GIUNTA
per gli affari delle Comunità europee

MARTEDÌ 17 GIUGNO 1997


38a Seduta

Presidenza del Presidente
BEDIN

La seduta inizia alle ore 14,10

IN SEDE CONSULTIVA
(Doc. LVII, n. 2) Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 1998-2000
(Esame, ai sensi dell'articolo 125-bis del Regolamento. Parere alla 5a Commissione: favorevole)
(R125 B00, C05a, 0003°)

Sul documento di programmazione economico-finanziaria riferisce alla Giunta il presidente relatore BEDIN il quale rileva come il documento in titolo sottolinei l'importanza della partecipazione dell'Italia all'Unione economica e monetaria fin dall'inizio onde concorrere a pieno titolo alla definizione delle nuove istituzioni e delle regole e prassi di funzionamento. Il documento, tuttavia, sottolinea altresì come il risanamento dei conti pubblici, liberando risorse per le imprese e gli investimenti e consentendo una riduzione della pressione fiscale costituisca una condizione essenziale per lo sviluppo nella stabilità e per il rilancio nell'occupazione.
In relazione alla realizzazione dell'Unione economica e monetaria il Presidente relatore riepiloga i parametri fissati dal Trattato di Maastricht - stabilità del tasso di cambio in relazione al sistema monetario europeo nei due anni che precedono l'Unione monetaria, tasso di inflazione non superiore all'1,5 per cento della media dei tre Stati membri più virtuosi, deficit pubblico non superiore al 3 per cento del PIL e debito non superiore al 60 per cento del PIL e tassi di interesse a lungo termine non superiori al 2 per cento oltre il tasso praticato dai tre Paesi con la minore inflazione - e ricorda che il Consiglio europeo di Madrid del dicembre 1995 ha stabilito come data di avvio della terza fase dell'Unione economica e monetaria il primo gennaio 1999, data entro la quale saranno definite le disposizioni istitutive della Banca centrale europea e del Sistema europeo di Banche centrali e saranno fissati in modo irrevocabile i tassi di conversione delle valute nazionali in EURO, sulla base delle decisioni che saranno prese il primo luglio 1998 in merito ai Paesi ammessi a parteciparvi. Le decisioni più importanti sull'avvio nella terza fase dell'Unione monetaria saranno dunque prese nel corso del periodo di riferimento del Documento di programmazione economico-finanziaria in esame.
Tale documento segnala altresì i progressi compiuti nel 1996 e nel 1997 nella prospettiva della convergenza verso i parametri fissati dal Trattato di Maastricht, tenendo conto delle raccomandazioni formulate dalle istituzioni comunitarie. La Commissione europea, in particolare, nella relazione sulla convergenza dell'Unione europea nel 1996, presentata nel novembre dello scorso anno, sottolineava come l'Italia avesse un tasso medio di inflazione e di interesse nominale a lungo termine nettamente superiori ai valori di riferimento ed il Consiglio non aveva ancora abrogato la decisione del settembre 1994 sull'esistenza di un disavanzo eccessivo in Italia. Nella successiva relazione economica annuale per il 1997, pubblicata lo scorso febbraio, la Commissione tornava sul problema della riduzione dei disavanzi di bilancio sottolineando come tutti gli Stati membri contavano di compiere ulteriori progressi nel 1997 e come, in particolare, il miglioramento dovrebbe essere molto significativo per l'Italia corrispondendo ad una riduzione del disavanzo pari a circa 3,5 punti percentuali del PIL, a fronte di 1-1,5 punti percentuali in quasi tutti gli altri Stati membri. In questa situazione la Commissione si aspettava che almeno dodici Stati membri avrebbero raggiunto l'obiettivo di un disavanzo contenuto entro il 3 per cento del PIL, prevedendo invece un livello del 3,5 per cento per l'Italia. La relazione sottolineava inoltre l'intensità dello sforzo compiuto dall'Italia e rilevava l'esigenza di proseguire l'opera finalizzata alla riduzione drastica dei tassi di interesse prevedendo altresì una riduzione dei trasferimenti alle famiglie ed un ridimensionamento del pubblico impiego. Nella raccomandazione sui grandi orientamenti di politica economica degli Stati membri, pubblicata lo scorso aprile, la Commissione ha notato con favore la progressiva diminuzione del tasso di inflazione osservando come il rapporto deficit - PIL possa raggiungere nel 1997 l'obiettivo del 3 per cento, se le misure già prese nel bilancio per il 1997 e lo scorso marzo risulteranno pienamente efficaci o se, in caso contrario, il Governo italiano ne assumerà di ulteriori. La Commissione osservava tuttavia che sulla base delle politiche attuali il deficit avrebbe potuto aumentare nuovamente nel 1998, per la cessazione degli effetti di talune misure, rendendosi pertanto necessaria un'ulteriore manovra per garantire una continuità dell'assestamento della finanza pubblica, sostituendo le misure con carattere temporaneo assunte nel 1997 con provvedimenti strutturali che abbiano un impatto permanente sul bilancio.
L'oratore rileva pertanto come il DPEF illustri i progressi compiuti nel 1996 e nel 1997 nel processo di convergenza, con il ribasso del tasso di inflazione e la riduzione dei differenziali dei tassi di interesse a lungo termine e con i risultati conseguiti in termini di riduzione dell'indebitamento netto della Pubblica amministrazione, sceso al 3 per cento del PIL grazie alla manovra correttiva di 15.500 miliardi varata con il decreto legge n. 79 del 1997 dello scorso marzo. Tali progressi consentono di guardare con ottimismo al raggiungimento degli obiettivi connessi al rispetto dei parametri europei, nonostante si preveda nel 1997 una crescita ridotta del PIL reale, dell'1,2 per cento anzichè del 2,0 per cento, secondo quanto indicato nel DPEF presentato lo scorso anno.
Per quanto concerne il 1998 il Documento prevede una crescita del PIL reale del 2 per cento, una riduzione del tasso di inflazione dal 2,5 per cento del 1997 all'1,8 per cento ed una riduzione dei tassi di interesse a dodici mesi ad un livello del 6 per cento. La ripresa degli investimenti e dei consumi e la crescita della domanda determineranno un aumento del gettito fiscale il quale, pur aggiungendosi ad una riduzione per l'onere per interessi - derivante dalla riduzione dei differenziali dei tassi di interesse con gli altri Paesi e dal ridimensionamento del debito pubblico conseguito negli anni precedenti - non compenserà il venir meno degli effetti di alcuni provvedimenti a carattere temporaneo adottati nel 1997 e la crescita tendenziale della spesa per prestazioni sociali e per i trasferimenti richiesti per il finanziamento delle aziende di servizio pubblico centrali e periferiche. Poichè il quadro tendenziale per il 1998 indica un indebitamento netto corrispondente al 4,10 per cento del PIL si renderà necessaria una manovra correttiva di circa 25.000 mila miliardi per ridurre l'indebitamento della Pubblica amministrazione, in rapporto al PIL, al livello programmato del 2,8 per cento. Tale manovra, secondo le indicazione del DPEF, dovrebbe gravare per due quinti su aumenti di entrate e per tre quinti su interventi correttivi della spesa.
In materia di maggiori entrate, che saranno dell'ordine di 10.000 miliardi, si esclude il mantenimento dei proventi straordinari derivanti dal contributo per l'Europa, introdotto nel 1997 (11.500 miliardi), e si prevede di incorporare 2.000 miliardi dal recupero di evasione in conseguenza dell'attuazione delle deleghe fiscali, cui si aggiungeranno altri interventi concernenti l'evasione ed una rimodulazione delle aliquote delle imposte indirette.
Il documento esclude altresì interventi sulle spese in conto capitale, giacchè l'intervento correttivo riguarderà interamente la spese corrente al netto degli interessi per un importo di circa 15.000 miliardi. Circa 5.000 miliardi, in particolare, deriveranno dalla riforma del bilancio, dal decentramento amministrativo, dallo snellimento delle procedure, dalla responsabilizzazione finanziaria degli enti periferici e da interventi di razionalizzazione nel settore della scuola, della sanità e delle procedure di acquisto di beni e servizi da parte della Pubblica amministrazione. Ulteriori risparmi per circa 10.000 miliardi deriveranno dal riordino di finanziamenti statali alle aziende di servizio pubblico, della politica tariffaria nei settori dei trasporti e delle poste, delle politiche di sostegno dei prezzi agricoli, delle politiche di finanziamento degli enti esterni al settore statale e dallo sviluppo del processo di riforma dello stato sociale in settori quali il mercato del lavoro, la sanità, l'assistenza e l'ordinamento pensionistico. L'aumento dell'avanzo primario derivante dalla manovra produrrà inoltre un risparmio della spesa per interessi stimato in 1.500 miliardi.
Per quanto concerne gli anni successivi il Presidente relatore illustra come il DPEF indichi come obiettivo per il 1999 un indebitamento netto della Pubblica amministrazione rispetto al PIL del 2,40 per cento e per il 2000 dell'1,80 per cento. Considerando invece che la previsione tendenziale dell'indebitamento netto in rapporto al PIL è del 4,38 per cento nel 1999 e del 4,06 per cento nel 2000, si richiederanno manovre correttive pari, rispettivamente, a 14.503 miliardi e 6.793 miliardi.
In relazione al debito, tenendo anche conto della politica di privatizzazioni, i cui proventi sono utilizzati per ridurre il debito, l'obiettivo programmatico è di scendere, in termine di rapporti al PIL, dal 123,8 per cento nel 1996 al 122,76 per cento nel 1997, al 121,11 per cento nel 1998. Il documento mostra altresì come negli ultimi anni, in previsione della partecipazione dell'Italia all'Unione economica e monetaria, sia stata ridotta la quota di titoli a breve e di quelli indicizzati - più sensibili alle fluttuazioni dei mercati finanziari - sul totale dei titoli di Stato in circolazione, in modo da ridurre l'impatto di movimenti avversi nei tassi di interesse sulla spesa per interessi e di migliorare le capacità di previsione di tali oneri in sede di formazione del bilancio dello Stato.
Per quanto concerne altri profili di interesse comunitario l'oratore rileva come il documento affermi l'impegno del Governo per migliorare la capacità di utilizzo dei finanziamenti comunitari, prevedendo di spendere, entro il 31 dicembre 1997, il 38 per cento dei fondi disponibili e di utilizzare, entro il 31 dicembre 2001, l'intero ammontare di risorse assegnate all'Italia dall'Unione europea.
Tra i profili di natura fiscale si rileva l'incidenza dell'armonizzazione a livello comunitario sulla struttura delle imposte indirette. Il documento segnala altresì i risparmi che deriveranno dalla razionalizzazione del bilancio, dell'azione di delegificazione e dalla semplificazione delle procedure amministrative.
Il Presidente relatore si sofferma inoltre sul tema dell'occupazione, oggetto di una risoluzione approvata ieri in occasione del Consiglio europeo di Amsterdam insieme alla risoluzione sul patto di stabilità e che deve costituire un obiettivo essenziale dell'Unione economica monetaria. A tale riguardo l'oratore rileva come il DPEF illustri i benefici che deriveranno alla crescita economica, e pertanto all'occupazione, dal risanamento del bilancio dello Stato e dalla realizzazione dell'Unione economica e monetaria in uno scenario di crescente stabilità dei prezzi, dei tassi di cambio valutari e di riduzione dei differenziali di interesse in Europa. Per quanto concerne la spesa sociale, in particolare, il documento segnala come la quota di spesa destinata a finalità sociali sia analoga a quella degli altri paesi dell'Unione europea ma come si possano riscontrare profonde differenze qualitative. La struttura della spesa sociale in Italia, infatti, a differenza della media europea, sembrerebbe privilegiare la spesa previdenziale a scapito di quella assistenziale, per il sostegno delle famiglie e dei disoccupati. Il documento prevede inoltre una crescita dell'occupazione dello 0,5 per cento nel 1998, dello 0,7 per cento nel 1999 e dello 0,9 per cento nel 2000 e sottolinea come la centralità di tale obiettivo pervada l'intera impostazione del DPEF, nella prospettiva di trasformare la crescita economica in produzione di nuovi posti di lavoro.
L'oratore prosegue rilevando come i diversi livelli occupazionali nel Centro-Nord e nel Centro-Sud dell'Italia e la crescente divergenza tra le due aree del Paese suggeriscano chiare indicazioni in relazione agli interventi prioritari, che devono essere indirizzati allo sviluppo del Mezzogiorno e delle aree depresse mediante il potenziamento delle infrastrutture, il sostegno alle piccole e medie imprese e il rafforzamento dei distretti industriali, l'assistenza tecnica e finanziaria, una differente organizzazione nel mercato del lavoro e un utilizzo più efficace dei finanziamenti comunitari. Il presidente relatore Bedin rileva altresì come il tema dell'occupazione sia stato al centro della XVI Conferenza degli Organismi specializzati negli affari comunitari dei Parlamenti dell'Unione europea (COSAC), svoltasi la scorsa settimana all'Aia, dove, a fronte dell'intervento del Ministro delle finanze olandese, Gerrit Zalm, che rilevava la prevalente competenza degli Stati nella lotta contro la disoccupazione e la mancata disponibilità di risorse per svolgere interventi europei, numerose delegazioni, fra cui quella italiana, hanno sottolineato come il problema della disoccupazione abbia una rilevanza europea e debba essere posto al centro delle politiche dell'Unione. Tale impostazione, peraltro, risulta confermata dalla decisione assunta al Consiglio europeo di Amsterdam di affiancare alla risoluzione sul Patto di stabilità una risoluzione sull'occupazione.
Alla luce delle considerazioni svolte il presidente relatore Bedin propone di esprimere un parere favorevole alla Commissione di merito.

Il senatore VERTONE GRIMALDI, ricordando le polemiche nei confronti delle previsioni della Commissione europea dei mesi scorsi che hanno coinvolto le più alte cariche dello Stato, conferma la gravità dei giudizi espressi dalle istituzioni comunitarie nei confronti della capacità dell'Italia di rispettare l'obiettivo di un disavanzo inferiore al 3 per cento del PIL. Al riguardo il documento in esame conferma un approccio che, come nel passato, è basato più su aspettative ottimistiche che non su dei dati di fatto, comportamento che mina la fiducia nei confronti dell'Italia da parte degli altri partners europei. Per tale motivo l'oratore dichiara di non poter votare a favore del documento da cui si evince, peraltro, che, tenendo conto dell'evoluzione tendenziale della finanza pubblica, la tassa sull'Europa non potrà più essere considerata una tantum.

Il senatore MAGNALBÒ lamenta l'eccessiva genericità del documento in titolo su temi quali l'agricoltura e le piccole e medie imprese. L'agricoltura, in particolare, a seguito della progressiva eliminazione degli interventi di sostegno comunitari sarà destinata a confrontarsi con i mercati internazionali con effetti che potrebbero essere catastrofici sia per il settore produttivo che per il mercato dei terreni. Per quanto concerne le piccole e medie imprese ne viene sottovalutata la rilevanza fondamentale per l'economia italiana e la penalizzazione che deriva loro dall'arretratezza del sistema bancario italiano. Alla luce di tali considerazioni l'oratore esprime un giudizio sfavorevole sul DPEF, eccessivamente incentrato sui grandi interessi finanziari e che sottostima i disagi dei piccoli operatori che costituiscono il tessuto produttivo dell'Italia.

Il senatore MANZI preannuncia il voto favorevole del proprio gruppo, quale componente della maggioranza parlamentare che sostiene il Governo. L'oratore esprime tuttavia forti perplessità in merito agli aspetti fiscali del documento in esame, che a fronte di un'evasione fiscale stimata nell'ordine di 250.000 miliardi prospetta un recupero di gettito irrisorio, di poche migliaia di miliardi, che non giustifica la perdurante richiesta di sacrifici agli italiani, ed in merito alla lotta alla disoccupazione. Una crescita dell'occupazione dello 0,5 per cento, infatti, è palesemente inadeguata, a fronte di una situazione che vede 3 milioni di disoccupati o di occupati non regolarizzati, e sembra in contraddizione rispetto al conclamato obiettivo di concentrare tutti gli sforzi possibili nei confronti della soluzione di tale problema.

La senatrice DANIELE GALDI rileva come la ridotta credibilità dell'Italia riscontrata negli ultimi anni non possa essere ascritta esclusivamente ai dati della finanza pubblica, che peraltro ha visto un progressivo risanamento nel corso degli anni 1990, ma debba essere anche riferita all'instabilità politica che ha comportato frequenti mutamenti della compagine governativa. L'affidabilità, tuttavia, è cresciuta negli ultimi tempi grazie anche agli sforzi compiuti dall'Italia che è stato l'unico Paese europeo ad avviare una effettiva riforma del sistema previdenziale passando al sistema contributivo, riforma che ovviamente richiede un periodo di transizione. L'oratrice sottolinea in particolare come il documento in titolo offra un interessante elemento di novità prefigurando un fondo per l'assistenza e lo stato sociale il quale costituisce un presupposto per il riordino della spesa sociale, che attualmente produce dei servizi inadeguati. Il documento illustra altresì le riforme avviate nel campo delle pensioni, della sanità e del fisco, che non costituiscono forse la soluzione di tutti i problemi ma rappresentano una buona base di partenza.
Per quanto concerne l'occupazione la senatrice Daniele Galdi rileva come non sia più possibile provvedervi mediante stanziamenti di bilancio e come sia necessario affrontare il tema in modo diverso rispetto al passato, tenendo conto dell'esigenza di modificare l'organizzazione del mercato del lavoro e di far fronte alle sfide che provengono da altre aree del mondo caratterizzate da bassissimi livelli del costo del lavoro. Rispetto a tali sfide l'Europa può trovare delle risposte comuni in termini di potenziamento dei servizi e delle infrastrutture e di qualificazione della manodopera.

Rispondendo ad un breve intervento del senatore VERTONE GRIMALDI, sull'importanza del fisco quale strumento per incentivare la collocazione delle imprese in Italia, la senatrice DANIELE GALDI conclude sottolineando l'esigenza di sviluppare la lotta all'evasione per consentire una riduzione della pressione fiscale ed esprimendo il proprio giudizio favorevole sul documento in esame.

Il senatore NAVA dichiara di condividere le valutazioni critiche già espresse da altri colleghi sul DPEF, il quale dimostra di essere inadeguato in relazione alla drammaticità del problema della disoccupazione. Giudicando contraddittorie le conclusioni del senatore Manzi rispetto alle premesse del suo intervento, l'oratore sottolinea come il DPEF sia eccessivamente incentrato sui profili finanziari che, come ribadito anche in occasione della riunione della COSAC dell'Aia, non debbono pregiudicare gli obiettivi politici e sociali del processo di integrazione europea. Lo stesso Governatore della Banca d'Italia ha espresso delle osservazioni critiche sul DPEF nel corso dell'audizione da parte delle Commissioni di bilancio, rilevando come esso prefiguri una manovra di finanza pubblica che assegna un peso eccessivo agli interventi sulle entrate. In conclusione l'oratore ribadisce il giudizio sfavorevole sul documento in esame il quale non sembra idoneo a delineare con sufficiente precisione strumenti adeguati in relazione agli obiettivi che si prefigge.

Il presidente relatore BEDIN ringrazia i senatori intervenuti nel dibattito precisando l'intenzione di attenersi, nella replica, ai profili di competenza della Giunta. Rispondendo al senatore Vertone Grimaldi, in particolare, l'oratore rileva come il DPEF chiarisca che il livello di indebitamento del 2,8 per cento in rapporto al PIL nel 1998 è un obiettivo programmatico e non una previsione tendenziale e che, pertanto, non costituisce un dato acquisito ma un risultato del lavoro che dovrà essere svolto dal Governo e dalle Camere. Al riguardo, tuttavia, il DPEF ribadisce più volte che non verrà riproposta nel 1998 la tassa sull'Europa.
Per quanto concerne l'occupazione il Presidente relatore precisa che la crescita dello 0,5 per cento si riferisce alla effettiva produzione di nuovi posti di lavoro e non pregiudica il raggiungimento di ulteriori obiettivi per quanto concerne la regolarizzazione di rapporti che attualmente rientrano nel campo del lavoro sommerso. In merito alle osservazioni critiche del senatore Magnalbò sul sistema bancario l'oratore sottolinea infine il ruolo riconosciuto alla Banca europea per gli investimenti nell'ambito del protocollo sull'occupazione concluso ad Amsterdam e rileva la possibilità di contemplare ulteriori interventi concernenti il sistema bancario nell'ambito delle norme di diritto derivato volte a disciplinare la Banca centrale europea ed il Sistema europeo di Banche centrali.
Viene quindi sottoposto a votazione il conferimento di un mandato al Presidente relatore ad esprimere alla Commissione bilancio un parere favorevole, mandato che risulta approvato a maggioranza.

SUI LAVORI DELLA GIUNTA

Il Presidente BEDIN comunica alla Giunta che la seduta già convocata per domani, mercoledì 18 giugno, non avrà luogo alle 8,30 ma alle ore 14 e che l'audizione del Presidente della Cabina di regia per i Fondi strutturali dell'Unione europea si terrà la prossima settimana.

CONVOCAZIONE DELL'UFFICIO DI PRESIDENZA
(R029 000, C23a, 0004°)

Il PRESIDENTE informa altresì la Giunta che l'Ufficio di Presidenza è convocato domani, mercoledì 18 giugno, al termine della seduta della Giunta convocata alle ore 14.

La seduta termina alle ore 15.