Riprende l'indagine rinviata nella seduta del 13 gennaio.
Il presidente BEDIN porge il benvenuto al presidente Badaloni ed agli altri rappresentanti dell'Associazione italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa (AICCRE), cui è stato fatto pervenire uno schema indicativo delle questioni che la Giunta intenderebbe approfondire.
Il presidente dell'AICCRE BADALONI ringrazia la Giunta per la sensibilità dimostrata avviando l'indagine in titolo ed esprime la propria disponibilità a seguire, nella sua esposizione, la traccia dei quesiti trasmessi. Rilevando come l'articolo 9 della legge n. 183 del 1987, cosiddetta legge Fabbri, che consente alle Regioni di esprimere osservazioni al Governo su progetti di atti normativi comunitari, sia stato a suo tempo fortemente voluto dalle Regioni stesse, l'oratore riscontra una scarsa disponibilità di dati sull'effettivo svolgimento della procedura da esso disposta.
In ordine al coinvolgimento delle regioni nella fase ascendente può essere configurata una sorta di graduatoria in ordine alla rispettiva efficacia di strumenti quali il citato articolo 9 della legge Fabbri, sicuramente il più incisivo benché necessiti di una compiuta applicazione, la partecipazione al Comitato delle regioni dell'Unione europea - nel quale, però, non sono rappresentate tutte le regioni - la sessione comunitaria della Conferenza di Stato-Regioni, che tuttavia deve essere ancora perfezionata, nonché, infine, l'ausilio dei funzionari regionali assegnati alla Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea. In merito all'organizzazione delle strutture preposte nelle varie regioni a seguire il procedimento normativo comunitario nonché a coordinarne l'applicazione in sede regionale non esiste una specifica casistica - che tuttavia dovrebbe essere disponibile presso il CINSEDO - ma si rileva una certa disomogeneità di tal ché, presso alcune Regioni le funzioni di coordinamento vengono esercitate dal Presidente ed in altre esiste invece la figura dell'assessore competente per le questioni comunitarie, i quali, a loro volta, si avvalgono, secondo i casi, di uffici dell'Amministrazione ovvero di strutture del Gabinetto. Presso la Regione Lazio, ad esempio, esiste la figura dell'assessore degli affari comunitari ma anche il Presidente svolge delle funzioni di coordinamento, direttamente o per il tramite del Capo di Gabinetto, in qualità di Presidente della Cabina di regia regionale. Esistono inoltre delle strutture di coordinamento fra le regioni in vista della definizione di posizioni comuni sull'elaborazione di atti comunitari. Nell'ambito della Conferenza dei Presidenti delle Regioni l'azione di coordinamento per gli affari europei è infatti esercitata dal Presidente della Regione Marche, D'Ambrosio, ed esistono strutture di supporto tecnico presso il CINSEDO e la stessa AICCRE, che dispone di un Comitato tecnico di supporto della Delegazione italiana al Comitato delle regioni. A tale organismo, peraltro, partecipano in rappresentanza dell'Italia 12 Presidenti di Regioni, 8 Presidenti di Provincia e 4 sindaci i quali, in particolare, si avvalgono anche del supporto dell'ANCI. La peculiarità dell’AICCRE è poi quella di costituire un raccordo fra le Regioni e le autonomie locali, nel quadro di un’associazione europea presieduta da Giscard d'Estaing, a differenza di altri organismi associativi che hanno una valenza più corporativa.
Rilevando come in relazione alla fase preparatoria del diritto comunitario siano state assunte iniziative da parte delle regioni anche su materie diverse dall'Agenda 2000, l'oratore individua fra i più significativi settori di collaborazione con la Rappresentanza italiana presso l'Unione europea quelli degli aiuti di Stato, dell'azione svolta nell'ambito del Comitato delle regioni, dell'ambiente e della gestione dei fondi strutturali. Il rapporto con la Rappresentanza è senz'altro migliorato dopo l'assegnazione ad essa di quattro funzionari regionali ma le regioni si sono progressivamente organizzate anche per aprire propri uffici a Bruxelles - direttamente avvalendosi della sede dell’Unioncamere - di collegamento con le istituzioni comunitarie. Il 10 marzo prossimo, peraltro, sarà inaugurata la "Casa comune" di cinque regioni dell'Italia centrale, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio, che hanno inteso realizzare dei servizi comuni a Bruxelles.
Sottolineando l'importanza delle banche dati e di Internet per acquisire tempestivamente informazioni sugli atti comunitari, l'oratore giudica complessivamente ancora scarsa l'incidenza delle regioni sulla fase formativa del diritto comunitario ed osserva che altre strutture, quali il CINSEDO ed il CNR, potrebbero disporre di informazioni comparate sull'esperienza svolta al riguardo dalle regioni di altri Stati membri dell'Unione europea.
Soffermandosi sul tema della partecipazione delle regioni all’applicazione del diritto comunitario, il dottor Badaloni sottolinea i crescenti adempimenti che potranno derivare a tale proposito dal processo di decentramento amministrativo in atto e riscontra su tale materia una certa discrepanza, che occorrerebbe superare, tra la legge Bassanini, che riserva allo Stato l'esecuzione degli obblighi comunitari, e la legge n. 128 del 1998, legge comunitaria 1995-1997, che riconosce alle regioni la facoltà di dare immediata attuazione alle direttive comunitarie nelle materie di competenza concorrente.
Rilevando l'utilità di un monitoraggio sull'organizzazione e l'attività svolte dalle regioni in merito al recepimento del diritto comunitario, i cui dati dovrebbero essere disponibili presso il Dipartimento per il coordinamento delle politiche comunitarie, l'oratore dichiara infine la disponibilità dell'AICCRE a fornire alla Giunta ulteriore documentazione utile per l'indagine conoscitiva.
Il presidente BEDIN ringrazia il Presidente dell'AICCRE ed apre il dibattito.
Il senatore LO CURZIO, ricordando come la Sicilia, rifiutando la scelta secessionista, si sia data un proprio ordinamento, all'indomani della guerra e dopo la caduta del regime nazifascista, prima ancora della nascita delle istituzioni repubblicane, sottolinea i disagi che caratterizzano i rapporti tra le regioni, da un lato, e lo Stato e l'Unione europea, dall'altro, soprattutto in relazione ai princìpi del federalismo ed al coinvolgimento delle regioni nella fase ascendente del diritto comunitario, reso ancora più necessario dalla moneta unica.
In relazione ai negoziati sull'Agenda 2000, l'oratore chiede chiarimenti sul possibile impatto della riforma della politica agricola e dei fondi strutturali sulle regioni, tenendo conto che per regioni a statuto speciale come la Sicilia si prospetta una penalizzante equiparazione alle regioni a statuto ordinario, nonostante peculiarità quali la particolare posizione strategica in relazione ai rapporti con gli Stati del Mediterraneo. Il senatore Lo Curzio chiede altresì chiarimenti sull'efficacia dei rapporti tra le regioni e la Rappresentanza italiana presso l'Unione europea nonché, in merito al raccordo tra i vari livelli di decentramento, sul ruolo che spetta in prospettiva alle province.
Il senatore MANZI ringrazia il Presidente dell'AICCRE per l'esposizione e chiede se il processo di trasferimento di nuovi compiti alle regioni, a fronte dei diversi gradi di efficienza ascrivibili alle varie strutture amministrative e alla diversa preparazione delle persone chiamate ad esercitare tali compiti, non rischi di determinare delle situazioni di difformità nel territorio italiano. Al riguardo è necessario assicurare che il trasferimento di tali compiti si traduca in un beneficio per i cittadini e non si comprendono le difficoltà che impediscono alle regioni italiane di trarre spunto dai validi esempi offerti in campo amministrativo dalle regioni di paesi quali la Spagna, la Germania e la Francia.
L'oratore sottolinea in particolare l'esigenza di evitare che il decentramento in campo fiscale crei delle situazioni di disomogeneità e di competizione fra le varie regioni in termini ancora più preoccupanti di quanto già sta avvenendo fra diversi Comuni, anche limitrofi, per l'ICI.
Il senatore MAGNALBÒ osserva come l'esperienza svolta nell'ambito della Commissione bicamerale per la riforma amministrativa abbia dimostrato l'esigenza di verificare che le strutture regionali siano preparate a recepire i nuovi compiti loro assegnati. In tale prospettiva l'oratore chiede quali valutazioni complessive si possano trarre in ordine al ruolo delle regioni nell'ambito del rapporto tra lo Stato e l'Unione europea nel quadro del processo di decentramento in atto.
Rilevando come su tali temi sia necessario superare la prassi di raccogliere informazioni su base episodica e come il successo di tale processo dipenda in misura rilevante dalla qualità e dall'efficienza dei singoli soggetti chiamati a gestire nuovi compiti, l'oratore esprime la propria sorpresa per la configurazione di processi che vanno contro corrente. Sembra infatti che le regioni tendano ad aggregarsi in macroregioni per esercitare congiuntamente quelle funzioni che hanno ottenuto dallo Stato centrale.
Con riferimento alle considerazioni del senatore Lo Curzio, il senatore Magnalbò sottolinea infine il ruolo delle province e di altre forme di aggregazione intercomunali, favorite dalla stessa legge Bassanini, per gestire dei servizi che non potrebbero funzionare sulla scala dei piccoli comuni.
Il senatore BETTAMIO chiede chiarimenti sulle forme di raccordo fra gli uffici aperti dalle regioni a Bruxelles, la Rappresentanza permanente d'Italia presso le istituzioni comunitarie e la Commissione europea.
Il presidente dell’AICCRE BADALONI replica gli intervenuti sottolineando in primo luogo come le regioni italiane si siano impegnate nel negoziato sull'Agenda 2000 per evitare di essere penalizzate dal processo di ampliamento dell'Unione verso i paesi dell'Europa centrale ed orientale. L'AICCRE, in particolare, in relazione all'applicazione delle politiche comunitarie ha svolto un'azione di supporto - della Sicilia e di altre regioni - non solamente in termini tecnici ma anche su aspetti politico-istituzionali.
Il segretario generale dell'AICCRE PELLEGRINI precisa come tale associazione abbia svolto compiti di informazione e formazione, sull'Agenda 2000 e sui fondi strutturali, realizzando in particolare forme di coordinamento per l'applicazione dei patti territoriali in Sicilia.
Il dottor BADALONI, con riferimento all'intervento del senatore Lo Curzio, sottolinea come, più che un declassamento delle regioni a statuto speciale si stia cercando di operare, in prospettiva, un'azione di adeguamento delle regioni a statuto ordinario. Rilevando come il ruolo delle province sia stato ormai definito nell'ambito della stessa riforma Bassanini, l'oratore ritiene che nel settanta per cento dei casi le regioni abbiano già elaborato i provvedimenti necessari per l'attuazione della riforma amministrativa, i quali sono attualmente all'esame dei Consigli regionali o delle Commissioni competenti. Tra i vari livelli di decentramento, peraltro, è preferibile realizzare delle forme di collaborazione, quali la Conferenza Regioni-Autonomie locali istituita dalla Regione Lazio, piuttosto che dare luogo ad antagonismi che non favoriscono l'efficienza.
Ascrivendo la crescente efficacia nell'utilizzo dei fondi comunitari alla maggiore stabilità dei governi regionali che si è realizzata, con le dovute eccezioni, rispetto al passato, l'oratore sottolinea come le regioni di altri Stati membri abbiano tratto un estremo beneficio dalla possibilità di avvalersi, prima di quelle italiane, di uffici di collegamento con l'Unione europea. Tali strutture sono fondamentali per prepararsi con tempestività alle scadenze europee onde evitare di perdere delle chances. Forme di aggregazione sono necessarie sia per i comuni che per le regioni per utilizzare più efficacemente tutte le risorse comunitarie ma l'apertura di una casa comune a Bruxelles di alcune regioni dell'Italia centrale non risponde all'obiettivo di configurare una sorta di macroregione bensì all'esigenza di realizzare talune sinergie.
Riconoscendo come il processo di decentramento in atto richiederà delle forme di coordinamento tra le regioni, soprattutto nel campo fiscale, l'oratore si sofferma sulla crescente utilità delle iniziative congiunte delle regioni, come quella oggetto di un recente convegno a Siracusa, anche al fine di partecipare ai programmi MEDA nell'ambito del partenariato euromediterraneo. Tali programmi sono stati sbloccati con molto ritardo ascrivibile all'ostruzionismo posto da Stati dell'Europa centro-settentrionale ed assumono grande importanza sia al fine di controbilanciare una gravitazione eccessiva dell'Unione sul Nord Europa - conseguente all'Agenda 2000 e al processo di ampliamento - sia in termini di nuove opportunità che vengono offerte nel quadro della collaborazione con la Spagna, la Francia ed altri Stati del Mediterraneo.
L'oratore rileva, infine, come nell'ambito della Conferenza dei presidenti delle Regioni venga svolta una proficua azione di coordinamento a prescindere dalle diverse appartenenze politiche e sottolinea l'esigenza di accelerare la realizzazione del federalismo fiscale onde dare concretezza al processo di decentramento regionale.
Il presidente BEDIN ringrazia i rappresentanti dell'AICCRE sottolineando l’interesse della Giunta ad acquisire l’ulteriore documentazione eventualmente disponibile e dichiara conclusa l'audizione.
Il seguito dell'indagine è quindi rinviato.
OSSERVAZIONI E PROPOSTE SU ATTI DEL GOVERNO
(377) Schema di decreto legislativo recante: “Attuazione della direttiva 96/9/CE relativa alla tutela giuridica delle banche di dati”
(Esame ai sensi dell’articolo 144, comma 3, del Regolamento. Osservazioni favorevoli con proposte di modifica alla 2a Commissione)