LAVORO, PREVIDENZA SOCIALE (11a)

MERCOLEDÌ 19 GIUGNO 1996


3a Seduta (antimeridiana)

Presidenza del Presidente
SMURAGLIA

Intervengono il ministro del lavoro e della previdenza sociale TREU e il sottosegretario per lo stesso dicastero PIZZINATO.

La seduta inizia alle ore 11,40.

SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI
(R033 004, C11a, 0001o)

In apertura di seduta, il presidente SMURAGLIA comunica che, su richiesta di un Gruppo parlamentare è stata presentata, ai sensi dell'articolo 33, comma 4, del Regolamento, la richiesta di attivazione dell'impianto audiovisivo, ed avverte che, ove la Commissione aderisca alla predetta richiesta, il Presidente del Senato ha già preannunciato il proprio assenso.

La Commissione si esprime favorevolmente e, di conseguenza, tale forma di pubblicità viene adottata per il prosieguo dei lavori.

COMUNICAZIONI DEL GOVERNO
Comunicazioni del Ministro del lavoro e della previdenza sociale sul programma del Governo in relazione alle materie di competenza della Commissione
(R046 003, C11a, 0001o)

Il PRESIDENTE, dopo aver rivolto un cordiale saluto al Ministro, lo ringrazia per aver sollecitamente risposto all'invito della Commissione, anticipando, per sopravvenuti impegni governativi, l'audizione prevista per la seduta pomeridiana odierna, e gli dà la parola.

Il ministro TREU ricorda preliminarmente che il programma in base al quale il Governo ha ottenuto la fiducia delle Camere e segnatamente la parte di esso dedicata alle politiche del lavoro si inquadra, assumendolo come punto di riferimento prioritario, nel contesto costituito dal processo di integrazione europea, nell'ambito del quale, peraltro, l'occupazione è indicata come priorità assoluta così come è ribadito anche nelle conclusioni della Presidenza italiana in occasione della recentissima Conferenza tripartita su crescita e occupazione, il cui testo è consegnato dal Ministro alla Presidenza della Commissione.
Tra i capisaldi dell'azione del Governo sul piano delle politiche del lavoro, peraltro strettamente intrecciate alla politica economica generale del Paese, vi è la conferma del metodo della concertazione applicato nell'accordo del luglio 1993, con le rivisitazioni e le integrazioni che si rendessero necessarie. Tale impostazione è stata ribadita nei giorni scorsi dal Presidente del Consiglio, in fase di avvio di un confronto ad ampio raggio con le parti sociali, confronto che si propone di pervenire ad un accordo di ampio respiro per attuare un'ampia gamma di iniziative in materia di occupazione: il Governo punta, in sostanza, ad attivare il circolo virtuoso che raccorda la lotta all'inflazione all'obiettivo della riduzione dei tassi di interesse per restituire fiducia agli investitori; da questo punto di vista, inoltre, occorre ricordare che l'azione di risanamento dei conti pubblici e le conseguenti misure di rigore non possono essere disgiunte dall'individuazione di risorse adeguate da destinare ad investimenti, in modo da perseguire, come è nell'intendimento del Governo, il difficile obiettivo dell'equilibrio tra stabilità e occupazione. In tema di investimenti, va sottolineata l'importanza di un loro rilancio nel settore delle infrastrutture, considerata la grave carenza che al riguardo si registra in alcune aree del Paese, e soprattutto nel Mezzogiorno, carenza che pregiudica gravemente la crescita economica complessiva. Vi è, in materia, un impegno del Governo per un utilizzo maggiormente finalizzato dei fondi europei, secondo le indicazioni elaborate in sede comunitaria, mentre, per quanto riguarda la mobilizzazione delle risorse interne, occorre rimuovere le difficoltà di impiego che riconducono, peraltro, alla obiettiva esigenza di una riforma della pubblica amministrazione e, in particolare, di uno snellimento delle procedure di spesa.
Proseguendo nella sua esposizione, il ministro Treu ricorda che tra le parti inattuate dell'accordo del luglio 1993, va ricordata quella relativa alla formazione professionale. Il Governo intende colmare tale lacuna, procedendo ad una revisione e ad un potenziamento del sistema formativo nel suo complesso, coordinando l'azione del Ministro del lavoro con quella delle altre amministrazioni pubbliche competenti in materia di educazione di base e di ricerca, e in particolare con le Regioni, alle quali spetta la competenza primaria in materia. In tale prospettiva, occorrerà procedere ad una revisione della legge-quadro del 1978, intesa ad attuare il più ampio decentramento alle Regioni ed a potenziare gli strumenti di monitoraggio anticipato del fabbisogno formativo realmente esistente. Su tale materia è pronto un progetto nazionale, concordato con le parti sociale e con le Regioni.
Un altro capitolo rilevante delle politiche del lavoro riguarda i servizi all'impiego: il Ministero ritiene matura una riforma del settore basata su un forte decentramento istituzionale alle Regioni e su una apertura controllata nei confronti di soggetti privati. Tali misure dovranno peraltro coordinarsi con quelle relative alla formazione professionale poichè entrambe si muovono nella prospettiva della creazione di nuova occupazione.
In materia di flessibilità, potrebbe essere ripresentato un disegno di legge della passata legislatura contenente, tra l'altro, norme per la regolazione del lavoro interinale, una nuova disciplina dei contratti a termine e norme per l'incentivazione del lavoro a tempo parziale, particolarmente efficace per un inserimento graduale sul mercato del lavoro di soggetti più deboli, quali i giovani e le donne, e per agevolare un'uscita non traumatica dal mercato del lavoro di soggetti anziani, secondo l'esperienza positiva di altri paesi. Per quanto riguarda la riduzione degli orari di lavoro, ferma restando la prioritaria responsabilità delle parti sociali, Governo e Parlamento possono efficacemente promuovere iniziative legislative di sostegno.
La gravità della crisi occupazionale del paese - prosegue il Ministro - richiede comunque l'adozione di strumenti nuovi, in particolare per rendere più efficaci gli incentivi già oggi previsti a favore di comparti che hanno rivelato una particolare capacità di impiego, come le cooperative sociali, il settore dell'imprenditorialità giovanile e più in generale il mondo della piccola impresa, con il fine di promuovere l'intervento in nuovi ambiti occupazionali, quali la cura alla persona, la tutela e la promozione di beni culturali e la salvaguardia dell'ambiente. I patti territoriali sembrano un modo efficace per incisive misure a favore dell'occupazione, poichè essi consentono la convergenza della parti sociali e degli enti locali su progetti di reindustrializzazione di particolare rilevanza. La politica in favore dei giovani deve pertanto contare su un'ampia strumentazione, dal sostegno all'avvio di un'attività imprenditoriale, alle agevolazioni fiscali e contributive, al prestito d'onore, che potrebbe svolgere un ruolo di sostegno e di responsabilizzazione di nuovi soggetti imprenditoriali.
Il completamento della riforma previdenziale richiede di completare rapidamente l'esercizio delle deleghe previste dalla legge n. 335 del 1995, in particolare per quanto riguarda il riordino, l'armonizzazione e la razionalizzazione dei diversi regimi previdenziali, in materia di contribuzione figurativa, ricongiunzione, riscatto, prosecuzione volontaria, nonchè la mutualità delle casalinghe e il complesso comparto della previdenza agricola, dove, peraltro, l'impostazione della delega appare non del tutto adeguata, e tale da richiedere probabilmente ulteriori iniziative legislative.
Vi è poi la controversa questione della contribuzione del dieci per cento da parte dei lavoratori autonomi non tipici: come è noto essa è stata resa operativa per i soggetti privi di altre coperture previdenziali, mentre l'applicazione è stata sospesa fino al 30 giugno per i soggetti che vantano altre forme di copertura previdenziale. Il Governo si trova quindi nella condizione di dover assumere una decisione su tale punto e auspica che dal Parlamento vengano indicazioni e contributi. Dopo aver sottolineato l'esigenza di chiudere al più presto gli interventi ancora pendenti in materia di prepensionamenti, il Ministro si sofferma brevemente sui provvedimenti urgenti di competenza del suo dicastero attualmente all'esame delle Camere, sottolineando l'esigenza di un ripensamento complessivo della materia dei lavori socialmente utili e di interventi di riordino per quanto riguarda il settore degli ammortizzatori sociali e la normativa in materia di sicurezza.
Infine, il Ministro sottolinea l'impegno complessivo del Governo nella direzione di una razionalizzazione e snellimento della macchina burocratica e sottolinea come presso il Ministero del lavoro sia in atto un'intensa attività di modernizzazione, potenziamento e redistribuzione delle risorse, anche nella prospettiva di misure di decentramento alle Regioni. Tale attività è particolarmente significativa se si considera che spesso riforme assai innovative, come la legge n. 125 del 1991, sono rimaste pressochè prive di attuazione a causa delle carenze delle strutture amministrative.

Il presidente SMURAGLIA, ringraziato nuovamente il ministro Treu, gli segnala alcune questioni che merita siano tempestivamente risolte per meglio coordinare gli sforzi del Governo e del Parlamento. Si riferisce in primo luogo ai sette decreti legislativi che dovranno essere emanati entro il 17 di agosto in forza delle deleghe contenute nella riforma del sistema previdenziale e i cui schemi il Governo deve presentare sessanta giorni prima al Parlamento per acquisirne il parere. Ciò vale anche per il provvedimento relativo alla sicurezza sui cantieri mobili che dovrà essere adottato dal Governo entro il 25 agosto prossimo, e sempre per quanto riguarda il decreto legislativo n. 626 del 1994, al più presto andrà adottato l'intervento correttivo specifico relativamente alla pubblica amministrazione. Il Presidente chiede infine quali siano le intenzioni del Governo in tema di riorganizzazione del mercato del lavoro, ricordando che nella scorsa legislatura la Commissione aveva già cominciato a lavorare su un testo del Governo e su uno di iniziativa parlamentare, e segnala l'opportunità di trovare il tempo e il modo più opportuni affinchè la Commissione possa confrontarsi con il Ministero del lavoro e con il nuovo Ministro per le pari opportunità circa le misure da adottare per ovviare alla sostanziale disapplicazione, sottolineata anche dal Ministro, della legge n. 125 del 1991.

Interviene quindi il senatore TAPPARO, il quale dichiara di condividere la scelta del Ministro di non enfatizzare troppo, come altri invece fanno, il ruolo che lavoro interinale ed altre forme di flessibilizzazione del mercato del lavoro possono svolgere per alleggerire il dramma occupazionale; chiede infine al Ministro di precisare se, nell'ambito della annunciata azione di maggior decentramento alle Regioni di alcune funzioni delle politiche del lavoro e della formazione professionale, gli strumenti esistenti, come l'ISFOL e le Agenzie per l'impiego, vadano confermati, se pur con gli eventuali opportuni interventi correttivi, o sostituiti integralmente da altri strumenti.

Il senatore PELELLA giudica che si usi un'eccessiva enfasi quando si parla di uno strumento come i «patti territoriali», del quale non riesce ad intravvedere le reali ricadute occupazionali. Dice questo anche in relazione a quanto sostenuto dal Ministro circa i lavori socialmente utili, che costituiscono una materia da risistematizzare completamente, e non è escluso che proprio gli «accordi di programma» e i «patti territoriali» possano rivelarsi degli strumenti utili per garantire uno sbocco occupazionale a molti lavoratori attualmente impiegati o in attesa di essere impiegati nei lavori socialmente utili. Conclude infine segnalando l'opportunità di attente forme di controllo sugli incentivi alle imprese, soprattutto meridionali, per l'occupazione giovanile e sottolineando la necessità di una attenta regia di tutti gli interventi per l'occupazione in modo da ridurre i tempi di intervento e di controllare la spesa.

Il senatore BATTAFARANO ritiene condivisibile l'impostazione data dal Ministro al suo intervento e si sofferma su due problemi: innanzitutto sul drammatico problema della disoccupazione giovanile meridionale, rispetto al quale ritiene necessarie da parte del Governo e del Parlamento iniziative che, in attesa dei benefici effetti di una più sostenuta ripresa economica, diano delle risposte efficaci, ancorchè provvisorie; al riguardo rileva che molti Comuni si sono impegnati nella elaborazione di proposte di lavori socialmente utili, la maggior parte delle quali però sono destinate a rimanere lettera morta a causa dello stanziamento largamente insufficiente previsto per questa forma di intervento. Il secondo problema che intende sollevare è invece quello del periodico contenzioso circa la scadenza della rata trimestrale dei contributi agricoli unificati: la sospensione ed il rinvio richiesti dalle organizzazioni agricole non esprimono certamente la volontà di non pagare i contributi, anche se non ci si può nascondere il fatto che il livello dei contributi agricoli è oggi in Italia ben superiore alle capacità reali dell'agricoltura italiana, e in particolare meridionale; si prenda dunque atto di questa situazione individuando obiettivi realistici, senza che ciò voglia significare ovviamente la rinuncia alla lotta contro l'evasione contributiva.

Il senatore NOVI, nel ricordare che esistono in Italia quasi tre milioni di imprese che occupano fino a nove addetti, indica la necessità, tra le auspicabili nuove forme di sostegno alla occupazione, che siano garantite a queste piccole imprese una maggiore facilità di accesso al credito, una serie di servizi reali e una fiscalità meno punitiva. Anche nel Meridione sta sorgendo un tessuto produttivo molto interessante, da incoraggiare dirottando a suo favore quelle risorse oggi impiegate a favore di forme di intervento di tipo assistenziale, come i lavori socialmente utili. Auspica quindi che si intervenga alla radice in merito ai contributi agricoli, il cui livello è il più elevato in Europa; chiestosi quindi se le Regioni saranno in grado di espletare efficacemente le nuove e più ampie funzioni che si intende delegare loro in tema di formazione professionale, afferma che il Governo dovrebbe prestare maggiore attenzione alla spesa sociale, rilevando che in Italia soltanto lo 0,9 per cento del prodotto lordo è destinato al sostegno del reddito dei disoccupati. Conclude infine osservando che un sollievo alla disoccupazione meridionale potrà provenire non certo da strumenti come i patti per lo sviluppo, che non funzionano, ma da azioni di incoraggiamento al tessuto produttivo già esistente.

Il senatore FILOGRANA osserva che le statistiche disponibili, e la recente esperienza della Spagna, smentiscono quanto sostenuto dal Ministro circa il ruolo, a suo giudizio non decisivo, che la flessibilità e il lavoro interinale possono svolgere nella lotta alla disoccupazione. Ciò detto, tuttavia, considera positivo l'indirizzo più generale annunciato dal Governo in ordine alle agevolazioni a favore delle piccole imprese e delle cooperative, soprattutto giovanili. L'obiettivo principale deve rimanere naturalmente quello della lotta alla disoccupazione che può essere efficacemente condotta pensando non solo agli aspetti retributivi della questione, ma anche a quelli fiscale e contributivo, in ragione del fatto che gli oneri indiretti che pesano sul costo del lavoro sono in Italia tra i più alti d'Europa e spesso l'evasione contributiva e fiscale, più che una scelta, rappresenta una necessità per la sopravvivenza. È auspicabile pertanto che su questo fronte si istituiscano una commissione interministeriale, che affronti tutti i problemi procedurali che obbligano ad esempio ad attendere cinque o sei mesi per ottenere una autorizzazione prefettizia o giudiziaria, ed anche una Commissione parlamentare nel cui ambito anche la opposizione possa dare il suo contributo intelligente e costruttivo all'obiettivo comune di aumentare i posti di lavoro.

Il senatore MULAS, nel compiacersi dello spazio dedicato dal Ministro ai problemi occupazionali del Mezzogiorno, fa presente che tutti i parlamentari sardi hanno da poco ricevuto una nota della CGIL, della CISL e della UIL della Sardegna, dove i livelli di disoccupazione sono altissimi, nota in cui si segnala come gli accordi siglati con il Ministro del lavoro non vengano rispettati e in cui si lamentano tagli sulle proposte concordate nell'ambito di quell'accordo. Chiede al riguardo chiarimenti al Ministro.

Il senatore MONTAGNINO giudica prioritario affrontare il problema delle infrastrutture, accelerando le procedure, definendo tempi certi di realizzazione e recuperando in tal modo i terribili ritardi accumulati; è altresì indispensabile determinare le condizioni ambientali per incentivare gli investimenti privati e, per quanto riguarda le zone arretrate, favorire il diffondersi di una cultura di impresa e una formazione per il lavoro mirata verso le nuove professionalità. Segnala altresì la necessità che le risorse pubbliche si indirizzino verso la produzione di servizi per le imprese e la comunità, e rileva, infine, che nulla in realtà si è realizzato per quanto concerne le cosiddette aree di crisi, per le quali andrebbero snellite le procedure, promosse occasioni produttive e costruite nuove infrastrutture.

Il senatore GRUOSSO giudica utile l'annunciato lavoro di monitoraggio sul fabbisogno di formazione professionale, ma ritiene anche necessario effettuare serie indagini per capire cosa sia accaduto nell'uso delle risorse destinate a tale scopo e nel modo stesso di fare formazione, spesso trasformata in una nuova forma di assistenza, anzichè nell'occasione di favorire il formarsi di nuovi profili professionali. È quanto accaduto, sembra, alla FIAT di Melfi dove il ricorso al contratto di formazione lavoro è stato generalizzato, tanto da snaturare lo strumento.

Il senatore MANZI si fa interprete in questa sede delle preoccupazioni manifestate da una trentina di comuni dell'area torinese di fronte alla riduzione, da 26 a 3 miliardi, degli stanziamenti per i lavori socialmente utili, con il rischio quindi che tremila e più lavoratori già impiegati in tal modo resteranno senza lavoro. Di diversa natura, ma non meno importante, è la preoccupazione che deve esprime circa la notizia appresa oggi che il Governo intende ancorare il tetto di inflazione programmato al 2,5 per cento, quando l'inflazione reale è ancora al 4 per cento.

Il senatore DE LUCA Michele condivide le dichiarazioni programmatiche del Ministro anche se ritiene necessarie alcune precisazioni e chiarimenti. Quanto alla riforma pensionistica, a cui il Ministro ha fatto riferimento parlando dei decreti attuativi di alcune deleghe in essa contenute, sarebbe auspicabile a suo giudizio che il Ministro risponda esplicitamente alle critiche formulate da alcuni enti ed istituti internazionali circa gli effetti finanziari della riforma, in modo da tranquillizzare i pensionati; in tema di decentramento delle funzioni dell'impiego, l'azione governativa dovrebbe lasciare impregiudicata la riforma in senso federalista della Costituzione; in ordine alla politica dei redditi, osserva che negli ultimi anni i lavoratori hanno accettato di sopportare sacrifici non indifferenti sui loro redditi, mentre altri soggetti non hanno accettato alcun sacrificio, come recentemente è stato autorevolmente segnalato; in merito alla flessibilità, auspica che l'iniziativa legislativa del Governo rifletta operativamente l'impostazione non liberista adottata dal Ministro; auspica inoltre che si voglia voltare pagina per i lavori socialmente utili in modo che essi non siano più lavori a basso costo per gli enti che li progettano e diventino invece uno strumento di seria strategia occupazionale. Segnala infine un problema specifico che riguarda il rinnovo, che dovrà avvenire fra qualche mese, dei componenti della Commissione di garanzia per il diritto di sciopero nei servizi pubblici: il testo della legge che istituisce la Commissione esclude la possibilità di un nuovo incarico per chi ne ha già avuti due: sarebbe a suo giudizio auspicabile che tale norma venga interpretata nel senso che non sia possibile il reincarico per quanti hanno già svolto tale funzione per sei anni, così come è auspicabile che alla Commissione venga garantito il massimo di autonomia, anche funzionale, in linea con il grado di indipendenza goduto dalle authority in tutto il mondo.

Il senatore BONATESTA non può dichiararsi soddisfatto delle dichiarazioni del Ministro, le quali in realtà poco hanno aggiunto, rispetto ai problemi specifici del lavoro, a quelle generali del Governo ascoltate in Assemblea. Solleva quindi il problema, relativamente alla questione dei falsi invalidi, dei modi e dei tempi con cui il Governo intende adempiere agli obblighi che gli derivano da una normativa in vigore circa l'effettiva presenza di veri invalidi nelle pubbliche amministrazioni.

Il senatore DUVA conferma, dopo aver ascoltato il ministro Treu, la propria valutazione positiva circa le proposte programmatiche del Governo, giudicando ad esempio convincente il richiamo al circolo virtuoso tra politica dei redditi e politica di rigore e al collegamento stretto tra l'impostazione di politica economica generale e una politica attiva del lavoro. Anche in considerazione degli impegni che attendono la Commissione, gradirebbe un approfondimento in tema di orario di lavoro e di formazione, in ordine alla quale debbono registrarsi due esigenze conflittuali: quella di rilanciarla, snellendone le procedure in aderenza alla domanda di mercato, e quella dell'esercizio da parte delle Regioni delle loro competenze in materia che, se non inserite in una visione complessiva, rischiano di produrre il fallimento. Auspica infine che il Governo non faccia mancare la propria azione di regia complessiva rispetto a tutti gli interventi di politica economica e del lavoro, regia che ha manifestato, nel recente passato, la propria efficacia nella promozione di accordi diretti tra le parti sociali.

Il senatore CORTELLONI dichiara di condividere le perplessità manifestate dagli altri senatori della opposizione e, rifacendosi alla traumatica esperienza vissuta ieri nell'ascoltare la relazione illustrativa del decreto-legge n. 300, auspica che il Ministro faccia tutto quanto è in suo potere perchè i testi normativi non raggiungano livelli di complessità accessibili soltanto a pochi iniziati.

Il senatore RIPAMONTI dichiara di condividere l'impostazione adottata dal Ministro, anche se ritiene riduttivo ricondurre il problema della riduzione dell'orario di lavoro a quello della flessibilità, quando invece la riduzione dell'orario si rivela essere, a ben guardare, una scelta obbligata e strategica per l'Italia: è responsabilità del Governo indicare le proprie priorità al riguardo e individuare quei settori dove iniziare politiche di questo tipo. Ritiene inoltre opportuno, in riferimento all'accordo del luglio 1993 sul contenimento del costo del lavoro e dopo l'autorevole ammonimento del Governatore della Banca d'Italia sull'andamento dell'inflazione e sull'accumulo dei profitti da parte delle imprese, che il Ministro, e il Governo nel suo complesso, indichino i modi, i tempi e gli strumenti affinchè la politica di concertazione tra le parti sociali sia vincolante per tutti i soggetti che la sottoscrivono e non solo per una delle parti.

Interviene da ultimo la senatrice MANIERI, la quale registra con piacere il rilievo dedicato dal Ministro alle preoccupazioni suscitate dalla situazione occupazionale del Mezzogiorno e alla consapevolezza che ne deriva circa l'urgenza di iniziative efficaci da parte del Governo nel suo complesso e del Ministero del lavoro in particolare. In merito, in particolare, alla formazione professionale, giudica non sufficiente il monitoraggio dei fabbisogni, rivelandosi indispensabile anche la verifica della spesa destinata alla formazione, soprattutto nel Mezzogiorno, e un controllo puntuale della sua efficacia; sono in realtà indispensabili una riforma complessiva e una legge-quadro nazionale che riveda la ripartizione delle competenze tra Regioni, Ministero, Università e soggetti privati, valorizzando le autonomie ma nell'ambito di una cornice nazionale. In merito quindi alla grande discussione che si sta facendo nel paese sulla flessibilità del mercato del lavoro, soprattutto per quanto riguarda le regioni meridionali, osserva che la flessibilità - se unita a nuovi ammortizzatori sociali, completamente ripensati e rinnovati, ad una formazione professionale aggiornata ed al passo con le nuove esigenze, alle politiche di solidarietà a cui ha fatto riferimento il Ministro per il terzo settore - può costituire una leva di sviluppo importante. Si augura infine che nei prossimi mesi siano individuate tutte le priorità da privilegiare e si definiscano tempi certi di lavoro per il Governo e per il Parlamento.

Replica agli intervenuti il ministro TREU, il quale, dopo aver dichiarato di aderire alle sollecitazioni del Presidente circa l'intervento correttivo specifico per la sicurezza del lavoro nell'ambito delle pubbliche amministrazioni e per una più ampia riflessione sull'attuazione della legge n. 125 del 1991, precisa che per quanto riguarda l'esercizio delle deleghe previste dalla legge di riforma previdenziale, è ormai ultimata la predisposizione dello schema in materia di contribuzione figurativa e, almeno parzialmente, di quello in materia di armonizzazione delle discipline dei diversi regimi previdenziali, mentre è pronto lo schema di decreto sulla mutualità delle casalinghe che, peraltro, come già accennato nella relazione introduttiva, risente di alcune inadeguatezze già presenti nella normativa di delega. Lo schema di decreto legislativo sulla sicurezza dei cantieri mobili è stato trasmesso al Dipartimento per le politiche comunitarie, e verrà sottoposto al più presto all'esame delle Camere.
Per quanto riguarda la problematica dei servizi all'impiego, il Ministro ritiene che l'elaborazione normativa debba ricollegarsi a quanto già discusso nel corso della passata legislatura, durante la quale, proprio nella Commissione lavoro del Senato, si verificò una sostanziale convergenza di opinione, non solo in sede parlamentare, ma anche tra le Regioni, che hanno concordemente espresso l'auspicio di poter pervenire al più presto ad una definizione della materia. Sulla base di tali premesse, si potrà poi valutare se non sia opportuna l'adozione di un'apposita iniziativa legislativa da parte del Governo. In questo contesto, occorrerà procedere ad un superamento delle attuali agenzie mentre, per quanto riguarda il versante della formazione professionale, andrà ripensato il ruolo dell'ISFOL, che dovrà assumere funzioni di indirizzo, monitoraggio e valutazione che non possono essere esercitati se non centralmente. Il Ministero è anche impegnato sul piano della valutazione della efficacia della spesa per la formazione professionale, tenuto conto anche delle difficoltà operative incontrate dalla generalità delle Regioni, specialmente per quanto riguarda l'utilizzazione dei fondi comunitari disponibili.
Il Ministro conviene con le riflessioni svolte dal senatore Pelella sui patti territoriali, poichè, al di là di questioni nominalistiche, è necessario convenire sulla sostanza del metodo da adottare, riguardante l'individuazione di progetti di sviluppo che abbiano il consenso degli attori locali che devono essere protagonisti e non meri ricettori di iniziative assunte dal centro. A tale proposito, anche in aree dove pure sussiste una forte sensibilità sulle tematiche autonomistiche, permangono notevoli difficoltà sul piano della progettazione e dell'attuazione, e si registrano anche inadempienze, come, ad esempio, nel caso della Sardegna. Da più parti è stata rilevata l'importanza dei progetti per i lavori socialmente utili, ma in questo settore si rende necessario agire con tempestività per concludere i progetti in atto e procedere ad una rimeditazione dell'intera materia, tenendo però conto anche delle scarse risorse a disposizione del Ministero del lavoro per gli incentivi e le politiche attive del lavoro, risorse che si collocano al di sotto della media europea.
Dopo essersi soffermato brevemente sul tema della previdenza agricola, oggetto di una verifica avviata con il Ministero delle risorse agricole e forestali per quanto attiene alla possibilità di una regolarizzazione del sistema contributivo, il Ministro sottolinea la necessità di attivare un articolato insieme di strumenti e di iniziative a sostegno della piccola impresa, riguardanti l'accesso al credito, l'erogazione di servizi, carenti soprattutto nel Mezzogiorno, e la fiscalità. Per quanto riguarda il costo del lavoro, inoltre, vi è un ampio consenso sulla necessità di alleggerire gli oneri connessi alla contribuzione sanitaria, anche se occorrerà contestualmente predisporre strumenti idonei a compensare la minore entrata, sui quali è aperto il dibattito. Per quanto attiene al problema delle agenzie per lo sviluppo, non vi è dubbio che occorre procedere alla razionalizzazione e al coordinamento delle strutture esistenti, mentre parlare di un'unica autorità appare quanto meno prematuro.
Sono altresì condivisibili i richiami ad una maggiore coordinazione tra Governo e Parlamento in materia di elaborazione delle politiche del lavoro, e a tale proposito il Ministro sottolinea l'esigenza di pervenire ad una peraltro difficile armonizzazione tra l'urgenza degli interventi, soprattutto nelle aree di maggiore crisi occupazionale, e la necessità di intraprendere interventi strutturali, che escano da logiche emergenziali. Non esclude, peraltro, la possibilità di individuare aree pilota, dove sperimentare interventi adottati con procedure di urgenza, analoghe a quelle adottate a Napoli in occasione dell'incontro dei Capi di Stato e di Governo (G7).
Nel convenire con quanti hanno sollevato la questione di un arricchimento dei contenuti formativi dei contratti di formazione lavoro, il Ministro ricorda l'impegno del Governo per l'attuazione di un Osservatorio dei prezzi, recentemente sollecitato anche dal Governatore della Banca d'Italia, dichiarandosi d'accordo anche con gli inviti a non ridurre la politica dei redditi ad interventi rivolti esclusivamente al contenimento dei redditi da lavoro dipendente. Per quanto riguarda la lotta all'inflazione, l'indicazione del tasso programmato per il 1997 al 2,5 per cento risponde all'intento di attivare il circolo virtuoso al quale si è fatto riferimento nella relazione introduttiva, e i riscontri dei mercati sono finora positivi.
Dopo aver preannunciato l'adozione di apposite iniziative legislative in materia di flessibilità ed aver convenuto con le osservazioni svolte sulla necessità di una maggiore autonomia funzionale della Commissione di garanzia prevista dalla legge n. 146 del 1990, il Ministro fa presente che l'esercizio della delega legislativa prevista dalla riforma previdenziale in materia di pensioni di invalidità comporterà tempi più lunghi di quelli previsti, anche per la necessità di concertare i contenuti con il Ministero del tesoro al quale sono attribuite al riguardo competenze primarie.
In tema di orario di lavoro, infine, il Ministro ribadisce quanto affermato sul ruolo che Parlamento e Governo possono assumere nei confronti delle parti sociali e aderisce agli inviti rivoltigli in materia di semplificazione e snellimento sul piano legislativo e amministrativo.

Il PRESIDENTE ringrazia, infine, il Ministro e dichiara chiusa l'audizione.

La seduta termina alle ore 13,45.