GIUNTA
per gli affari delle Comunità europee



Giovedì 4 Marzo 1999

136a Seduta

Presidenza del Presidente

BEDIN








Intervengono, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, in rappresentanza della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, il dottor Vito D'Ambrosio, Presidente della Regione Marche accompagnato dal dottor Andrea Ciaffi; il dottor Angelo Capodicasa, Presidente della Regione Sicilia; il dottor Alberto Zorzoli, Vice Presidente della Regione Lombardia accompagnato dal dottor Roberto Nepomuceno e dal dottor Franco Lionetti; il dottor Paolo Giannarelli, Assessore alle politiche comunitarie della Regione Toscana; la dottoressa Marina Principe, dirigente della Segreteria della Conferenza dei Presidenti delle Regioni.



La seduta inizia alle ore 8,45.





PROCEDURE INFORMATIVE



Indagine conoscitiva sulla partecipazione delle Regioni alle fasi formativa e applicativa del diritto comunitario: audizione di rappresentanti della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome
(Seguito dell'indagine e rinvio) (R048 000, C23a, 0004°)


Il presidente BEDIN porge il benvenuto alla delegazione della Conferenza dei Presidenti delle Regioni segnalando che la Giunta ha tratto spunto per lo svolgimento dell'indagine in titolo dall'esame del disegno di legge n. 3107, concernente l'approvazione del nuovo Statuto della Regione Toscana. Nella prospettiva della realizzazione di un rapporto positivo fra Parlamento e regioni nella costruzione dell'Europa la Giunta ha avuto modo, peraltro, di rilevare aspetti che necessitano di un maggiore approfondimento quali il raccordo tra le leggi comunitarie e la cosiddetta legge Bassanini e la partecipazione alla fase formativa del diritto comunitario.

Il presidente della Regione Marche D'AMBROSIO presenta gli altri componenti della delegazione, il presidente della Regione Sicilia Capodicasa, il vice presidente della Regione Lombardia Zorzoli e l'assessore alle politiche comunitarie della Regione Toscana Giannarelli, accompagnati da funzionari delle rispettive amministrazioni, e ringrazia la Giunta per l'invito che costituisce un ulteriore sviluppo del confronto con le regioni sulle tematiche comunitarie che è stato già avviato a proposito di altri temi.
Preannunciando l'invio di un documento dettagliato di risposta ai quesiti trasmessi dalla Giunta, alcuni dei quali presuppongono l'esposizione della situazione di ciascuna regione, l'oratore si sofferma sugli aspetti più generalmente riconducibili all'esperienza comune. In relazione all'articolo 9 della legge n. 183 del 1987, che prevede la trasmissione alle regioni dei progetti di atti normativi comunitari, come rilevato dallo stesso ministro Letta in occasione di una recente sessione comunitaria della Conferenza Stato-Regioni, non esistono dati che consentano di esprimere una valutazione di sintesi su tale procedimento mentre, a proposito dell'efficacia della suddetta sessione speciale l'oratore esprime un giudizio non del tutto soddisfacente. Nonostante l'indubbia utilità di tale strumento permangono infatti delle carenze aggravate dalla modifica introdotta dalla legge comunitaria 1998, che ha ridotto a venti giorni il termine per l'espressione del parere della Conferenza Stato-Regioni sugli schemi dei decreti legislativi di attuazione delle direttive comunitarie consentendo altresì al Governo di procedere all'emanazione dei decreti delegati anche in assenza del suddetto parere. La sessione comunitaria della Conferenza Stato-Regioni ha inoltre dimostrato di non costituire un mezzo che consente alle regioni di incidere realmente sull'elaborazione degli atti comunitari da parte della Commissione europea. Tale situazione è confermata dal fatto che la posizione comune definita dalle regioni sulla riforma dei fondi strutturali, benché sia stata comunicata al Parlamento europeo e alla Commissione di Bruxelles, non ha prodotto effetti significativi. La Commissione europea, da parte sua, utilizza altri canali per acquisire gli orientamenti delle istituzioni locali, quali il Comitato delle Regioni, per gli aspetti politici, ed altri organismi consultivi per gli aspetti di carattere tecnico.
L'oratore rileva altresì i buoni rapporti con la Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea i quali, peraltro, non risentono ancora di modifiche derivanti dal distacco di quattro funzionari regionali in quanto tale iniziativa, prevista dalla legge comunitaria, è stata concretamente posta in essere solo di recente, con il distacco di due funzionari lo scorso autunno, dopo la soluzione di non semplici difficoltà burocratiche. Sollecitando anche il sostegno della Giunta per la soluzione di tali difficoltà l'oratore osserva come taluni problemi siano posti da quei settori della burocrazia che ancora vedono gli affari comunitari come una componente della politica estera.
Applicando la legge comunitaria 1995-1997, le regioni si sono valse, tuttavia, di quelle disposizioni che consentono l'apertura di uffici di collegamento a Bruxelles. Le Regioni Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio e Toscana, in particolare, hanno stabilito di aprire un ufficio comune che consentirà una presenza stabile ed ufficiale, senza dover ricorrere a strumenti surrettizi, quali le sedi estere di enti finanziari dipendenti dalle regioni. In tale campo un esempio particolarmente significativo è offerto dai Länder tedeschi che, avvalendosi di una presenza più strutturata a Bruxelles, sono stati tradizionalmente più capaci di incidere sulla fase ascendente influenzando l'impostazione della normativa comunitaria in modo tale da beneficiare in maniera più efficace dell'Italia dei fondi comunitari. A tale riguardo, si sono attrezzate da tempo anche altre nazioni quali la Francia e la Spagna. Restano però da risolvere per i funzionari delle regioni italiane distaccati presso l'ufficio di Bruxelles dei problemi inerenti l'accreditamento alle istituzioni comunitarie. Non appaiono peraltro comprensibili i motivi di un vincolo ad essere accreditati attraverso la Rappresentanza permanente, che limita l'efficacia delle azioni dei rappresentanti delle regioni.
Sottolineando l'importanza di una tempestiva informazione attraverso le gazzette ufficiali e le banche dati elettroniche, ivi comprese quelli accessibili su Internet, il Presidente della Regione Marche illustra il contributo offerto alla Conferenza dei Presidenti delle regioni, che non dispongono di un organismo associativo analogo all'ANCI, dal CINSEDO, struttura di consulenza tecnica che le regioni hanno deciso di potenziare proprio in relazione all'esigenza di migliorare le forme di raccordo con l'Unione europea. Un maggiore coinvolgimento nella fase ascendente appare peraltro inevitabile in settori di più diretta competenza delle regioni, quale l'ambiente e le politiche occupazionali gestite dal Fondo sociale europeo, laddove in altri campi l'interesse è più indiretto.
Una più efficace partecipazione delle regioni al processo formativo comunitario presuppone la capacità di definire posizioni comuni ma necessita anche di una forte azione di coordinamento da parte della Presidenza del Consiglio tra i vari Dicasteri la quale, tuttavia, nonostante l'impegno e la preparazione del Ministro per le politiche comunitarie appena nominato, non appare ancora adeguata. Su un tema quale l'Agenda 2000, infatti, il negoziato è guidato dal Ministero degli affari esteri, la gestione dei riflessi interni è affidata al Ministero del bilancio ed altri aspetti importanti, di carattere più settoriale, sono direttamente seguiti da altri dicasteri. Il Ministero dei trasporti, ad esempio, avvalendosi della notevole competenza di taluni dei funzionari di cui dispone, svolge una propria politica europea mentre le deleghe conferite al Ministro per le politiche comunitarie in materia di coordinamento non sembrano corrispondere a quella che è la realtà dei fatti.

Il presidente BEDIN ringrazia il presidente D'Ambrosio per l'esposizione e condivide l'esigenza di rafforzare le attribuzioni del Ministero per le politiche comunitarie, prendendo atto che in numerosi settori dell'Unione europea l'impatto su affari interni predomina sui profili di politica estera.

Il senatore BESOSTRI, rilevando che già in occasione della discussione della legge comunitaria 1995-97 si cercò inutilmente di delimitare le competenze del Ministero degli affari esteri nei rapporti con l'Unione europea, sottolinea l'importanza di un tempestivo intervento nella fase ascendente giacché i margini sono estremamente ridotti in sede di attuazione delle direttive, tanto più che queste hanno impropriamente assunto un'impostazione sempre più dettagliata.
Ricordando che in Germania i ministri per gli affari europei dei Länder risiedono a Bonn proprio al fine di realizzare il massimo coordinamento con i vari livelli istituzionali, l'oratore sottolinea come esistano delle iniziative, quali un maggiore collegamento con i deputati europei eletti nella circoscrizione, che le regioni potrebbero assumere a prescindere da modifiche del quadro normativo.

La senatrice SQUARCIALUPI sottolinea l'importanza della partecipazione delle regioni alla fase ascendente e ritiene tuttavia più proficuo, anche sulla base dell'esperienza svolta al Parlamento europeo, un collegamento con i deputati europei specializzati nelle materie oggetto di interesse da parte delle regioni piuttosto che con gli eletti locali. Ricordando che il Governo forniva ai deputati europei un'informativa sulle proprie posizioni l'oratore chiede se esista un'analoga trasmissione dei pareri delle regioni, che potrebbero costituire l'oggetto di emendamenti presentati dai membri italiani del Parlamento europeo. Tale prassi potrebbe manifestarsi particolarmente utile in settori di specifica competenza delle regioni quali l'ambiente.

Il senatore BIASCO non ritiene che il problema del ruolo del Ministero degli affari esteri nei rapporti con l'Unione europea assuma un rilievo fondamentale in quanto sarebbe opportuno perseguire delle soluzioni flessibili. Appare invece come una questione ben più significativa la capacità della Germania di incidere sull'elaborazione delle norme che disciplinano le procedure di finanziamento comunitario, onde beneficiarne direttamente, a fronte di una situazione italiana che vede notevoli ritardi. A questo si unisce il rischio di una riassegnazione dei fondi non utilizzati ad altri Stati membri, con un conseguente grave danno per le regioni ed in particolare per il Mezzogiorno.
L'oratore sottolinea, pertanto, l'esigenza di consentire un più diretto accesso delle regioni alla fase formativa della legislazione comunitaria ed alla sua successiva attuazione, tenendo conto che, invece, la legge Bassanini sembra accentrare nel Governo i rapporti con le istituzioni comunitarie.

Il senatore MAGNALBÒ ringrazia il Presidente della Regione Marche per la chiarezza dell'esposizione e, a differenza del senatore Biasco, non ritiene secondario il ruolo svolto dal Ministero degli affari esteri poiché i problemi di coordinamento tra le varie Amministrazioni dello Stato in merito ai rapporti con l'Unione europea venivano già evidenziati nella relazione presentata dal senatore Zecchino a nome della Giunta per gli affari delle Comunità europee nel lontano 1991.
Condividendo l'importanza annessa anche da altri oratori alla partecipazione delle regioni dalla fase ascendente l'oratore ricorda che nella seduta di ieri il Ministro per le politiche comunitarie ha previsto che al termine dell'attuale periodo di programmazione finanziaria non sarà utilizzato più del 60 per cento circa dei fondi destinati alle regioni italiane e chiede, pertanto, se queste stiano adeguando le loro strutture in vista di una migliore utilizzazione di tali finanziamenti e si avvalgano, al riguardo, della Cabina di regia nazionale presieduta dall'ingegner Carzaniga.

Il senatore LO CURZIO, rilevando i danni derivanti alle produzioni agricole delle regioni meridionali dagli accordi commerciali definiti tra l'Unione europea e taluni paesi del Mediterraneo, sollecita l'adozione di adeguate iniziative politiche da parte delle regioni interessate. L'oratore sottolinea altresì l'esigenza che nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni il Governo venga impegnato a tutelare strutture di altissimo valore culturale, come l'Istituto nazionale del dramma antico ed altri istituti di carattere culturale ed economico con sede a Siracusa ed in altri centri che, accogliendo anche giovani di paesi terzi mediterranei, offrono servizi di grande valore a livello europeo ed internazionale.

Il senatore MUNGARI condivide l'importanza della partecipazione delle regioni alla fase ascendente tenendo conto che le carenze dell'Italia in tale processo hanno spesso determinato la produzione di norme comunitarie ultronee rispetto all'ordinamento italiano. È necessario pertanto che in un negoziato importante come l'Agenda 2000 le regioni possano far valere le loro valutazioni. Una più efficace partecipazione alla fase formativa del diritto comunitario - attraverso adeguate strutture di collegamento con le istituzioni comunitarie e, soprattutto, di coordinamento nell'ambito del Governo - consentirebbe inoltre una riduzione del notevole volume del contenzioso con l'Unione europea. A tale riguardo la Giunta dovrebbe farsi portavoce di tale esigenza e offrire il proprio contributo.

Il senatore MANZI condivide l'opinione che nel Ministero degli affari esteri possano sussistere dei settori riluttanti a cedere competenze ma sottolinea come un rapporto più stretto tra Parlamento e Giunta, da un lato, e Conferenza Stato-Regioni, dall'altro, potrebbe aiutare queste ultime a risolvere alcune difficoltà. In relazione ai dati sull'utilizzo dei fondi comunitari esposti dal Ministro Letta, sarebbe opportuno comprendere la situazione delle varie regioni in quanto sarebbe preoccupante apprendere che esistono eccessivi divari. Tali informazioni, peraltro, sarebbero necessarie per verificare se tutte le regioni dispongono di capacità operative adeguate per l'utilizzo delle risorse, ovvero se sussistano dei punti deboli.

Il presidente BEDIN, rilevando come l'interesse della Giunta su temi quali le relazioni euromediterranee e l'acquisizione di spunti utili dalla legislazione di altri Stati membri permarrà anche dopo la conclusione dell'indagine in titolo, cede la parola ai rappresentanti della Conferenza dei Presidenti delle Regioni per replicare agli intervenuti.

Il vice presidente della Regione Lombardia ZORZOLI, in merito alle considerazioni sui rapporti con i deputati europei, esprime la delusione delle regioni che hanno avuto modo di riscontrare la difficoltà di porsi in sintonia anche dalla scarsa partecipazione a talune riunioni congiunte. Rilevando come le regioni riescano peraltro a definire delle posizioni comuni al di là delle diverse forze politiche che compongono le varie Giunte, l'oratore sottolinea come, nonostante la responsabilità primaria del Governo in merito alla fase ascendente, sia necessario realizzare un raccordo più efficace onde evitare che la legislazione europea penalizzi le regioni italiane.

Il presidente della Regione Sicilia CAPODICASA, con riferimento all'intervento del senatore Lo Curzio, rileva come le regioni si siano candidate a svolgere un ruolo centrale nella realizzazione del nuovo programma MEDA, che sarà definito nella Conferenza di Stoccarda fra poco più di un mese. I problemi derivanti dai rapporti commerciali con altri paesi del Mediterraneo non possono essere affrontati, peraltro, rivolgendosi a pratiche protezionistiche, che sarebbero in contrasto con le intese sottoscritte e con la prospettiva della realizzazione di un'area di libero scambio nel 2010. È necessario invece, come richiesto in una mozione approvata dall'Assemblea regionale siciliana, che il Governo e le istituzioni comunitarie siano consapevoli dei disagi derivanti da tali accordi a talune produzioni agricole adoperandosi per l'introduzione di misure di accompagnamento volte a tutelare la qualità dei prodotti italiani ed europei. La promozione della qualità costituisce infatti l'unico terreno di competizione con altri paesi, prospettiva che dovrebbe essere tenuta presente nel quadro della più complessiva riforma della politica agricola comune. Nell'ambito del partenariato euromediterraneo potrebbero essere inoltre svolti dei progetti tesi a valorizzare l'attività di istituzioni culturali di alto valore quali l'Istituto nazionale del dramma antico.

L'Assessore per le politiche comunitarie della Regione Toscana, GIANNARELLI, rileva come l'iniziativa delle cinque regioni dell'Italia centrale di realizzare un ufficio comune a Bruxelles sia volta a creare le premesse per un'effettiva partecipazione delle regioni alla fase ascendente ed a realizzare un canale di comunicazione permanente con la Commissione europea, che già si è rivelato molto utile per prevenire delle procedure d'infrazione in merito a provvedimenti regionali che avrebbero potuto essere altrimenti considerati come aiuti di Stato illegittimi. La suddetta struttura faciliterà inoltre le relazioni con la Commissione affari regionali del Parlamento europeo, con analoghi uffici delle regioni di altri Stati membri e, più in generale, costituisce un mezzo per le regioni per essere presenti al centro dell'Unione europea, la cui vita non è solamente costituita dai fondi strutturali. Al riguardo è opportuno tener presenti le politiche delle innovazioni tecnologiche previste nell'ambito del 5° programma quadro di ricerca e sviluppo e, più in generale, le politiche sociali, per la gioventù e per la tutela dei diritti della persona che, pur non avendo una valenza finanziaria, hanno una considerevole importanza per le regioni ed i cittadini che esse rappresentano.
La struttura di Bruxelles, cui le cinque regioni partecipano con almeno due funzionari ciascuna, costituisce anche un utile strumento di formazione per il personale delle amministrazioni regionali e degli altri Enti locali e la volontà di realizzare un progetto comune, che non è chiuso rispetto ad altre regioni, non nasce solamente dall'esigenza di beneficiare di talune economie di scala, ma anche da quella di esercitare delle forme di influenza più efficaci.
I problemi di accreditamento che sono stati menzionati sono connessi anche alla necessità di risolvere taluni problemi burocratici per i funzionari destinati a Bruxelles quali i rapporti con le istituzioni comunitarie e con le amministrazioni belghe. Esistono tuttavia altre forme di raccordo a livello europeo fra gli Enti locali e regionali quali l'Associazione delle regioni europee, l'Associazione delle regioni a vocazione tecnologica ed industriale, l'Associazione delle regioni vitivinicole e l'Associazione delle regioni transfrontaliere. Tali organismi hanno generalmente una vocazione transnazionale ed arricchiscono le occasioni di collaborazione contribuendo alla creazione di una comune coscienza europea.
In merito all'utilizzo dei fondi strutturali l'oratore osserva come spesso gli organismi di coordinamento - quali la Cabina di regia, che andrebbe rafforzata e che invece, ultimamente, appare depotenziata - non dispongano dei dati più aggiornati e precisa, al riguardo, che la Toscana si accinge ad utilizzare la totalità dei fondi comunitari ad essa destinati.

Il presidente della Regione Sicilia CAPODICASA illustra un'iniziativa analoga a quella assunta dalle cinque regioni dell'Italia centrale, che sta per essere avviata dalla Sicilia, la Sardegna e la Campania, e che prevede la realizzazione di un ufficio comune a Bruxelles nello stesso edificio utilizzato dalle altre regioni.

Il presidente della Regione Marche D'AMBROSIO invita la Giunta ad intervenire all'inaugurazione dell'Ufficio delle regioni a Bruxelles e risponde al senatore Biasco illustrando gli esempi di organizzazione delle regioni di altri paesi membri quali Spagna e Francia e, in particolare, Austria, Germania e Belgio, Stati ad ordinamento federale. In Germania, in particolare, i Länder sono rappresentati nell'ambito della delegazione governativa che partecipa alle trattative nelle riunioni del Consiglio dei Ministri dell'Unione mentre in Francia i rappresentanti degli enti locali e regionali formulano degli indirizzi al Governo sulla fase ascendente in quanto membri del Senato. Un esempio significativo della distanza fra organizzazione interna e normativa comunitaria è offerto dalla complessità dei procedimenti amministrativi italiani inerenti l'urbanistica e l'edilizia che, per loro natura, si svolgono in tempi troppo lunghi rispetto alle scadenze comunitarie, determinando delle difficoltà nell'utilizzazione dei finanziamenti europei.

Il presidente BEDIN rileva che è in corso in Senato un dibattito sulle conseguenze del partenariato euromediterraneo, volto a sbloccare la ratifica dell'accordo con il Marocco ed a chiedere nel contempo delle garanzie per le produzioni agricole mediterranee danneggiate da tali intese, ringrazia la delegazione della Conferenza dei Presidenti delle Regioni per le esposizioni, per la documentazione preannunciata e per l'invito a visitare l'Ufficio di Bruxelles e dichiara conclusa l'audizione.

Il seguito dell'indagine è quindi rinviato.


MATERIE DI COMPETENZA



Direttiva 92/12/CEE relativa al regime generale, alla detenzione, alla circolazione ed ai controlli dei prodotti soggetti ad accisa
(Seguito dell'esame e conclusione. Approvazione, ai sensi dell'articolo 144, comma 6, del Regolamento, del Doc. XXIV-ter, n. 1) (R144 001, C23a, 0001°)


Riprende l'esame rinviato nella seduta di ieri.

Il relatore BESOSTRI, ricordando di aver illustrato la materia in titolo nella precedente seduta, propone di concludere l'esame approvando la seguente risoluzione:
"La Giunta per gli affari delle Comunità europee,

premesso che:

- la direttiva comunitaria 92/12/CEE prevede, con la proroga già accordata, che dal 1° luglio 1999 venga abolito l'attuale regime di vendite in esenzione fiscale (duty free), per i viaggiatori all'interno dell'Unione europea;
- nel vertice europeo dei Capi di Governo che si è svolto a Vienna nel dicembre 1998 i Capi di Governo dell'UE hanno rivolto una sollecitazione alla Commissione ed al Consiglio dei Ministri finanziari (Ecofin) a presentare un rapporto sui problemi occupazionali derivanti dalla chiusura dei duty free e a decidere su un'eventuale proroga limitata del regime transitorio;
- a tale sollecitazione hanno fatto seguito le prese di posizione dei Primi Ministri di Francia, Germania e Gran Bretagna con lettere al Presidente della Commissione, con le quali viene evidenziata la contraddizione tra la comune priorità dell'Unione europea di sviluppare l'occupazione e la forte perdita occupazionale che seguirà alla chiusura dei duty free - secondo stime elaborate da più fonti, attorno ai 140.000 posti di lavoro, circa 10.000 in Italia - e tenendo conto che anche nel caso che tali previsioni fossero non esatte, nondimeno nella grave situazione occupazionale europea occorre evitare ogni diminuzione di occupati;
- anche secondo comunicati stampa della Commissione le conseguenze sull'occupazione sarebbero sicure, ancorché temporanee e localizzate;
- gli effetti dell'abolizione si ripercuoterebbero inoltre sugli utenti dei servizi aeroportuali e marittimi, attraverso il rincaro dei biglietti, a copertura dei mancati introiti delle società aeroportuali;
- importanti imprese nazionali hanno più volte fatto presenti le ripercussioni sulla commercializzazione e la promozione all'estero del prodotto italiano di fascia alta;
- gli acquisti in negozi duty free hanno carattere aggiuntivo rispetto ai normali consumi e pertanto è da escludersi che vi sarà un corrispondente volume di vendite nella rete di dettaglio;
- non è dimostrata la distorsione della concorrenza tra mezzi di trasporti ascrivibile al regime duty free piuttosto che ai tempi di trasporto;
considerato che:

il dossier sarà esaminato in via definitiva dai Ministri delle finanze dei paesi dell'Unione europea il prossimo 15 marzo;

invita il Governo ad intervenire in sede di Consiglio dei Ministri delle finanze al fine di ottenere un rinvio di tre anni del termine del 30 giugno 1999 per la cessazione dell'attuale regime di vendite in duty free per i viaggiatori comunitari - in modo che i tempi e le modalità di esecuzione del provvedimento di trasformazione dell'attuale regime non siano in contrasto con la salvaguardia e lo sviluppo dell'occupazione, obiettivi prioritari delle politiche comunitarie - ovvero a proporre una riduzione progressiva dei vantaggi fiscali accompagnata da concorrenti interventi di riqualificazione e di sostegno al reddito dei lavoratori colpiti dalla chiusura dei negozi duty free e della riduzione del loro volume di affari;

sottolinea che i minori introiti per le società aeroportuali non debbano essere riversati sugli utenti per impedire un aumento del costo della vita;

ritiene infine che una proroga del regime duty free debba accompagnarsi ad un monitoraggio dei prezzi per evitare che il vantaggio per il consumatore sia insignificante rispetto ai benefici dei venditori."

Il progetto di risoluzione, posto in votazione, è approvato.



La seduta termina alle ore 10,10.