AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3ª)

MARTEDI' 5 OTTOBRE 1999

239ª Seduta (antimeridiana)

Presidenza del presidente
MIGONE

Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Martelli.

La seduta inizia alle ore 11,45.

SULLA PUBBLICITA’ DEI LAVORI
(R033 004, C03a, 0028°)

Il presidente MIGONE avverte che è stata presentata richiesta di attivazione dell’impianto audiovisivo per lo svolgimento dell’odierna seduta. Comunica, altresì, che il Presidente del Senato, in previsione di tale richiesta, ha preannunciato il suo assenso.

La Commissione accoglie tale proposta e conseguentemente viene adottata questa forma di pubblicità, ai sensi dell’articolo 33, comma 4, del Regolamento, per il successivo svolgimento dei lavori.


PROCEDURE INFORMATIVE

Comunicazioni del Governo sulla partecipazione italiana alla missione ONU a Timor est.
(R046 003, C03a, 0025°)

Il presidente MIGONE, nel ringraziare il sottosegretario Martelli per aver assicurato la propria disponibilità alla seduta odierna, fa presente che l'invio di contingenti militari all'estero deve essere previamente autorizzata dal Parlamento, come prevede tra l'altro una recente disposizione di legge.
Peraltro l'approvazione di alcune mozioni su Timor est da parte dell'Assemblea nella seduta del 15 settembre non basta di per sé a surrogare tale autorizzazione, poiché in quei documenti vi era soltanto un indirizzo politico al Governo in ordine alla partecipazione italiana ad eventuali missioni di pace. Occorre invece individuare una precisa procedura che consenta al Parlamento di valutare, ogni volta che si inviano militari italiani all'estero, i molteplici aspetti della missione anche sotto il profilo operativo.

I senatori PORCARI, ANDREOTTI, VERTONE GRIMALDI e SQUARCIALUPI dichiarano di concordare con il Presidente.

Il sottosegretario MARTELLI si riserva di approfondire i problemi normativi e procedurali connessi alle missioni militari all'estero, osservando però che, nel caso di specie, la missione a Timor est è stata autorizzata dalla risoluzione 1264 del Consiglio di sicurezza dell'ONU: non si può pertanto dubitare della sua legittimità sul piano internazionale.
Ricordato che il Governo ha attentamente seguito lo svolgimento del referendum a Timor est, ove era presente un diplomatico appositamente inviato, sottolinea che, dopo lo scoppio delle violenze contro la popolazione civile, l'Italia, in stretto collegamento con i partners europei, ha compiuto gli opportuni passi presso le autorità indonesiane e in ambito ONU per favorire le misure necessarie al ristabilimento della pace. Un pacchetto di misure sanzionatorie era stato predisposto dall'Unione europea per indurre il Governo di Jakarta ad accettare una forza di pace internazionale, ma, dopo la dichiarazione in tal senso del presidente Habibie, il Consiglio Affari Generali nella riunione di lunedì 13 settembre si è limitato a imporre l'embargo alle esportazioni di armi e la sospensione della cooperazione militare per un periodo di quattro mesi.
Il 15 settembre il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha autorizzato la costituzione di una forza multinazionale sotto un comando unificato, con il compito di ripristinare condizioni di sicurezza, facilitare le operazioni di assistenza umanitaria e proteggere la missione UNAMET. Su tale base è stata costituita la "forza internazionale per Timor est" (INTERFET), che nella pienezza dei suoi effettivi sarà composta da 8.000 uomini, di cui 4.500 forniti dall'Australia, che ha il comando della forza. L'Italia ha messo a disposizione 600 uomini e un primo gruppo di 50 paracadutisti della Folgore si trova già in Australia per il necessario addestramento.
L'INTERFET, che può contare già su 6.000 militari, controlla attualmente la capitale e le altre due principali città del paese; negli ultimi giorni ha assunto il controllo dell'area di confine con Timor ovest, senza incontrare la temuta resistenza da parte delle milizie filo-indonesiane.
Secondo fonti dell'ONU, 60.000 profughi sarebbero già rientrati nelle loro abitazioni, mentre altri 230.000 si sarebbero rifugiati a Timor ovest ed è in corso un negoziato con le autorità indonesiane per consentirne il ritorno. Gli stessi indonesiani riconoscono che oltre il 60 per cento di tali profughi vorrebbe ritornare a Timor est, ma sussistono notevoli problemi da risolvere, prima di dare inizio all'operazione.
Il sottosegretario Martelli precisa poi che l'Italia contribuisce all'azione umanitaria con aiuti alimentari, erogati dall'AIMA, per il valore di un miliardo di lire, nonché con lo stanziamento di 300.000 dollari a favore dell'OMS e di 395.000 franchi svizzeri alla Croce Rossa Internazionale. Il Governo italiano ha votato a favore della costituzione di una Commissione di inchiesta, nella sessione straordinaria dell'Alto Commissariato per i rifugiati conclusasi il 27 settembre a Ginevra, e ritiene che i responsabili delle violazioni dei diritti umani debbano essere perseguiti nelle sedi appropriate. Peraltro è difficile tradurre in pratica tale orientamento, per la mancanza di una polizia civile e di una magistratura nel territorio di Timor est.
Superata l'emergenza, bisognerà creare dal nulla un'amministrazione civile per consentire al nuovo Stato di operare in condizioni di effettiva indipendenza. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite riferirà entro oggi al Consiglio di sicurezza sull'esito dei colloqui trilaterali tra Indonesia, Portogallo e ONU sul trasferimento dell'amministrazione di Timor est alle Nazioni Unite. In ogni caso il suo territorio resterà sotto la sovranità indonesiana fino al voto dell'Assemblea consultiva popolare, eletta nel mese di giugno, che ha aperto la prima sessione lo scorso 1° ottobre e dovrebbe rapidamente procedere all'accettazione del verdetto del referendum.
E' comunque essenziale concludere al più presto la fase di transizione, per evitare effetti destabilizzanti sull'intera regione.

Il senatore SERVELLO si associa alle osservazioni svolte dal presidente Migone all'inizio della seduta, rilevando che sarà comunque necessario un intervento legislativo anche per coprire le spese derivanti dalla partecipazione all'INTERFET.

Il senatore PORCARI fa presente che la missione a Timor est non è certo un'azione di peace keeping, ma rappresenta un caso tipico di peace enforcement, che rende indispensabile l'autorizzazione parlamentare. Chiede poi al rappresentante del Governo quali siano le regole di ingaggio per i contingenti che partecipano all'INTERFET.
Per quanto riguarda l'entità dei contingenti, ritiene singolare che l'Italia invii 600 uomini, quando gli Stati Uniti si sono impegnati a contribuire con 310 militari. Peraltro solo 200 dei militari italiani saranno inviati per via aerea, mentre il resto del contingente seguirà per mare, con i tempi dettati da un ridicolo machiavellismo.
In futuro sarà opportuno evitare eccessi di presenzialismo e decidere, in sede di policy planning, in quale area del mondo è essenziale che l'Italia partecipi alle azioni internazionali di pace.

Il senatore ANDREOTTI apprezza la rapidità della decisione italiana di partecipare alla missione e ritiene essenziale un rapido riconoscimento internazionale dell'indipendenza di Timor est, come è espressamente richiesto nelle mozioni approvate dal Senato.
Il drammatico svolgimento degli eventi è dovuto probabilmente alla convinzione delle autorità indonesiane che il referendum avrebbe avuto un esito a loro favorevole; l'atteggiamento iniziale del Governo di Jakarta ha forse disorientato anche l'ONU, che si attendeva un'accettazione dell'esito del referendum. Ora il governo indonesiano è certamente preoccupato per le ripercussioni nelle innumerevoli altre isole abitate da minoranze etniche, ma la via maestra per mantenere l'integrità del paese non è certo la repressione, bensì la concessione di un ragionevole grado di autonomia e di decentramento.
I crimini commessi finora non potranno restare impuniti e, pertanto, si dovrà prendere in considerazione la costituzione di un tribunale internazionale ad hoc, non essendo ancora entrato in vigore lo statuto del Tribunale penale internazionale.

Il senatore VERTONE GRIMALDI sollecita un approfondimento sulla situazione economica dell'Indonesia, che subì due anni or sono una gravissima crisi monetaria, rilevando che le ingenti risorse petrolifere dell'arcipelago destano grande interesse in Australia. E' poi opportuna una riflessione sul principio di autodeterminazione dei popoli, che potrebbe avere conseguenze devastanti se fosse riconosciuto per tutte le innumerevoli minoranze che aspirano a creare uno Stato-nazione. A tal riguardo è opportuno ricordare che lo Stato liberale si fonda sui diritti dell'individuo e della maggioranza, che non possono essere travolti dal riconoscimento dell'autodeterminazione a tutte le minoranze linguistiche o religiose.

Il senatore PIANETTA, dopo aver sottolineato che le mozioni approvate il 15 settembre non sono sufficienti ad autorizzare la missione militare all'estero, osserva che i drammatici eventi di Timor est erano facilmente prevedibili e, quindi, sarebbe stato necessario inviare una forza di protezione prima dello svolgimento del referendum. L'atteggiamento oscillante delle autorità indonesiane si spiega forse con il fatto che, a un certo punto, i militari hanno avuto il sopravvento sui politici; è comunque indubbio che le varie fazioni abbiano usato il problema di Timor est a scopi di politica interna.

La senatrice SQUARCIALUPI pone in risalto un curioso paradosso, per cui la tragedia di un'isola situata quasi agli antipodi dell'Europa è stata affrontata dai paesi europei con una coesione che non hanno dimostrato in occasione di crisi altrettanto gravi determinatesi sul territorio europeo. Ormai matura la convinzione che, in queste occasioni, ci si debba muovere nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea.
Esprime poi perplessità in ordine a un rapido riconoscimento del nuovo governo, poiché le autorità di Timor est non sembrano ancora pronte ad esercitare un effettivo controllo del paese. Infine fa presente al senatore Vertone Grimaldi che, anche nell'ambito del Consiglio d'Europa, è in atto una riflessione sui limiti del principio di autodeterminazione.

Il senatore SERVELLO si associa al rilievo del senatore Pianetta circa l'imprevidenza dimostrata dalle Nazioni Unite, poiché disordini e violenze erano ampiamente prevedibili, qualunque fosse stato l'esito del referendum. Le condizioni di totale disintegrazione sociale e amministrativa in cui versa attualmente Timor est dovrebbero indurre a una certa cautela in ordine al riconoscimento immediato dell'indipendenza: in realtà l'attuale status di quel territorio si avvicina molto al protettorato delle Nazioni Unite.
Infine pone in evidenza i gravi pericoli cui la forza di pace andrà incontro, che potrebbero essere accresciuti dalla ridotta partecipazione degli Stati Uniti, dal momento che le loro forze armate posseggono una capacità deterrente ben maggiore rispetto a quella degli altri contingenti.

Il presidente MIGONE concorda con il senatore Servello circa l'imprevidenza della comunità internazionale, rilevando che la ragione di fondo del grave ritardo nell'invio della forza di pace è un approccio che privilegia la stabilità nel breve periodo. Ciò ha indotto numerosi governi, e in particolare gli Stati Uniti, a puntare sul mantenimento dello status quo anche quando erano evidenti i segni di scollamento nella situazione indonesiana. Ritiene poi improcrastinabile una seria riflessione sulle istituzioni finanziarie internazionali, dopo i ripetuti fallimenti che hanno scosso il sistema economico mondiale.
Per quanto riguarda il riconoscimento internazionale dell'indipendenza, fa presente che in questo caso la comunità internazionale deve limitarsi a riconoscere l'esistenza di un nuovo Stato, rendendo così irreversibile l'esito del referendum. Il permanere in una situazione d'incertezza provocherebbe invece ulteriori violenze.

Replica poi il sottosegretario MARTELLI, precisando anzitutto che il Governo ha accettato le mozioni approvate dal Senato e, pertanto, si adopererà per un immediato riconoscimento internazionale del nuovo Stato. Fa poi presente che il Segretario generale dell'ONU ha chiesto contributi per la futura amministrazione transitoria e l'invio di esperti nei vari settori dell'amministrazione civile: l'Italia farà la sua parte, assieme agli altri paesi membri.
Con riferimento ai quesiti del senatore Porcari, precisa che la risoluzione 1264 è stata adottata dal Consiglio di sicurezza, in attuazione del capitolo 7 della Carta dell'ONU: le regole d'ingaggio dell'INTERFET saranno quindi adeguate ai rischi di un conflitto armato.
Infine raccoglie la provocazione intellettuale del senatore Vertone Grimaldi, osservando che il rispetto incondizionato dei diritti umani ha un'importanza centrale nel nuovo diritto internazionale, mentre il riconoscimento dei diritti delle minoranze non può avere un carattere illimitato.

Il presidente MIGONE dichiara chiuso il dibattito sulle comunicazioni del Governo.

La seduta termina alle ore 13,10.