’oratore sottolinea come il mancato riscontro di casi di BSE in Italia, salvo gli episodi di due animali importati – rispetto alle centinaia di casi in Gran Bretagna, Portogallo, Svizzera e Francia – non sia casuale. In Italia è presente infatti una rete capillare di presidi veterinari che rientrano nel quadro dei controlli sanitari e che, pertanto, rispondono alla priorità di tutelare la salute umana, laddove in altri paesi la commistione di competenze veterinarie ed agricole può aver talora indotto le autorità competenti a sottovalutare le situazioni di rischio.
Il relatore si sofferma quindi sui disagi derivanti dall’attuale situazione per il comparto interessato e, in particolare, per gli allevatori, i quali, non possono diversificare l’offerta e su cui incombe la spesa per il mantenimento degli animali vivi. A questa si aggiungono poi gli oneri derivanti dall’applicazione di criteri di prevenzione più rigorosi di quelli adottati in altri paesi quali la Francia dove, ad esempio, non vige l’obbligo di asportare la spina dorsale.
In tale contesto il decreto-legge n. 335 del 2000 reca misure per il potenziamento della sorveglianza epidemiologica, in linea con le indicazioni del Comitato scientifico direttivo dell’Unione europea, al fine di elevare la sicurezza dei consumatori. A tale proposito viene tra l’altro prevista la sottoposizione al test di diagnosi rapida, a carico dello Stato, di tutti i bovini, bufalini e bisonti macellati in età superiore ai 30 mesi, età precedentemente fissata, nel testo originario, a 24 mesi e poi elevata dall’altro ramo del Parlamento in conformità con le indicazioni dell’Unione europea. Il provvedimento contempla altresì l’aggiornamento dell’elenco del materiale a rischio da rimuovere e lo svolgimento di una campagna di informazione.
Proponendo quindi di esprimere un parere favorevole l’oratore conclude evidenziando come, nel rispetto del principio della massima cautela, l’evoluzione dei fatti potrebbe indurre gli organismi comunitari a raccomandare un rafforzamento ovvero un alleggerimento delle misure di prevenzione.

Il presidente MANZELLA esprime apprezzamento per la relazione esposta dal senatore Mascioni e osserva come la stampa non abbia posto in luce un dato significativo quale il maggior grado di coordinamento fra le Amministrazioni della sanità e dell’agricoltura esistente in Italia rispetto alla situazione di altri Stati membri.

Il senatore MANZI chiede se l’allineamento con le indicazioni comunitarie non comporti l’adozione di misure meno rigorose.

La senatrice SQUARCIALUPI condivide l’opportunità di evidenziare, a fronte delle ricorrenti critiche nei confronti dell’Italia, aspetti quali il maggior grado di coordinamento tra sanità e agricoltura che si riscontra nel Paese rispetto ad altri Stati membri. Al riguardo potrebbe rivelarsi utile anche la recente istituzione di un Ufficio stampa del Senato.
L’oratore chiede altresì se al mancato riscontro di casi di BSE in Italia non possa aver contribuito la presenza di condizioni climatiche che, a differenza di quelle degli Stati nordici, non favoriscano l’utilizzo di farine animali.

Il senatore MIGNONE rileva il carattere esauriente dell’esposizione del relatore ed osserva come ancora non esistano certezze sotto il profilo epidemiologico nonché in merito alla correlazione fra la patologia animale e la sua trasmissione all’uomo. Al riguardo l’oratore sottolinea la necessità di pervenire all’accertamento della realtà dei fatti che, come dimostra la vicenda della crisi nel Governo tedesco, talora appare distorta. Egli esprime quindi l’auspicio che le istituzioni italiane e la stessa Giunta si adoperino in questa direzione presso l’Unione europea affinché si possa fare chiarezza.

Il senatore BORTOLOTTO evidenzia come il problema di fondo sia nato da un inappropriato utilizzo dei rifiuti per la produzione di mangimi. Egli osserva altresì che il provvedimento in esame, benché disponga l’aggiunta di coloranti ai prodotti a rischio onde impedirne l’uso per fini zootecnici ed alimentari, non affronta la questione dell’impiego di tali prodotti nel campo cosmetico e che l’onere dello smaltimento dei rifiuti non può gravare a tempo indefinito sullo Stato.

Il presidente MANZELLA conviene con il senatore Bortolotto che si pone l’esigenza di chiarire quali siano, rispettivamente, le misure con carattere di emergenza e quelle a carattere più strutturale, destinate a disciplinare il sistema di smaltimento dei rifiuti senza necessitare del supporto dello Stato.
L’oratore chiede altresì se le organizzazioni ambientaliste non si siano attivate tempestivamente per segnalare i problemi derivanti dall’impiego inappropriato di farine animali e pone dei quesiti sugli effetti della BSE sulla produzione del latte.
Evidenziando come fra i risultati del Vertice di Nizza sia emerso il riconoscimento del principio di precauzione fra i fondamenti dell’Unione europea, il Presidente propone infine di porre un riferimento all’esigenza di attenersi a tale parametro nel parere che sarà espresso dalla Giunta.

La senatrice SQUARCIALUPI rileva come in Gran Bretagna la questione della mucca pazza e dei rischi derivanti dall’impiego delle farine animali sia emersa già negli anni ottanta e come una sorta di atteggiamento nazionalista da parte delle istituzioni e delle organizzazioni ambientaliste locali non abbia consentito una più tempestiva e diffusa consapevolezza del problema nel resto d’Europa.

Il relatore MASCIONI ribadisce che l’evoluzione dei fatti non potrà che comportare un adeguamento delle misure intraprese ed evidenzia, pertanto, come in presenza di una situazione di emergenza con gravissime difficoltà per gli operatori interessati lo Stato non possa che accollarsi l’onere delle misure di prevenzione. In futuro si potrà valutare una diversa ripartizione degli oneri tenendo necessariamente conto dell’esigenza di adottare soluzioni coerenti a livello europeo, affinché i produttori di taluni paesi non siano svantaggiati dall’adozione di misure più rigorose di quelle applicate negli altri Stati membri.
Condividendo l’opinione che sia necessario approfondire gli effetti della BSE sulla produzione del latte l’oratore rileva come la collaborazione fra i dicasteri dell’agricoltura e della sanità abbia condotto alla presentazione di un decreto pienamente conforme con le indicazioni dell’Unione europea, che contemplano un’estensione del divieto di utilizzo delle farine animali, peraltro già introdotto in Italia, con una portata più circoscritta, fin dal 1994. L’innalzamento del limite di età per l’obbligo dei test a 30 mesi è pienamente conforme con il parere del Comitato scientifico direttivo dell’Unione europea ed appare più realistico rispetto al precedente limite di 24 mesi, difficilmente applicabile dal punto di vista tecnico e che avrebbe posto gli allevatori italiani in condizioni di svantaggio rispetto ai produttori stranieri. Tra l’altro si deve tener conto che il materiale per i test viene attualmente prodotto da un unico fornitore svizzero per tutta l’Europa.
Il relatore, riferendosi anche alla sua passata esperienza di assessore regionale alla sanità, concorda altresì con la senatrice Squarcialupi che la rete di prevenzione veterinaria, che dipende dal Servizio sanitario, non viene adeguatamente valorizzata. Essa, tuttavia, già in passato, come nel caso dell’epidemia dell’afta epizootica, che in altri Stati europei ha prodotto maggiori problemi, ha dimostrato la propria efficacia. L’Italia ha altresì beneficiato della maggiore attenzione per i prodotti tipici, che ha stimolato i produttori a curare particolarmente l’aspetto della qualità.

Il senatore MANZI condivide il giudizio positivo del relatore sul sistema sanitario italiano ma, rilevando i problemi riscontrati in un mattatoio avanzato come quello di Torino a fronte della mancata segnalazione di analoghe difficoltà da parte di altri impianti meno avanzati, sottolinea il fenomeno di controlli e strutture disomogenei fra regione e regione.

La senatrice SQUARCIALUPI evidenzia l’esigenza di sollecitare la ricerca sui materiali necessari per svolgere i test.

Anche il senatore MIGNONE rileva la coesistenza di impianti di tipo diverso, alcuni dei quali potrebbero essere non conformi con le norme comunitarie.

Il relatore MASCIONI osserva come, pur ammettendo delle disomogeneità da area ad area, il mancato riscontro di casi di BSE in Italia - a fronte, ad esempio, dei 350 casi riscontrati in Svizzera - dimostri un’affidabilità mediamente elevata dei presidi sanitari italiani. L’oratore ritiene inoltre che l’attuale situazione di monopolio in merito alla produzione dei materiali per effettuare i test non possa che avere carattere transitorio, in connessione con l’insorgere dell’emergenza, considerando che lo sviluppo della ricerca dovrebbe consentire una rapida diffusione delle tecnologie necessarie.

Su proposta del PRESIDENTE la Giunta conviene di rinviare il seguito dell’esame.



(47) Posizione comune definita dal Consiglio in vista dell’adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente i valori limite per il benzene ed il monossido di carbonio nell’aria ambiente
(Parere alla 13a Commissione: esame, ai sensi dell’articolo 144, comma 1, del Regolamento e rinvio)

Il relatore BORTOLOTTO illustra il progetto di direttiva in titolo che integra la vigente normativa comunitaria in materia di inquinamento atmosferico precisando i parametri applicabili al benzene ed al monossido di carbonio.
Il benzene, in particolare, costituisce una sostanza cancerogena emessa dai motori a combustione interna e solo parzialmente filtrata dalle marmitte catalitiche, in quanto queste producono pieni effetti solo dopo essersi riscaldate. Attualmente è vietato l’uso del benzene come solvente salvo che in ambito militare. Al riguardo appare significativo che uno dei militari italiani che ha prestato servizio in Iugoslavia ha contratto la leucemia dopo aver utilizzato solventi a base di benzene, il quale pone quindi un problema altrettanto grave dell’uranio impoverito.
L’oratore rileva poi come il benzene, per via dell’elevato numero di ottani, venga tuttora impiegato per i carburanti, con un limite di concentrazione che, per l’Italia, corrisponde all’1 per cento, a fronte di un limite più elevato dell’1,2 per cento previsto dalle disposizioni comunitarie.
Per quanto concerne le emissioni atmosferiche la direttiva in esame fissa un limite di 5 microgrammi per metro cubo (ìg/m3), che in base all’allegato I dovrà essere rispettato entro il 2010, salvo le zone e gli agglomerati per i quali la direttiva ammette una proroga di cinque anni. In una fase transitoria è ammesso un margine di tolleranza superiore del 100 per cento – corrispondente a 10 ìg/m3, limite attualmente previsto dalla normativa italiana – fino al 2006, con una successiva riduzione di 1 ìg all’anno fino al 2010.
La direttiva prevede altresì lo svolgimento di controlli periodici negli agglomerati di almeno 250 mila abitanti e nelle altre località in cui i valori di concentrazione superino per almeno tre anni non consecutivi in un quinquennio il 70 per cento del valore limite. Al riguardo l’oratore rileva l’esigenza di precisare le disposizioni applicabili ai controlli negli agglomerati inferiori a 250 mila abitanti.
La direttiva reca analoghe disposizioni per quanto concerne il monossido di carbonio per il quale, tuttavia, essendo relativamente meno pericoloso, sono ammesse concentrazioni superiori. In particolare viene stabilito un limite di 10 milligrammi per metro cubo (mg/m3), da raggiungere entro il 2005, con un margine di tolleranza di 6 milligrammi in più fino al 2003, che si riduce di 2 milligrammi ogni anno. A tale proposito l’oratore rileva che in Italia già vengono applicati analoghi limiti e che i relativi controlli sono di competenza comunale.
In conclusione l’oratore ritiene di esprimere alla Commissione ambiente delle osservazioni favorevoli proponendo tuttavia, in considerazione del fatto che in Italia già valgono limiti in linea con quelli previsti dal progetto di direttiva, di ridurre il termine del 2010, che appare troppo lontano, per l’adeguamento degli Stati membri ai parametri concernenti il benzene. Tenendo conto che il benzene è sostanzialmente presente ovunque sarebbe inoltre opportuno svolgere i controlli in zone o agglomerati corrispondenti a una popolazione inferiore a 250 mila abitanti, adottando preferibilmente come indicazione di riferimento quella di 100 mila abitanti.

La senatrice SQUARCIALUPI osserva che lo sviluppo della cooperazione europea nel campo della politica di difesa dovrebbe poter consentire l’applicazione dei parametri di sicurezza anche negli ambienti militari.

Il presidente MANZELLA chiede chiarimenti sulle capacità filtranti delle marmitte catalitiche.

Il relatore BORTOLOTTO precisa che l’azione di catalisi indotta dalle marmitte non può espletarsi a freddo. Considerando che le marmitte raggiungono la temperatura necessaria dopo circa 15 chilometri di percorso, si deve ritenere che nel traffico urbano non vengano quasi mai raggiunte le condizioni di piena funzionalità delle marmitte catalitiche.

Su proposta del PRESIDENTE la Giunta conviene quindi di rinviare il seguito dell’esame.




SUI LAVORI DELLA GIUNTA


Il presidente MANZELLA conferma che, come preannunciato nella precedente seduta, giovedì 18 gennaio si svolgerà l’esame dello schema di intesa fra il Governo e la Commissione europea per l’istituzione del Centro nazionale di informazione e documentazione europea, su cui la Giunta deve esprimere il parere al Governo entro il 29 gennaio.
L’oratore ricorda altresì che ai componenti della Giunta è stato inviato l’elenco dei nuovi atti preparatori della legislazione comunitaria assegnati nelle ultime settimane al fine di deliberare, nella prossima seduta, gli atti da inserire nel programma dei lavori.