AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3a)

GIOVEDI' 8 MARZO 2001
356a Seduta

Presidenza del Presidente
MIGONE

Intervengono i sottosegretari di Stato per gli affari esteri Serri e per il commercio estero Fabris.

La seduta inizia alle ore 13,05.


IN SEDE DELIBERANTE

(5030) Disposizioni per la partecipazione italiana alla stabilizzazione, ricostruzione e sviluppo di paesi dell'area balcanica, approvato dalla Camera dei deputati
(Seguito della discussione e approvazione)

Riprende la discussione, sospesa nella seduta di ieri.

Il presidente MIGONE ricorda che nella seduta di ieri la relatrice Squarcialupi ha illustrato il testo del disegno di legge ed è iniziata la discussione generale. Poiché nessun altro senatore chiede di intervenire, dichiara chiusa la discussione generale.
Avverte poi che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni 1a, 4a, 5a, 6a e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Verificata la presenza del prescritto numero di senatori, pone ai voti l'articolo 1 che risulta approvato. Sono poi approvati, con separate votazioni, gli articoli 2 e 3.

Il senatore PROVERA annuncia la sua astensione nella votazione dell'articolo 4.

Posto ai voti, l'articolo 4 risulta approvato. Sono poi approvati, con separate votazioni, gli articoli da 5 a 9.

Il senatore PIANETTA dichiara che il Gruppo di Forza Italia voterà a favore del disegno di legge nel suo complesso, poiché tale provvedimento consentirà la partecipazione italiana a un programma di aiuti che avrà per la penisola balcanica la stessa importanza rivestita dal piano Marshall per l'Europa del dopoguerra. L'obiettivo dei paesi che hanno aderito al patto di stabilità per i Balcani è di riportare pace e stabilità in questa tormentata regione, nonché di favorirne la democratizzazione e lo sviluppo economico.
La Camera dei deputati ha poi opportunamente previsto l'istituzione di un fondo per il monitoraggio ambientale, che si inquadra nel contesto delle iniziative volte a risanare i territori devastati dai vari conflitti scoppiati dopo la dissoluzione della Iugoslavia, che hanno avuto gravissime conseguenze sulla salute della popolazione e sugli equilibri ambientali.

Il presidente MIGONE annuncia che voterà a favore del disegno di legge, per le ragioni ampiamente esposte dalla relatrice Squarcialupi.

Posto ai voti, il disegno di legge è approvato all'unanimità nel testo trasmesso dalla Camera dei deputati.


COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

Prima di passare agli altri punti all'ordine del giorno, il presidente MIGONE esprime il più sincero ringraziamento a tutti i commissari per il grande impegno profuso in circa cinque anni di lavoro parlamentare, che hanno consentito alla Commissione di approvare numerosi disegni di legge, spesso di grande rilievo, nonché di svolgere un'intensa attività in sede politica e di sindacato ispettivo.
In particolare è apprezzabile lo spirito di obiettività e il senso dello Stato con cui maggioranza e opposizione hanno saputo trattare argomenti delicati, come ad esempio l'impegno italiano in Albania, su cui è stata svolta un'indagine conoscitiva che ha potuto avere un grande impatto sull'azione del Governo appunto perché tutte le forze politiche hanno contribuito senza concedere nulla allo spirito di parte.
Il Presidente si sofferma poi sul disegno di legge n. 5001, concernente "Ratifica ed esecuzione della Convenzione di sicurezza sociale tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana", che è stato assegnato alla Commissione lo scorso 20 febbraio e su cui le Commissioni 1a e 11a hanno espresso parere favorevole con osservazioni. La Commissione bilancio invece non ha espresso il previsto parere, anche perché nel frattempo la Conferenza dei Capigruppo ha cancellato dall'ordine del giorno dell'Assemblea il punto riguardante ratifiche di accordi internazionali.
Non esistono pertanto le condizioni per procedere all'esame di tale disegno di legge, tanto più che esso dovrebbe essere successivamente approvato anche dalla Camera dei deputati, cosa che appare altamente improbabile nelle prossime settimane. Peraltro la Commissione ha impostato con la consueta serietà l'istruttoria di questo disegno di legge, sollecitando i necessari chiarimenti del Governo con una lettera che egli ha indirizzato - anche a nome del relatore Corrao - ai Ministri degli affari esteri, del tesoro e del lavoro.
L'unica risposta finora pervenuta è una nota del consigliere diplomatico del Ministro del lavoro, in cui si afferma che la Convenzione con la Santa Sede si caratterizza per alcune specificità, che la differenziano dalle altre convenzioni in materia di sicurezza sociale che l'Italia ha stipulato con 24 paesi. Anzitutto viene ribadito che il campo di applicazione è esteso a tutti i lavoratori che esercitano la loro attività in Vaticano, cosa peraltro già chiara e su cui si appuntano le osservazioni della 1a e dell'11a Commissione. Peraltro tale specificità trova una giustificazione nel fatto che solo gli alti prelati sarebbero considerati cittadini della Santa Sede, secondo l'estensore della nota, e non pure i numerosi dipendenti che lavorano nella Città del Vaticano.
Meno chiaro era invece il campo di applicazione ratione materiae, che secondo la relazione ministeriale comprende tutti i regimi di sicurezza sociale - tranne l'assicurazione per malattia e maternità - mentre le disposizioni della Convenzione escludono espressamente l'integrazione al trattamento minimo, nonché le altre prestazioni non contributive erogate a carico di fondi pubblici. Nella nota viene chiarito che sono escluse tutte le prestazioni di carattere assistenziale: ciò vuol dire che la Convenzione non garantirebbe ai lavoratori di cittadinanza italiana trattamenti importanti, quale ad esempio l'integrazione al minimo, nonché gli ammortizzatori sociali previsti in caso di perdita del posto di lavoro.
Il Presidente informa che nella lettera segnalava anche una clamorosa discrasia, per quel che riguarda la copertura finanziaria, tra il testo del disegno di legge e la relazione tecnica. A tale documento è allegata una tabella indicante una proiezione decennale degli oneri finanziari, che si incrementano dai 16.025 milioni nel 2002 ai 40.310 milioni nel 2011, mentre l'articolo 3 del disegno di legge stanzia 40.320 milioni di lire annui sin dal 2003, determinando così una sovracopertura che va da circa 24 miliardi nel 2003 a 5 miliardi nel 2010.
E' certamente sgradevole che su tale questione non sia pervenuta una risposta dal Ministero del tesoro. Tuttavia il consigliere diplomatico del Ministro del lavoro afferma piuttosto oscuramente che "nel secondo anno di applicazione vengono calcolati i pensionati già beneficiari delle prestazioni più i nuovi ingressi; il terzo anno" - che peraltro sarebbe il 2004 e non il 2003 - "invece viene calcolato virtualmente considerando l'onere medio derivante tra i primi e gli ultimi anni della valutazione degli oneri della Convenzione".
Tale metodologia di calcolo deriverebbe da una direttiva impartita dal Ministero del tesoro, ma appare del tutto arbitraria. In ogni caso, anche a volerla accettare, non si comprende affatto come l'onere medio possa essere pari a quello indicato per l'ultimo anno del decennio, cioè a 40.310 milioni di lire. E' ben strano un valore medio che coincida esattamente con quello più alto della serie numerica presa in considerazione.
In conclusione il Presidente ritiene che la Commissione non abbia ricevuto dal Governo gli elementi indispensabili per poter esaminare con serenità una convenzione che presenta profili di estrema delicatezza. Tale constatazione, assieme alla cancellazione delle ratifiche di accordi internazionali dall'ordine del giorno dell'Assemblea, rendono inutile l'esame del disegno di legge n. 5001 nella seduta odierna.


IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO
Schema di regolamento di organizzazione degli uffici di diretta collaborazione del Ministro degli affari esteri. (n. 856)
(Parere al Ministro per i rapporti con il Parlamento, ai sensi dell'articolo 13, comma 2, della legge 15 marzo 1997, n. 59. Esame. Parere favorevole con osservazioni)

Introduce l'esame il presidente MIGONE, rilevando come lo schema di regolamento, pur apprezzabile nel suo impianto, non sia sufficientemente connotato nel senso dell'innovazione.
In particolare, non si è ritenuto di eliminare una serie di vincoli anacronistici, come quello che consente di reclutare nelle segreterie dei Sottosegretari, su un totale di quindici unità di personale, soltanto una unità estranea alle pubbliche amministrazioni. Analoghe considerazioni valgono per la scelta di limitare la possibilità di avvalersi di collaboratori, consulenti ed esperti a contratto soltanto ad una quota del 20 per cento del complessivo contingente di 120 unità da adibire agli uffici di diretta collaborazione.
Riserve suscita poi il mancato inserimento del portavoce del Ministro tra gli uffici oggetto del presente intervento di razionalizzazione organizzativa. Si è così persa l'occasione di armonizzare il Servizio stampa e informazione della Farnesina ai principi adottati per la generalità dei Ministeri alla stregua della recente legge 7 giugno 2000, n. 150, recante "Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni".
Tale scelta impedisce che le funzioni di portavoce possano essere affidate a persone estranee all'Amministrazione degli Affari esteri, e rappresenta un'ulteriore conferma del prevalere di quell'indirizzo di chiusura rispetto agli apporti esterni già affermatosi in sede di riforma della carriera diplomatica, allorché fu confermato il requisito della provenienza dai ranghi della diplomazia ai fini del conferimento dell'incarico di Capo di Gabinetto.
Alla stessa logica risponde inoltre la previsione contenuta nello schema di regolamento in esame di mantenere un ufficio per i rapporti col Parlamento distinto dall'ufficio legislativo. Tale scelta, che si riscontra soltanto alla Farnesina ed ha formato oggetto di rilievi critici nel parere del Consiglio di Stato, preclude l'attribuzione delle funzioni di Capo dell'ufficio per i rapporti col Parlamento a persona esterna alla carriera diplomatica.
Nel complesso il mantenimento nell'organizzazione del Ministero degli affari esteri di caratteristiche di forte eterogeneità rispetto agli altri Dicasteri appare anacronistico, ed è suscettibile di determinare ripercussioni negative nell'esercizio della funzione, che assume rilievo e complessità sempre maggiori, del coordinamento fra le attività internazionali delle varie pubbliche amministrazioni.
L'utilizzo di espedienti legislativi o regolamentari per limitare la discrezionalità dei responsabili politici nella scelta dei collaboratori risponde a una logica corporativa scarsamente oculata. Infatti, il personale della carriera diplomatica è costretto in tal modo ad attardarsi in posizioni di retroguardia, rinunciando a coltivare prospettive di sviluppo della propria professionalità più rispondenti all'interesse pubblico e anche più gratificanti.
Per le ragioni esposte, propone di esprimere un parere favorevole con osservazioni sullo schema di regolamento in titolo.

Il senatore PORCARI osserva che il richiamo all'opportunità di una maggiore discrezionalità dei responsabili politici del Ministero nella scelta del personale degli uffici risponde ad una concezione dello status del pubblico funzionario più affine alla logica nord-americana dello spoil-system che all'esperienza continentale.
Per altro verso, l'ipotesi di avvalersi di personale esterno per lo svolgimento di una serie di funzioni di diretta collaborazione con il Ministro mal si concilia con la natura dei compiti di un'Amministrazione che deve quotidianamente confrontarsi con le diplomazie di tutto il mondo, con le peculiari problematiche e le insidie che da ciò possono derivare.
Non sembra inoltre opportuno propugnare soluzioni organizzative che rischiano di dare un'ulteriore spinta a quell'appiattimento tra le varie carriere che già tanti danni ha arrecato nella vita amministrativa della Repubblica.

Il senatore MAGGIORE, dopo aver rilevato come le osservazioni formulate dal Consiglio di Stato siano state in parte recepite nella nuova formulazione dello schema di regolamento sottoposta al Parlamento, rileva come la scelta di continuare ad affidare la funzione di portavoce del Ministro degli affari esteri ad un funzionario diplomatico non appare affatto ingiustificata, date le delicate implicazioni di politica estera che tale ufficio si trova costantemente ad affrontare.
Per le ragioni esposte, preannunzia la sua astensione sul parere precedentemente prospettato dal Relatore.

Il senatore PROVERA dichiara di condividere l'auspicio espresso dal Relatore nel senso del superamento di vincoli impropri nella scelta da parte dei responsabili politici del Ministero dei propri collaboratori. Rileva poi, con riferimento al richiamo effettuato da alcuni degli intervenuti al carattere peculiare insito nel comparto dell'attività internazionale, che l'appartenenza alla carriera diplomatica non rappresenta affatto un garanzia assoluta in ordine all'idoneità allo svolgimento di tali funzioni.
Preannunzia quindi il suo voto favorevole sul parere prospettato dal Relatore.

Il relatore MIGONE fa presente in primo luogo come le considerazioni da lui precedentemente svolte non sottendano alcuna volontà preconcetta nel senso di un allontanamento degli attuali titolari degli uffici, in vista di un'ipotetica loro sostituzione con personale estraneo all'Amministrazione degli esteri. Egli ha infatti inteso unicamente sottolineare l'opportunità di garantire al Ministro la possibilità di effettuare liberamente le proprie scelte in occasione del reclutamento dei suoi collaboratori. A fronte di tale maggiore discrezionalità, vi sarebbero ovviamente accresciute responsabilità, suscettibili di essere valutate dal Parlamento e dall'opinione pubblica.
Fa presente inoltre al senatore Porcari che l'utilizzo di un criterio di maggiore flessibilità, nei termini da lui in precedenza ipotizzati, non comporta alcun appiattimento fra le carriere; si tratta invece di rendere possibile, ove necessario, un più largo utilizzo delle capacità e delle esperienze che, nell'ambito delle carriere dirigenziali, esistono nelle varie branche della pubblica amministrazione.

La Commissione, verificata la presenza del numero legale, con l'astensione dei senatori dei Gruppi di Forza Italia e Alleanza Nazionale, conferisce quindi al relatore Migone il mandato di esprimere un parere favorevole sullo schema di regolamento in titolo, con osservazioni corrispondenti al contenuto del suo intervento introduttivo.

La seduta termina alle ore 13,45.