AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3a)

MERCOLEDÌ 30 OTTOBRE 1996


19a Seduta

Presidenza del Presidente
MIGONE

Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Serri.

La seduta inizia alle ore 15,10.

SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI
(R033 004, C03a, 002°)

Il presidente MIGONE avverte che è stata presentata richiesta di attivazione dell'impianto audiovisivo per lo svolgimento dell'odierna seduta. Comunica, altresì, che il Presidente del Senato, in previsione di tale richiesta, aveva preannunciato il suo assenso.
La Commissione accoglie tale proposta e conseguentemente viene adottata tale forma di pubblicità, ai sensi dell'articolo 33, comma 4, del Regolamento, per il successivo svolgimento dei lavori.

PROCEDURE INFORMATIVE
(R046 003, C03a, 0005°)
Comunicazioni del Governo sulla situazione in Zaire e nelle regioni limitrofe

Il sottosegretario SERRI informa innanzitutto la Commissione, in relazione alla situazione in quella zona dello Zaire dove è esploso il combattimento fra zairesi e ruandesi, circa la sorte dei cittadini italiani per i quali l'unità di crisi della Farnesina ha organizzato il trasporto a Kampala occupandosi altresì di tutti gli europei e di alcuni zairesi in pericolo: nella zona sono rimasti trenta italiani, padri saveriani e cooperanti, in continuo contatto via telefono satellitare con la nostra ambasciata di Kampala. Da questo canale risulta che la città di Bukavu è completamente nelle mani dei banyamulenge che hanno ispezionato i centri religiosi senza peraltro porre in essere nè atti di violenza nè ostilità, cosa che induce a sperare in una certa condizione di tranquillità per i missionari a patto che dietro questo atteggiamento isolato vi sia una volontà politica più generale; risulta altresì il possibile ripristino dei collegamenti aerei con la zona in modo da permettere i voli di emergenza per gli aiuti e le evacuazioni.
Venendo all'aspetto politico, precisa che il Governo italiano segue con grande attenzione e cautela l'evolversi della situazione che risulta essere al momento estremamente confusa da indurre a non precipitare giudizi di carattere unilaterale. Nei giorni scorsi il vice presidente e ministro della difesa ruandese Paul Kagame, trovandosi in visita ufficiale in Italia, visita interrotta a causa degli eventi che stavano producendosi, ha offerto l'occasione di un confronto di idee circa la questione dei profughi e dello Zaire, traendone la valutazione di una confusione di movimenti in atto nella zona e di una seria preoccupazione. Ricostruendo la genesi di una parte del problema dei profughi in Zaire, va osservato che nel Ruanda non è ancora stata ricostituita la struttura giudiziaria che, basandosi su una nuova legislazione, consenta di differenziare i responsabili dei massacri dagli altri hutu fuggiti negli Stati vicini che, a tutt'oggi, non hanno nè garanzie nè certezze di non essere coinvolti nelle responsabilità dei massacri al loro rientro nel paese. In parallelo, nello Stato del Burundi, si era aperta la via al dialogo fra il nuovo presidente Bujoja e il gruppo di Arusha che stava portando anche alla cessazione delle sanzioni da parte della Tanzania, ma tutto sembra essere precipitato negli ultimi giorni a seguito di una interruzione di questi rapporti. Il terzo fattore di crisi della zona è costituito da quella parte di cittadini zairesi di razza tutsi, i banyamulenge, sostenuti sia dal Ruanda che dal Burundi: data la attuale confusione nelle istituzioni e nei poteri dello Zaire questo gruppo etnico si è trovato in contrasto con i profughi hutu e gli attacchi e le razzie sono culminati nelle azioni violente, contro i campi profughi coinvolgendo frange dell'esercito zairese in disfacimento. In conclusione, in questa zona dell'Africa dopo una fase positiva di tentativo di risoluzione della crisi del Burundi, tutto si sta rimettendo in discussione con l'apertura della questione dello Zaire il quale, pur trovandosi in uno stato di confusione istituzionale, aveva lasciato sperare in una ripresa di sviluppo democratico in vista delle elezioni convocate per l'anno prossimo.
In questo contesto la comunità internazionale si sta orientando per la cessazione delle ostilità e ha nominato un rappresentante dell'ONU per l'area dei grandi laghi, affiancato all'inviato dell'Unione europea, il plenipotenziario Ajello: la soluzione della crisi si orienterebbe sia nell'ottenere il riconoscimento del diritto della minoranza tutsi a restare nel territorio zairese, sia operando pressioni sul Ruanda e il Burundi affinchè garantiscano l'assenza di sostegno armato ai banyamulenge, svolgendo al contempo piani di aiuto umanitario, avviando trattative tra Zaire e Ruanda per un accordo sui problemi ed infine convocando una Conferenza internazionale della Regione dei Grandi Laghi. È in procinto di essere inviata una lettera del ministro Dini ai primi ministri dello Zaire e del Ruanda contenente dichiarazioni di pieno sostegno all'inviato dell'Unione europea e offrendo disponibilità di utilizzare l'occasione dell'imminente vertice presso la FAO a Roma per incontri a latere volti a favorire il dialogo.

Il presidente MIGONE chiede ulteriori precisazioni su come si stia operando a fronte di un temuto incremento di violenza che possa porre questioni inderogabili di emergenza umanitaria, nonchè sull'ipotesi di un'eventuale presenza militare della comunità internazionale nella zona o se essa possa ritenersi controproducente in questa fase.

Il sottosegretario SERRI precisa che l'ambasciata italiana a Kampala ha creato un centro di smistamento per i medicinali e gli aiuti inviati dalla Farnesina, ma la situazione umanitaria è molto incerta in quanto una massa di profughi - si parla di oltre mezzo milione di persone - è in fuga verso l'ignoto, mentre giungono notizie di razzie sui beni soprattutto militari ma non di massacri di persone. Per quanto riguarda un intervento militare esterno sarebbe difficile configurarne l'obiettivo in questo contesto, mentre in seno all'ONU si è ancora lontani dalla creazione di quel corpo di pace di pronto intervento da utilizzare in situazioni di questo genere.

Si apre il dibattito.

La senatrice DE ZULUETA chiede innanzitutto chiarimenti in ordine agli interventi umanitari già effettuati, con particolare riferimento ai luoghi presso cui erano diretti i voli dell'unità di crisi e alle regioni verso le quali il Ministero intende riprendere l'invio di aiuti. Chiede inoltre quali proposte il Governo italiano intenda avanzare per il problema dei profughi nelle sedi internazionali competenti. Infine domanda se il Governo ha assunto iniziative in seno del Consiglio di sicurezza dell'ONU e se intenda manifestare disponibilità a partecipare ad eventuali azioni di peace - keeping.

Il senatore BOCO, premesso che da troppi anni l'Occidente si è disinteressato della turbolenta regione dei Grandi Laghi, osserva che quanto sta avvenendo in quella zona va al di là delle più pessimistiche previsioni. Più di un milione di profughi grava su uno Stato come lo Zaire, che presenta preoccupanti segni di disgregazione, e di questi ben 700.000 si spostano in varie direzioni, mentre i confini del Ruanda restano sostanzialmente chiusi. In tale situazione il rischio maggiore non è legato agli eventi bellici, ma al disastro che potrebbe verificarsi con l'imminente arrivo della stagione delle grandi piogge. In particolare un pericolo gravissimo è rappresentato dalla ressa dei profughi che spingono disperatamente per stabilirsi a Goma.
Ricordata la proposta del segretario di Stato americano Christopher, che mira ad organizzare una forza di pace africana, si domanda se non sia venuto il momento per un intervento militare in ambito ONU, come quello effettuato in Bosnia. Non è più possibile infatti che la comunità internazionale assista impassibile al genocidio in atto nè si può confidare in un intervento umanitario laddove non ne esistano le condizioni.
Nel dare atto al Governo della sensibilità dimostrata con le iniziative sinora assunte, il senatore Boco lo invita a promuovere anche un'azione comune dell'Unione europea, che ha un ruolo importante da svolgere nella regione dell'Africa centrale. Peraltro il pur necessario equilibrio diplomatico a cui occorre attenersi non può far dimenticare che a Bukavu non sono presenti solo i guerriglieri della minoranza tutsi, ma anche l'esercito regolare del Ruanda, che occupa un territorio straniero.

Il senatore GAWRONSKI chiede al sottosegretario Serri quale effettiva influenza possa esercitare l'Italia sul corso degli eventi in Zaire e quale ruolo possano avere gli altri principali paesi europei. Chiede altresì se le lettere inviate dal ministro Dini ai capi di Governo del Ruanda e dello Zaire siano state concordate con i partners europei. Ulteriori chiarimenti sono necessari, a suo avviso, circa l'iniziativa di una Conferenza internazionale non meglio definita, nonchè sulla possibilità di avviare contatti tra i Governi della regione ai margini del Vertice mondiale sull'alimentazione, che si terrà a Roma il 13 novembre.

Il senatore PORCARI dichiara di apprezzare le prime iniziative assunte dal Governo dopo lo scoppio della crisi tra Ruanda e Zaire, ma rileva che gli interventi effettuati serviranno a poco, se resteranno isolati. Non basta infatti la buona volontà di un singolo Governo, se manca un'azione concertata a livello internazionale o, quanto meno, a livello europeo. D'altra parte l'Europa dovrebbe recitare più di un mea culpa per una decolonizzazione gestita male e, successivamente, per l'appoggio offerto a Governi africani che non lo meritavano e motivato da ragioni meramente mercantili o, in alcuni casi, addirittura da politiche neocoloniali. Infine da 15 anni l'Africa è stata praticamente abbandonata a se stessa.
Nella disastrosa situazione attuale è necessario che l'Italia usi nel modo migliore l'influenza politica di cui ancora dispone e gli aiuti umanitari - come si è cominciato a fare per merito del sottosegretario Serri - ma si deve contemporaneamente affrontare senza ipocrisie l'esigenza di un intervento militare, che appare essenziale per evitare un nuovo genocidio. Se vuole apparire credibile, l'Italia non può limitarsi ad auspicare interventi altrui ma deve essa stessa porre a disposizione i suoi corpi militari migliori.

Il senatore PIANETTA chiede quali direttive il Governo abbia impartito al Rappresentante permanente presso le Nazioni Unite, in ordine alla posizione da assumere in seno al Consiglio di sicurezza.

Il senatore ANDREOTTI concorda con il Sottosegretario circa la necessità di riaprire immediatamente le vie di rifornimento per i profughi rifugiatisi nello Zaire. Questa azione prioritaria va peraltro inquadrata nella situazione interna assai complessa di quel paese, che dal momento dell'indipendenza non ha conosciuto un lungo periodo di stabilità in cui vi fosse un Governo centrale in grado di controllare realmente l'intero territorio. Anche il processo di democratizzazione dello Zaire può dar adito a non poche perplessità, mentre un importante ruolo di mediazione potrebbe essere svolto dalla Tanzania con la quale l'Italia ha un solido rapporto, dovuto anche ad una positiva esperienza nella cooperazione allo sviluppo.
Il senatore Andreotti ribadisce poi l'estrema gravità delle condizioni in cui versano milioni di rifugiati; ritiene indispensabile che l'ONU offra loro una prospettiva meno precaria, tanto più che non pesano su questa vicenda conflitti insanabili tra le grandi potenze.

Il presidente MIGONE, pur dando atto al ministro Dini delle iniziative opportunamente adottate, lamenta il ruolo marginale svolto dall'Unione europea e il basso profilo mantenuto anche dal Governo italiano che, nonostante le sue ripetute sollecitazioni, non ha assicurato un'adeguata presenza diplomatica in Ruanda e in Burundi. Si dichiara poi allarmato per la polemica in atto tra la Francia e gli Stati Uniti, paesi che non possono pretendere di assumere una leadership nella crisi dei Grandi Laghi, dal momento che la Francia non rappresenta l'insieme dell'Unione europea, mentre gli Stati Uniti sono gravemente condizionati dalla politica interna.
Con riferimento poi alla proposta di un'azione di peace-keeping, osserva che l'intervento nella ex Jugoslavia è stato tardivo, per responsabilità di vari paesi e di varie parti politiche, e auspica che in questa occasione il Parlamento incoraggi il Governo a promuovere le necessarie iniziative.

Rispondendo agli oratori intervenuti, il sottosegretario SERRI fa presente anzitutto alla senatrice De Zulueta che, non appena sarà possibile riprendere i voli dell'unità di crisi, saranno inviati aiuti sia a Bukavu sia a Goma, mantenendo quindi l'equidistanza tra le parti in conflitto. Peraltro il Governo privilegerà gli organismi multilaterali - in particolare il Programma alimentare mondiale e la Croce rossa internazionale - pur non escludendo qualche intervento diretto. Nell'ambito del Consiglio di sicurezza la posizione dell'Italia è coerente con i tre obiettivi da lui precendentemente dichiarati: immediata cessazione delle ostilità, fine di qualsiasi interferenza esterna e garanzia dei diritti della minoranza banyamulenge.
Dichiara poi di concordare con il senatore Porcari circa l'opportunità di favorire il negoziato diretto tra le parti, mantenendo però un basso profilo che esclude iniziative velleitarie. Precisa altresì che nelle ultime settimane ha avuto modo di incontrare numerose autorità dei Governi della Tanzania, del Ruanda e del Burundi, il che esclude qualsiasi imbarazzo per una posizione che invece è assai equilibrata. Per quanto riguarda poi l'apertura di nuove sedi nella regione dei Grandi Laghi, accoglie l'invito del presidente Migone e auspica che l'imminente riforma del Ministero consenta una maggiore elasticità nell'apertura di uffici all'estero.
Il Sottosegretario dichiara poi che il Governo non esclude la possibilità di un intervento militare, ma neppure nasconde l'estrema complessità della situazione nello Zaire e l'opportunità che l'eventuale intervento sia promosso dall'ONU o dall'OUA.

Il senatore BOCO fa presente che l'intervento militare dovrebbe avere unicamente l'obiettivo di garantire la distribuzione degli aiuti ai profughi, in una situazione in cui l'esercito dello Zaire non potrebbe più farlo. A tale proposta si associa la senatrice DE ZULUETA.

Il sottosegretario SERRI ritiene che un intervento così limitato possa essere preso in considerazione, dal momento che anche l'ONU ha chiesto che siano aperti corridoi per gli aiuti umanitari ovunque ciò sia necessario.

Il presidente MIGONE ringrazia il sottosegretario Serri e dichiara concluso il dibattito sulle comunicazione del Governo.

IN SEDE REFERENTE
(1156) Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la protezione delle Alpi, con allegati e processo verbale di modifica del 6 aprile 1993, fatta a Salisburgo il 7 novembre 1991
(Esame)

Il relatore BOCO, premesso che la Convenzione per la protezione delle Alpi fu finrmata nel 1991 dai Governi dei paesi dell'arco alpino, nonchè dalla Commissione della Comunità europea, fa presente che con il processo verbale del 6 aprile 1993 la Slovenia ha preso il posto della ex Jugoslavia. Tale convenzione è entrata in vigore il 6 marzo 1995 nei paesi che hanno provveduto a ratificarla entro quella data, cioè l'Austria, la Germania, il Lichtenstein e la Slovenia, oltre all'Unione europea.
La Convenzione rappresenta un accordo-quadro che fissa i principi e stabilisce gli obiettivi della collaborazione tra i contraenti in alcuni settori prioritari, fra cui vanno ricordati la tutela della popolazione e della cultura alpina, la conservazione dell'equilibrio ambientale complessivo - con particolare riguardo alla riduzione dell'inquinamento atmosferico e alla conservazione e recupero dei bacini idrici - la tutela del paesaggio e la salvaguardia delle foreste, la regolazione dei trasporti e una politica di riciclaggio e trattamento dei rifiuti che tenga conto delle caratteristiche ecologiche dell'area alpina.
Gli articoli 5, 6, 7 e 8 della Convenzione istituiscono alcuni organismi, tra i quali il principale organo decisionale è la Conferenza delle Parti contraenti, il cui organo esecutivo è un Comitato permanente. L'articolo 9 prevede inoltre di istituire un segretariato permanente. Specifiche materie sono state poi trattate nei protocolli aggiuntivi, che riguardano la difesa del suolo, l'agricoltura di montagna e la tutela del paesaggio, l'assetto del territorio e il turismo, nonchè i trasporti transfrontalieri e interalpini.
In conclusione, il relatore Boco sottolinea la grande importanza della Convenzione in esame per l'intera regione alpina, e, in particolare, per le regioni a statuto speciale esistenti sull'arco alpino. Ciò è confermato anche dalla risoluzione approvata il 14 giugno 1995 dal Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige, che auspicava una rapida ratifica da parte dell'Italia. Per tali ragioni raccomanda alla Commissione un giudizio favorevole sul testo del disegno di legge.

Il presidente MIGONE avverte che sono pervenuti pareri favorevoli con osservazioni da parte della 1a, della 5a, della 7a e della 13a Commissione. In particolare la 7a Commissione ha chiesto che l'articolo 3, comma 2, del disegno di legge sia modificato nel senso di inserire fra i componenti del Comitato consultivo ivi previsto anche un rappresentante del Ministero per i beni culturali ed ambientali. Peraltro, data l'esigenza di concludere la seduta per la concomitanza dei lavori dell'Assemblea, tale emendamento potrà essere formalizzato e discusso più utilmente durante la discussione sul disegno di legge in Assemblea.
La Commissione all'unanimità dà mandato al senatore Boco di riferire all'Assemblea in senso favorevole all'approvazione del disegno di legge.

La seduta termina alle ore 17.