GIUSTIZIA (2ª)

GIOVEDI' 4 MAGGIO 2000

576ª Seduta

Presidenza del Presidente
PINTO


Intervengono il ministro della giustizia Fassino e il sottosegretario di Stato per lo stesso dicastero Corleone

La seduta inizia alle ore 8,45.



SULLA PUBBLICITA' DEI LAVORI

Il presidente PINTO avverte che è stata presentata richiesta di attivazione dell'impianto audiovisivo per lo svolgimento dell'odierna seduta. Comunica altresì che il Presidente del Senato in previsione di tale richiesta ha preannunciato il suo assenso.
La Commissione accoglie la proposta e conseguentemente viene adottata tale forma di pubblicità ai sensi dell'articolo 33, comma 4 del Regolamento, per il successivo svolgimento dei lavori.


PROCEDURE INFORMATIVE

Comunicazioni del ministro della Giustizia sui recenti episodi verificatisi in Sardegna e che hanno interessato appartenenti al personale dell'Amministrazione penitenziaria

Il ministro FASSINO, nell'assicurare la Commissione circa la propria disponibilità ad un rapporto di piena ed ampia collaborazione, preannuncia, in questa prospettiva, un suo prossimo intervento in Commissione per un confronto più in generale sul tema della individuazione delle priorità in materia di giustizia in questo scorcio di legislatura.
Passando più specificamente all'argomento delle odierne comunicazioni, il Ministro sottolinea come quanto avvenuto nel carcere di Sassari abbia origine da una situazione di estrema difficoltà che caratterizza questa struttura carceraria e che ormai si protrae da alcuni mesi. Più in generale, va peraltro richiamata l'attenzione sui gravi problemi che presenta la situazione degli istituti di prevenzione e di pena in tutta la Sardegna, per gli edifici troppo spesso fatiscenti, per le difficoltà legate al sovraffollamento del carcere di Cagliari, per l'assoluta inadeguatezza delle strutture di recupero e sanitarie e per l'insufficienza del personale direttivo. Vi è, in altri termini, un'emergenza "Sardegna" che – al di là dell'episodio verificatosi nel carcere di Sassari – era già all'attenzione del Ministero e deve essere quanto prima affrontata.
Com'è noto i fatti verificatisi a Sassari hanno avuto inizio con una manifestazione degli agenti di custodia che ha determinato alcuni disagi per la popolazione detenuta e alla quale ha fatto seguito una protesta da parte della stessa, protesta peraltro non particolarmente drammatica né violenta. A tale protesta ha fatto a sua volta seguito la decisione di procedere al trasferimento di determinati detenuti, trasferimento che sarebbe però avvenuto con modalità che, se confermate, sarebbero del tutto inaccettabili e rappresenterebbero un episodio di violenza brutale privo di qualsiasi giustificazione.
Rispetto a quanto accaduto deve innanzitutto ribadirsi la necessità di un intervento rapido sulla complessiva situazione degli istituti carcerari situati in Sardegna. Va poi giudicato inaccettabile qualsiasi episodio di violenza nei confronti dei detenuti ai quali, anche se condannati per i reati più gravi, vanno comunque riconosciuti i diritti fondamentali previsti dalla Costituzione. Si deve poi evitare qualsiasi confusione fra l'episodio specificamente verificatosi e il normale modo di operare del corpo di Polizia penitenziaria: al riguardo va infatti evidenziato con chiarezza che la stragrande maggioranza degli appartenenti a questo Corpo svolge il suo lavoro nell'assoluto rispetto delle norme vigenti e in condizioni di forte disagio e grave difficoltà. In proposito, per avere un'idea dei problemi e delle difficoltà che contraddistinguono inevitabilmente una realtà di questo genere è sufficiente rilevare come, dei 54 mila detenuti nelle carceri italiane, un terzo è rappresentato da detenuti in relazione a reati connessi al traffico di stupefacenti, mentre un quarto è costituito da extracomunitari. In una prospettiva di più ampio respiro è a suo avviso incontestabile che un intervento incisivo sulla situazione carceraria italiana può avvenire solo proseguendo sulla strada della depenalizzazione – strada sulla quale sono già stati fatti significativi passi avanti in questa stessa legislatura, ma rispetto alla quale rimangono comunque alcuni margini operativi – e favorendo un processo di decarcerizzazione della pena volto a far sì che laddove la commissione del reato non è associata ad una effettiva pericolosità del soggetto, la sanzione penale non abbia carattere privativo della libertà personale e assicurando invece, laddove questa pericolosità sociale concretamente esiste, che le persone condannate non solo vengano ristrette in carcere ma qui rimangano effettivamente.
È poi di centrale importanza il problema degli organici – in particolare quello della Polizia penitenziaria è sottodimensionato di 3 mila unità - e al riguardo deve essere chiaro che una simile situazione può essere risolta o attraverso un incremento dell'organico stesso o facendo ricorso, se si preferisce, a soluzioni diverse – si potrebbe, ad esempio, pensare all'impiego dei militari di leva nel controllo esterno alle carceri – ma che comunque un intervento su questo versante è quanto mai necessario ed urgente.
Conclude richiamando da ultimo l'attenzione sull'importanza che riveste per l'Amministrazione penitenziaria l'emanazione, ormai prossima, del decreto legislativo che darà attuazione alla delega contenuta nell'articolo 12 della legge n. 266 del 1999.

Si apre il dibattito.

La senatrice SCOPELLITI chiede al ministro Fassino se non intenda procedere a un ripensamento delle norme che hanno previsto l'istituzione dell'UGAP (Ufficio per le garanzie dell'Amministrazione penitenziaria) e del GOM (Gruppo operativo mobile) al fine di valutare l'opportunità di sopprimere questi due organismi la cui istituzione e la cui attività non può, a suo avviso, non essere in correlazione non solo con gli episodi verificatisi nel carcere di Sassari, ma anche con altri episodi analoghi che hanno avuto luogo nei carceri di Parma e Secondigliano.

Il senatore MELONI fa presente che egli e il senatore Campus, in più di una occasione, avevano avuto modo di richiamare l'attenzione del Ministero sulla situazione che si veniva determinando nel carcere di Sassari. A fronte di ciò non vi è stata da parte del Ministero stesso una risposta adeguata e, anzi, la scelta da parte degli organi amministrativi competenti di cercare di nascondere gli episodi di violenza che avevano avuto luogo nel carcere di Sassari ha contribuito a peggiorare il clima ed a aggravare ulteriormente la situazione.
Sotto un diverso profilo si chiede poi per quale motivo non sia stata ancora portata a termine la ristrutturazione del carcere di Alghero – ristrutturazione che ormai va avanti da circa due anni – dove sarebbe possibile ospitare quasi duecento persone attualmente detenute altrove, assicurando loro condizioni di vita senz'altro migliori.

Il senatore BUCCIERO - premessa l'indiscutibile esigenza di sanzionare i reati eventualmente commessi - esprime viva preoccupazione in merito al ricorso a forme gravemente limitative della libertà personale in danno di un numero così elevato di appartenenti all'Amministrazione e al Corpo di polizia penitenziaria coinvolti negli episodi avvenuti nel carcere di Sassari, formulando anche riserve in merito alla esistenza dei presupposti a tal fine richiesti. Dopo aver dichiarato di non escludere la possibilità che si sia trattato di una operazione che non è giunta inaspettata per il dottor Caselli, chiede al Ministro se non ritenga di doverne chiedere le dimissioni in quanto al vertice del Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria, e quindi portatore di una responsabilità istituzionale al riguardo. Infine, dopo aver fatto notare che le comunicazioni svolte dal Ministro nella seduta odierna coincidono quasi totalmente con quanto già dichiarato sui giornali dal dottor Caselli, ribadisce l'esigenza che i magistrati abbandonino definitivamente il Ministero della giustizia.

Il senatore CALLEGARO deplora l'istituzione dei GOM, che ritiene una struttura non solo ispirata ad una concezione di esasperato "rambismo" ma che soprattutto evidenzia come, in mancanza di coordinamento, si sia dovuta abbandonare l'idea iniziale di creazione di squadre di polizia giudiziaria. Il dottor Caselli - a suo giudizio - si propone di raggiungere obiettivi di efficienza utilizzando scorciatoie che violano i diritti di garanzia. Purtroppo i problemi non si risolvono decarcerizzando il più possibile i detenuti: su tale profilo egli non può infatti associarsi alla soluzione prospettata dal Ministro, pur condividendo molte delle considerazioni da lui svolte. Chiede, infine, al Ministro di chiarire che cosa egli intenda fare in merito a tali problematiche.

Il senatore MILIO pone in primo piano la responsabilità di quanti al Ministero della giustizia - eccettuato ovviamente il Ministro che ricopre da troppo poco tempo la sua carica - erano al corrente della situazione - che era nota da tempo - eppure nulla hanno fatto per scongiurarne l'epilogo.

La senatrice BONFIETTI, dopo essersi associata alle considerazioni espresse dalla senatrice Scopelliti in merito all'esigenza di fare chiarezza sul ruolo dell'UGAP e dei GOM, chiede al Ministro di procedere al più presto ad uno scambio di informazioni e vedute in merito alla realtà del "pianeta giustizia". Dopo aver, poi, espresso la convinzione che la vicenda che ha dato luogo alle odierne comunicazioni del Ministro rappresenta l'epilogo di una situazione di grande tensione che prima o poi non poteva non esplodere, conclude augurandosi che una fattiva collaborazione fra Ministro e la Commissione possa porre le premesse per raccogliere i frutti di tale lavoro comune.

Il senatore RUSSO SPENA ricorda che la situazione nel carcere di Sassari ha avuto nei mesi precedenti un lungo periodo di incubazione e, d'altra parte, essa si inserisce in un contesto generalizzato nel quale la situazione e la gestione del sistema carcerario italiano non ha mancato di attirare censure anche in ambito internazionale. Certamente l'episodio ed il contesto di disagio del sistema carcerario non debbono in alcun modo portare ad una indiscriminata e generalizzata condanna del Corpo di polizia penitenziaria. Tuttavia, non si può fare a meno di osservare come esista una coincidenza quanto meno temporale fra l'avvicendamento al vertice del Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria e la formazione di gruppi di natura incerta formati da appartenenti alla polizia penitenziaria, la opacità della cui nascita e funzioni non sono certamente compatibili con i principi di democrazia che presiedono al funzionamento delle istituzioni: ritiene pertanto che l'attività di valorizzazione della professionalità della Polizia penitenziaria non possa in alcun modo essere confusa con forme striscianti di militarizzazione di tale Corpo.

Il senatore GRECO, dopo aver riepilogato le oggettive situazioni di disagio che il dibattito ha messo in evidenza come preesistenti al verificarsi dei fatti in oggetto, ritiene che, alla luce di tale disamina, il passo successivo non possa essere che la piena assunzione di responsabilità per tali eventi da parte di chi ne ha la responsabilità istituzionale: intende, in tal senso, far diretto riferimento alle funzioni svolte dal dottor Caselli e chiede al Ministro quali siano i suoi intendimenti al riguardo.

Il senatore PERA, dopo aver sollecitato il Ministro a proseguire il confronto con la Commissione nei tempi più rapidi possibili, possibilmente la prossima settimana, sollecita la predisposizione di un documento che il Ministro stesso faccia pervenire alla Commissione e nel quale vengano riepilogate le iniziative assunte in relazione alle numerose problematiche esistenti sulle questioni concrete già menzionate dal rappresentante del Governo.

Il senatore FOLLIERI giudica di particolare gravità quanto accaduto nel carcere di Sassari e ricorda che la crisi che attraversò l'intero sistema carcerario italiano nel corso della prima metà degli anni '70 ebbe inizio proprio da una serie di episodi che interessarono il carcere di Torino. Auspica che ciò non abbia a ripetersi e sottolinea l'importanza che ebbe, per superare i momenti di grave difficoltà nella prima metà degli anni '70, l'approvazione del nuovo ordinamento penitenziario, lo stesso ordinamento penitenziario che oggi alcune parti politiche intendono criminalizzare. E' necessario invece puntare e rafforzare il ricorso alle misure alternative alla detenzione potenziando a tal fine gli organici degli uffici di sorveglianza e riaffermando la validità di tali strumenti nella prospettiva di una politica penitenziaria capace di coniugare realmente l'esigenza del trattamento con quella della sicurezza. Si associa, infine, alle richieste già emerse in merito all'esigenza di conoscere nella maniera più trasparente le modalità con cui sono state create e con le quali funzionano strutture quali i menzionati GOM e i cosiddetti UGAP. A nome del Gruppo del partito popolare italiano esprime, quindi, la convinzione che occorra valutare attentamente l'opportunità di mantenere tali strutture.

Il seguito del dibattito è, quindi, rinviato.

SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE

Su proposta del presidente PINTO, la Commissione conviene di riaprire il termine per gli emendamenti al disegno di legge n. 3813, in tema di tempi ragionevoli del processo, fissandoli a giovedì 11 maggio alle ore 13.

La seduta termina alle ore 9,35.