AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3a)

MERCOLEDI' 18 NOVEMBRE 1998

166a Seduta

Presidenza del Vice Presidente
SERVELLO



Intervengono i sottosegretari di Stato per gli affari esteri Martelli e Ranieri.

La seduta inizia alle ore 15,05.


PROCEDURE INFORMATIVE

Seguito del dibattito sulle comunicazioni del sottosegretario per gli affari esteri Ranieri sugli sviluppi della situazione in Iraq.
(R046 003, C03a, 0017°)

Riprende il dibattito, sospeso nella seduta di ieri.

Il senatore RUSSO SPENA, riallacciandosi alle osservazioni già illustrate ieri dai colleghi della sinistra di cui condivide il fondamento, dichiara di concordare con l'impostazione data dal presidente del Consiglio D'Alema alla Camera dei deputati sulla concessione dell'asilo politico al leader curdo Ocalan; non condivide invece la definizione del caso come "patata bollente" nelle mani del Governo poichè si tratta di un problema del quale non sfugge la notevole complessità, la cui soluzione si può impostare in modo politico utilizzando questo caso come il primo passo di un percorso che tutta l'Europa potrà effettuare verso una conferenza di pacificazione sulla questione curda che coinvolga, oltre alla Turchia, gli altri tre Stati interessati. Il cammino d'altronde è stato già tracciato da atti di indirizzo del Parlamento italiano nonchè da mozioni votate al Parlamento europeo, nell'ambito del rispetto delle varie convenzioni sui diritti umani che anche questi Stati hanno sottoscritto. Smentisce, se ancor ve ne sia bisogno, che vi sia stata una sotterranea manovra degli ambienti filocurdi italiani mentre è noto a tutti che una delegazione di parlamentari incontrò in Siria esponenti del PKK, ai quali fu rivolto un invito per allacciare contatti con il Governo e con il Parlamento italiano.
Passando alla questione dell'Iraq, su cui è chiaro che il vero problema di attualità è quello che riguarda l'embargo, osserva che gli irrigidimenti iracheni non sono del tutto ingiustificati data la pressione continua che le ispezioni pretendono di esercitare per fatti già accertati. Due sono i segnali positivi che l'Italia potrebbe dare, l'uno sostenendo in tutte le sedi internazionali l'impegno per fissare un orizzonte temporale delle sanzioni e l'altro, compiendo un gesto unilaterale, con l'approvazione del disegno di legge sull'utilizzo dei beni iracheni bloccati nelle banche italiane al fine di azioni umanitarie.

Il senatore ANDREOTTI concorda sulla risposta che si deve fornire alla domanda di asilo politico a una persona che, se estradata, sarebbe perseguitata e concretamente colpita dalla pena di morte prevista in Turchia. Ma proprio su questo argomento e da questo caso si potrebbe partire per discutere con il governo turco la questione curda, parallelamente alla richiesta di adesione all'Unione Europea, ricordando il richiesto adeguamento delle legislazioni interne non conformi ai principi democratici dell'Occidente.
Per quanto riguarda l'embargo imposto all'Iraq, un segno di buona volontà potrebbe essere quello di snellire la lunga e complessa procedura cui oggi si deve sottostare per quella quota di forniture concessa. Inoltre questo problema andrebbe inquadrato in una ripresa del negoziato globale di disarmo nucleare da tempo rallentato, per non dire addirittura fermo, di fronte agli interessi di tanti altri paesi che hanno accumulato armi ben più distruttive di quelle che si contestano all'Iraq.

Il senatore TABLADINI, ad integrazione dell'intervento accorciato nella seduta di ieri, per lasciar spazio al collega Speroni oggi assente, si sente di interpretarne il pensiero sul caso del leader curdo Ocalan, al quale in primo luogo certamente avrebbe sconsigliato l'arrivo in Italia dato che in questo paese sono in corso processi contro i sostenitori dell'autodeterminazione. C'è da chiedersi innanzitutto fino a che punto la lotta pacifica in difesa dei propri diritti possa dare risultati migliori rispetto a quelli ottenibili in una situazione di guerra e cosa si debba definire "terrorismo", fenomeno politico che investe un problema soggettivo di difficile inquadramento. Data la situazione del popolo curdo anche il loro leader è da considerare persona in guerra, responsabile di atti di natura politica attraverso mezzi aggressivi: la Lega Nord sosterrà senza dubbio la concessione dell'asilo politico, opponendosi peraltro ai tentativi in atto di generale criminalizzazione del popolo turco. Occorre mantenere in sede europea la pressione sulla Turchia affinchè assuma di fronte alla comunità internazionale la responsabilità verso le richieste del popolo curdo, separando il caso Ocalan dai rapporti bilaterali italo-turchi.

Il presidente SERVELLO, avendo ascoltato le prese di posizione delle varie parti politiche, dichiara di sentirsi in dissonanza verso alcune di esse in quanto, se da un lato non si discutono i diritti del popolo curdo, dall'altro va espresso un giudizio estremamente severo nei confronti di chi ha creato per l'Italia una situazione di estrema gravità sul piano dei rapporti internazionali. Sulla richiesta di estradizione, che probabilmente la Turchia avanzerà, ritiene che non dovrebbe essere accettata non solo per ragioni umanitarie legate all'esistenza della pena di morte nell'altro paese, ma anche ormai per il peso delle questioni di sicurezza e di ordine pubblico che discendono dall'afflusso di migliaia di curdi a Roma. Si domanda pertanto se l'asilo politico sia la sola soluzione alternativa oppure non si crei con esso un pericoloso precedente, che potrebbe aprire le porte a tutti gli esponenti delle minoranze che combattono in armi nelle varie parti del mondo, cosa che farebbe saltare i rapporti e gli equilibri internazionali, con grave pregiudizio per la sicurezza interna. Il leader curdo Ocalan non è apparso realmente disposto a rinunziare alla scelta terroristica e questo rivela il piano chiaro ed allarmante per cui l'ala marxista e radicale dei curdi tenta di enfatizzare e drammatizzare un problema sinora non affrontato dalla comunità internazionale, rischiando di gettare sull'Italia una conflittualità terroristica. Questo problema che è stato scaricato sull'Italia va invece rinviato agli organismi internazionali e all'Unione Europea, chiarendo altresì che ciò non riguarda solo la Turchia ma anche l'Iran, l'Iraq e in misura minore la Siria ed alcuni Stati caucasici dell'ex Unione Sovietica. Poichè sarebbe utopistico credere che la carta geografica del Medio Oriente si possa ridisegnare per creare uno Stato curdo, occorrerà sostenere in tutte le sedi un impegno attivo affichè i curdi trovino diritti e spazio in un regime speciale di autonomia.
Passando alla questione irachena, osserva che l'embargo economico va ristrutturato secondo un ragionevole calendario, nella consapevolezza che le sanzioni finiscono solo per cementare il rapporto tra il potere ed il popolo piuttosto che distruggerlo. Di certo non sono assenti calcoli di interesse relativi al mercato petrolifero, ma il ruolo dell'Italia deve essere quello di sostenere la ricerca di soluzioni che tengano conto soprattutto del dramma del popolo iracheno penalizzato senza fine.

La senatrice DE ZULUETA prende la parola al solo fine di precisare il senso dell'intervento da lei svolto nella seduta di ieri. Sulla durata dell'embargo intendeva richiedere che il Governo italiano si attivi in seno all'Unione Europea e alle Nazioni Unite per dare una prospettiva temporale alle sanzioni, collegandole a una valutazione collegiale del rispetto da parte dell'Iraq delle decisioni dell'ONU. Quanto poi alla capacità dell'Iraq di dotarsi di armi nucleari, ha fatto notare che gli ispettori della AIEA erano andati vicini alla certificazione dell'attuale impossibilità di produrle.

Il presidente SERVELLO dà atto alla senatrice De Zulueta delle sue precisazioni.

Il sottosegretario RANIERI replica anzitutto sulla questione irachena, osservando che la tattica finora seguita da Saddam Hussein ha disorientato i governi occidentali, soprattutto quelli che finora avevano sperato di ottenere il rispetto delle risoluzioni dell'ONU esclusivamente tramite la minaccia militare. E' poi dubbio che le sanzioni economiche abbiano ottenuto i risultati che il Consiglio di Sicurezza si prefiggeva sette anni fa. Si impone dunque un ripensamento della strategia finora seguita dall'ONU e, in particolare, dagli Stati Uniti.
In primo luogo bisognerebbe riconoscere che non è realistico il tentativo di liberarsi di Saddam Hussein attraverso le pressioni militari o economiche: non vi è ragione di ritenere che ciò che non fu possibile nel 1991 sia più facile nell'attuale situazione. L'obiettivo delle Nazioni Unite dunque non può che essere il pieno adempimento delle risoluzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza. Una volta stabilito ciò, occorre una riflessione sul modo migliore per raggiungere tale obiettivo e l'Italia partecipa a tale ripensamento, senza che ciò voglia dire una scarsa lealtà rispetto ai suoi impegni internazionali.
Il Segretario generale dell'ONU ha indicato una possibile via d'uscita, che consisterebbe in un approccio più gradualistico: di fronte a un progressivo adempimento delle risoluzioni da parte dell'Iraq, si potrebbe decidere un altrettanto graduale alleggerimento delle sanzioni. Tale proposta sembra una valida base di discussione, anche se gli interessi economici dei paesi produttori di petrolio - opportunamente sottolineati da alcuni senatori - costituiscono un ulteriore fattore di complicazione che non può essere ignorato.
Fa poi presente al senatore Andreotti che in seno alle Nazioni Unite la recente crisi irachena ha riportato in evidenza il tema del disarmo globale, con particolare riguardo alle armi nucleari, chimiche e batteriologiche. Soltanto una ripresa del processo generale di disarmo infatti può consentire una soluzione durevole dei conflitti che minacciano la pace.
Passando a trattare il caso Ocalan, il sottosegretario Ranieri si richiama alle comunicazioni rese ieri dal Presidente del Consiglio alla Camera dei deputati, sottolineando che l'Italia intende affrontare questo problema complesso e delicato nel rispetto dei principi di civiltà giuridica su cui si fonda la sua Costituzione. E' quindi evidente che l'estradizione del leader turco alla Turchia, ove sia effettivamente richiesta, non potrà essere concessa, mentre la domanda di asilo politico dovrà essere valutata tenendo conto delle norme che disciplinano tale istituto giuridico, nonchè degli interessi nazionali dell'Italia.
Un punto dev'essere comunque chiarissimo: una cosa è la lotta di liberazione di una minoranza oppressa e un'altra sono le attività terroristiche, che non meritano alcuna giustificazione e che il Governo non potrebbe mai tollerare.
Quanto ai rapporti con la Turchia, che è un partner di grande importanza per l'Italia e uno Stato di straordinaria rilevanza strategica, il Governo continuerà nella tradizionale linea di amicizia e di alleanza che è un punto fermo della politica estera italiana, assieme al richiamo altrettanto fermo al rispetto dei diritti umani e al riconoscimento del diritto dei curdi all'autogoverno, ferma restando l'integrità territoriale dello Stato turco.
Tra i problemi irrisolti che il Novecento consegna al nuovo millennio vi è indubbiamente anche la questione curda, che appare particolarmente complicata in quanto coinvolge un numero elevato di Stati; tuttavia anche tale questione dovrà essere affrontata e risolta in un ambito multilaterale, riconoscendo e contemperando gli interessi di tutte le parti coinvolte, come è avvenuto in Irlanda del Nord. L'Italia, pur consapevole dei limiti imposti dalla realtà obiettiva, è pronta a dare il proprio contributo per una soluzione politica del problema curdo.

Il presidente SERVELLO ringrazia il sottosegretario Ranieri per gli interventi da lui svolti nella seduta di ieri e in quella odierna.

Il senatore PORCARI, intervenendo sull'ordine dei lavori, richiama l'attenzione del Governo sulla situazione di degrado che la presenza di numerosissimi manifestanti curdi sta provocando nel piazzale antistante l'ospedale militare del Celio. Una presenza così massiccia e continuata provoca non poco disagio tra gli abitanti e intralcio per l'attività dell'ospedale. Chiede pertanto ai rappresentanti del Governo di attivarsi per imporre il rispetto delle elementari norme di civiltà e di ordine pubblico.

Il sottosegretario RANIERI prende atto della segnalazione del senatore Porcari e assicura che la sottoporrà alle autorità competenti.

SCONVOCAZIONE DELLA SEDUTA DI DOMANI

Il presidente SERVELLO fa presente che i disegni di legge iscritti all'ordine del giorno della seduta di domani non potranno essere svolti in quanto i senatori Cioni e Lauricella, relatori rispettivamente sui disegni di legge nn. 3438 e 3342, saranno assenti, mentre la senatrice Salvato ha chiesto di poter svolgere la relazione sul disegno di legge n. 2168 nella prossima settimana. Ricorda poi che il termine per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge n. 1280 è stato già spostato a martedì 24 novembre alle ore 12. Avverte pertanto che la seduta prevista per domani pomeriggio non avrà più luogo.


La seduta termina alle ore 16.15.