118a Seduta (pomeridiana)

Presidenza del Presidente
MIGONE

Interviene l'ambasciatore Giovanni Jannuzzi, rappresentante permanente d'Italia presso la NATO.

La seduta inizia alle ore 15,15.

SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI
(R033 004, C03a, 0012o)

Il presidente MIGONE avverte che è stata presentata richiesta di attivazione dell'impianto audiovisivo per lo svolgimento dell'odierna seduta. Comunica altresì che il Presidente del Senato, in previsione di tale richiesta, ha preannunciato il suo assenso.

La Commissione accoglie la proposta e conseguentemente viene adottata tale forma di pubblicità, ai sensi dell'articolo 33, comma 4, del Regolamento, per il successivo svolgimento dei lavori.

PROCEDURE INFORMATIVE
Seguito dell'indagine conoscitiva sugli strumenti della politica estera italiana. Audizione dell'ambasciatore Giovanni Jannuzzi, rappresentante permanente d'Italia presso la NATO
(R048 000, C03a, 0001o)

Riprende l'indagine, sospesa nella seduta antimeridiana.

Il presidente MIGONE avverte che, con l'odierna audizione dell'ambasciatore Jannuzzi, inizia un'ulteriore fase dell'indagine conoscitiva dedicata alla rete diplomatico-consolare, che tanta importanza ha tra gli strumenti della politica estera. È intenzione della Commissione procedere alle audizioni dei diplomatici preposti alle più importanti sedi, preferibilmente nella fase iniziale o finale del loro incarico.
L'ambasciatore Jannuzzi, che ringrazia per aver accolto l'invito rivoltogli, è ancora per pochi giorni rappresentante permanente dell'Italia presso la NATO ed è stato destinato all'ambasciata presso la Repubblica argentina. Pertanto la sua audizione può consentire di mettere a fuoco sia aspetti rilevanti degli incarichi presso organizzazioni internazionali sia i problemi che un ambasciatore si trova ad affrontare nelle sedi bilaterali.

L'ambasciatore JANNUZZI riferisce in primo luogo sulla sua esperienza alla NATO, in anni in cui è progredito e si è concretizzato il processo di cambiamento iniziato con il vertice di Roma del dicembre 1991, quando fu elaborato il «nuovo concetto strategico». Il contesto a cui la NATO ha dovuto adeguare la sua struttura e le sue funzioni è caratterizzato dall'insorgere di crisi regionali e dalla diffusione delle armi di distruzioni di massa, soprattutto in paesi extraeuropei; contemporaneamente è divenuta meno attuale la minaccia nucleare proveniente dalla Russia e Stati un tempo appartenenti al Patto di Varsavia hanno richiesto di aderire alla NATO.
Di fronte a tali sfide l'Alleanza atlantica, pur mantenendo ferma la sua natura difensiva, ha sviluppato la capacità di svolgere missioni di pace su mandato dell'ONU o dell'OSCE, agendo sulla base dell'articolo 4 del Trattato dell'Atlantico del Nord. A tal riguardo è stata sollevata la questione dell'applicabilità alle azioni di pace dei limiti geografici previsti dall'articolo 6 del Trattato stesso con esplicito riferimento all'articolo 5: gli angloamericani sono favorevoli a un'interpretazione letterale che escluda l'estensione dei limiti geografici alle azioni per il mantenimento della pace, mentre la Francia e la Germania ritengono che anche tali missioni debbano essere circoscritte all'Atlantico del Nord, all'Europa e al Mediterraneo. Dal punto di vista giuridico la prima interpretazione sembra essere la più fondata, ma sotto il profilo politico la posizione franco-tedesca è apparsa preferibile ad alcuni alleati, tra cui l'Italia.
L'allargamento dell'Alleanza alla Polonia, alla Repubblica ceca e all'Ungheria, voluto da tali paesi per un desiderio di sicurezza e di stabilità, ha sollevato inizialmente qualche perplessità, ma è poi divenuto un processo politicamente irreversibile, anche per il consenso larghissimo che esso incontra, nei parlamenti e nell'opinione pubblica dei tre paesi interessati. Peraltro è nota l'aspirazione di altri Stati dell'Europa centrale e orientale a entrare nella NATO in una seconda fase. A tal proposito appare opportuno distinguere tra gli Stati un tempo appartenenti all'Unione sovietica, per i quali vi sarebbero resistenze forse insormontabili nella Federazione russa, e gli altri paesi candidati, per i quali sembra possibile una graduale ammissione nell'Alleanza, purchè dimostrino di rispettare i principi democratici e i diritti delle minoranze e a condizione che accettino i vincoli riguardanti il dislocamento di armi nucleari e di truppe straniere, già previsti per Polonia, Ungheria e Repubblica ceca.
Negli ultimi anni si è anche cercato di costruire una «identità europea di sicurezza e di difesa» all'interno della NATO, ma tale tentativo è indebolito dal mancato ingresso della Francia nella struttura militare alleata, nonchè dalle divisioni tra i paesi europei e dal notevole divario tecnologico e militare esistente fra gli Stati Uniti e gli alleati. È comunque prevedibile che nel prossimo futuro il problema cruciale sarà il ruolo della Germania riunificata all'interno della NATO: su molte questioni di notevole rilevanza il governo di Bonn ha assunto posizioni differenti dagli alleati, che sembrano prefigurare una politica estera fortemente autonoma.
L'ambasciatore Jannuzzi si sofferma poi sul nuovo incarico come capomissione in Argentina, paese dai tradizionali legami con l'Italia, nonchè di notevole importanza economica e politica. La presenza di una comunità italiana straordinariamente rilevante imporrà un grande sforzo amministrativo e diplomatico per attuare la legge sull'esercizio di voto all'estero. Al tempo stesso dovrà essere mantenuta e possibilmente rafforzata l'ottima posizione dell'Italia nell'interscambio commerciale e, più in generale, si dovrà sostenere la penetrazione degli operatori economici italiani in un paese che ha grandi prospettive di sviluppo.

Il senatore VERTONE GRIMALDI, premesso che concorda con l'ambasciatore Jannuzzi circa la centralità del problema tedesco nell'evoluzione della NATO, domanda quali siano le reali ragioni dell'allargamento a tre paesi dell'Europa centrale, dopo la scomparsa del blocco comunista e il ridimensionamento della minaccia russa. È peraltro evidente che la Germania sia spinta dai suoi interessi economici a rafforzare i legami con gli Stati dell'Europa centrale e orientale, in cui investe ingenti capitali, attratta dal basso costo del lavoro che può consentirle di reagire con successo alla duplice sfida economica degli Stati Uniti e dei paesi asiatici. Vi è però il rischio che questa Ostpolitik tedesca conduca a un nuovo scontro con la Russia.
Per quanto riguarda il Mediterraneo, sembra evidente la tendenza dei paesi del Nord Europa e degli Stati Uniti a considerarlo solo in chiave militare, laddove gli Stati dell'Europa meridionale dovrebbero essere maggiormente sensibili a un approccio che tenga conto di tutti i problemi di quest'area. In particolare, il precario equilibrio della Turchia desta serie preoccupazioni e non sembra prudente negare a un così importante alleato l'ingresso nell'Unione europea.

La senatrice SQUARCIALUPI richiama l'attenzione dell'ambasciatore Jannuzzi sul ruolo dell'UEO, che sembrava destinata a divenire il braccio militare dell'Unione europea; ora invece prevale la tendenza a creare un'identità europea di sicurezza all'interno della NATO. Peraltro nel Trattato di Amsterdam è prevista, sia pure confusamente, la confluenza dell'UEO nell'Unione europea: è quindi indispensabile rivitalizzare tale organizzazione e cambiarne anche il nome, poichè non vi è più ragione di delimitarne il ruolo all'Europa occidentale.
Per quanto riguarda l'Argentina, chiede cosa si possa fare per rilanciare i rapporti economici con l'Europa, che hanno risentito dell'autosufficienza raggiunta dalla Comunità europea nel settore agricolo.

Il senatore ANDREOTTI ricorda che nel Trattato dell'Atlantico del Nord è prevista anche la collaborazione in campo politico ed economico, che nella nuova fase della politica internazionale può e deve essere rilanciata per divenire uno dei fondamenti dell'Alleanza. Chiede poi se l'allargamento della NATO incontra ancora forti resistenze negli Stati Uniti e quali siano stati i termini reali delle reciproche concessioni tra la Russia e la NATO. In particolare, sarebbe interessante conoscere quali siano i nuovi bersagli dei missili strategici russi, dopo l'annunzio del detargeting effettuato lo scorso anno da Eltsin.

Il senatore D'URSO auspica che la designazione dell'ambasciatore Jannuzzi per l'Argentina consenta di rafforzare i già ottimi legami tra i due paesi, anche in vista dell'accordo tra l'Unione europea e il Mercosur, che dovrebbe segnare un salto di qualità nei rapporti economici. Osserva poi che il Mezzogiorno d'Italia può avvantaggiarsi non poco da un'intensificazione dei rapporti bilaterali, che creerebbe opportunità di lavoro in Argentina per i disoccupati meridionali e, altresì, consentirebbe investimenti nelle regioni meridionali da parte di importanti gruppi economici creati in quel paese dagli emigrati italiani.

La senatrice DE ZULUETA, preso atto che il processo di allargamento della NATO è divenuto una realtà politica quasi irreversibile, domanda a quali sbocchi esso possa condurre. In particolare, chiede se l'estensione dell'ambito territoriale dell'Alleanza comporterà conseguenze per il delicatissimo negoziato sulla riduzione delle forze convenzionali. Rileva poi che l'Italia ha un obiettivo interesse a sostenere le posizioni assunte dalla Francia e dalla Germania, laddove il Regno Unito appare schiacciato sulla linea degli Stati Uniti.

Il senatore PIANETTA, considerato che l'allargamento della NATO in molti settori dell'establishment di Mosca viene avvertito come una minaccia rivolta contro la Russia, domanda quali reazioni ci si può attendere e, soprattutto, se sia probabile una saldatura delle forze nazionaliste con il partito comunista russo.

Il presidente MIGONE chiede anzitutto all'ambasciatore Jannuzzi di tracciare un bilancio del suo mandato a Bruxelles, con specifico riferimento al ruolo dell'Italia nella NATO. Rileva poi che gli Stati Uniti - e in particolare il Congresso di Washington - restano legati a una concezione dell'Alleanza imperniata sull'articolo 5, poichè garantisce la prosecuzione della leadership americana e il consenso dell'opinione pubblica. Si tratta però di un'approccio unilaterale e largamente superato dall'esperienza dell'ultimo decennio, che ha visto la graduale trasformazione della NATO in una organizzazione di sicurezza collettiva, tant'è vero che il primo intervento militare nella storia dell'Alleanza è stata l'operazione di peace enforcement in Bosnia.
Osserva infine che l'allargamento ai paesi dell'Europa centro-orientale sembra il frutto di una convergenza di interessi tra gli Stati Uniti e la Germania e della ricerca, da parte tedesca, di un rapporto preferenziale con Washington.

L'ambasciatore JANNUZZI, rispondendo alle domande rivoltegli, fa presente che la NATO non ha affatto esaurito la sua missione, ma rimane essenziale per mantenere il legame fra gli Stati Uniti e l'Europa, impedendo così il risorgere dei vecchi demoni che hanno già scatenato due conflitti mondiali. L'allargamento ad altri paesi europei, già previsto in embrione dall'articolo 10 del Trattato, può costituire lo strumento per ampliare l'area di stabilità e di sicurezza a paesi che ne sono rimasti esclusi per ragioni storiche ormai superate: è questa la ragione per la quale la Polonia ed altri paesi hanno chiesto l'adesione, cui non vi sono plausibili ragioni per opporsi.
Le temute reazioni della Russia finora non si sono verificate, non solo per le importanti limitazioni previste negli accordi, ma anche perchè si fa strada nella classe dirigente di Mosca la convinzione che una Polonia integrata nella NATO aumenti la sicurezza della Russia piuttosto che indebolirla. Pertanto non solo non è stato compromesso il rapporto di partenariato tra l'Alleanza e la Federazione russa, ma non vi sono state neppure ripercussioni sugli accordi di disarmo e il governo russo ha addirittura deciso di diminuire gli stanziamenti per la difesa. Ovviamente il fatto che Mosca non si senta minacciata dall'ingresso nella NATO di Polonia, Ungheria e Repubblica ceca non comporta che accoglierebbe allo stesso modo l'allargamento dell'Alleanza agli Stati ex sovietici.
La firma dell'Atto Fondatore dei rapporti tra NATO e Russia ha consentito di superare le difficoltà esistenti nel Senato di Washington, che si avvia ad approvare l'allargamento con più di ottanta voti, dal momento che restano fermamente contrari solo i senatori isolazionisti, che non dovrebbero essere più di quindici. Per quanto riguarda poi il negoziato sulle forze convenzionali, vi è l'accordo per fissare tetti nazionali ma gli angloamericani vorrebbero introdurre «sub tetti» per salvaguardare gli spostamenti di truppe da un paese all'altro in caso di crisi; a tale proposta sono contrarie la Francia e la Germania.
A proposito della politica estera tedesca, precisa che il governo di Bonn negli ultimi anni ha assunto posizioni autonome su numerose e rilevanti questioni, come la riforma del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, il riconoscimento della Slovenia e della Croazia, la politica nei confronti della Serbia e l'ammissione della Turchia nell'Unione europea, che di fatto è stata preclusa dall'opposizione tedesca, nonostante la posizione di primo piano che quello Stato ha nella NATO. La Germania inoltre è uno dei paesi europei che più si sono opposti a rafforzare il ruolo dell'UEO, come dimostra la posizione contraria a un intervento in Albania sotto l'egida di tale organizzazione.
A tal riguardo, fa presente alla senatrice Squarcialupi che l'UEO è penalizzata dalla mancanza di un'adeguata struttura e di comandi regionali, ma soprattutto dalla volontà politica di alcuni Stati membri, che preferiscono mantenerla nell'attuale situazione. Peraltro nella dichiarazione di Petersberg il rulo dell'UEO è limitato agli interventi umanitari e alle azioni di peace keeping, nulla potendo far immaginare una sua trasformazione nel braccio militare dell'Unione europea.
L'ambasciatore Jannuzzi sottolinea poi che la concreta attuazione dell'articolo 2 del Trattato, per quel che riguarda la collaborazione economica, è stata bloccata dalla Francia, che preferisce di gran lunga un rapporto paritario tra Unione europea e Stati Uniti a una collaborazione in una sede multilaterale in cui i paesi europei sono divisi e quindi deboli.
Il ruolo dell'Italia nella NATO è sicuramente cresciuto negli ultimi cinque anni, per l'importante sostegno logistico all'intervento in Bosnia e la successiva partecipazione alle missioni effettuate dalla NATO in quel paese; inoltre è stata apprezzata l'iniziativa italiana in Albania e l'attiva partecipazione al dialogo dell'Alleanza con i paesi del Mediterraneo. Il consenso sempre più ampio che la NATO riscuote nel Parlamento italiano, sia tra le forze politiche di maggioranza sia tra quelle di opposizione, è un obiettivo punto di forza della politica estera italiana all'interno dell'Alleanza. Segni concreti dell'apprezzamento che tale politica incontra sono la conferma per altri tre anni della designazione di un italiano a Vice Segretario generale, il mantenimento delle posizioni attualmente detenute nei comandi militari e, sotto il profilo degli investimenti, la decisione della NATO di spendere 350 miliardi di lire per lavori a Napoli presso il comando regionale del Sud Europa.
Infine l'ambasciatore Jannuzzi risponde a una domanda relativa all'Argentina precisando che le esportazioni di quel paese hanno un andamento positivo da molti anni, benchè siano state penalizzate dal livello del cambio con il dollaro, mantenuto volutamente alto per deflazionare l'economia. Peraltro i negoziati in corso tra l'Unione europea e il Mercosur dovrebbero condurre a un accordo di libera circolazione delle merci, che costituirà una grande occasione di crescita dell'interscambio tra le due aree.

Il presidente MIGONE ringrazia l'ambasciatore Jannuzzi e dichiara chiusa l'audizione. Il seguito dell'indagine conoscitiva è quindi rinviato ad altra seduta.

La seduta termina alle ore 16,45.