Riprende l'indagine rinviata nella seduta dell'11 marzo.
Il presidente BEDIN illustra gli scopi dell'indagine e rileva la genericità delle proposte delineate nell'Agenda 2000 per quanto concerne i prodotti mediterranei. Chiedendo al riguardo se tale impostazione possa comportare danni per l'agricoltura italiana l'oratore sottolinea altresì l'esigenza di verificare se le prospettive di crescita del mercato mondiale compensino la riduzione di talune forme di sostegno ai prezzi prefigurata nell'ambito della revisione della politica agricola comune e di approfondire l'impatto sull'agricoltura del processo di ampliamento dell'Unione europea e cede la parola al dottor Falcioni rappresentante della Coldiretti.
Il dottor FALCIONI esprime il proprio apprezzamento per la tempestività dimostrata dalla Giunta affrontando i temi suddetti proprio nella giornata in cui vengono presentate a Bruxelles le proposte di riforma dei fondi strutturali e della politica agricola comune (PAC). Per valutare la portata delle proposte di riforma delineate nell'Agenda 2000 è necessario analizzare gli effetti prodotti dall'attuale politica agricola. Essa, infatti, ha determinato un aumento degli squilibri fra produttori, fra territori e fra prodotti; l'Italia, ad esempio, rappresenta il 16 per cento dell'agricoltura europea e riceve solamente il 10 per cento degli aiuti; il settore ortofrutticolo, che interessa fortemente l'Italia, rappresenta il 10 per cento della produzione e riceve soltanto il 4 per cento dei contributi e il vino, che costituisce il 5 per cento della produzione, riceve soltanto il 2 per cento dei contributi. Altri prodotti, al contrario, sono fortemente avvantaggiati dall'attuale politica agricola come nel caso dei seminativi che, costituendo il 10 per cento della produzione, ricevono il 40 per cento dei contributi. In altri termini l'80 per cento dei contributi viene convogliato al 20 per cento dei produttori dando luogo ad un meccanismo che tende ad aggravare gli squilibri.
L'oratore sottolinea pertanto come la riforma della PAC si renda necessaria e urgente ma rileva come le proposte delineate nell'Agenda 2000 non sembrino idonee a ridurre gli squilibri ma piuttosto tendano ad aggravarli. Viene infatti prevista una riforma che comporta indicazioni specifiche per seminativi, carni bovine e latte rinviando al futuro la riforma di altri prodotti di maggiore interesse per le regioni mediterranee, benché il commissario Fischler abbia preannunciato la presentazione di proposte di revisione anche per l'olio d'oliva. L'Agenda 2000 prefigura inoltre una revisione degli interventi di sostegno che è legata alla superficie delle imprese interessate indipendentemente dal numero di occupati.
L'oratore sottolinea inoltre come il processo di allargamento dell'Unione europea interesserà fortemente l'agricoltura in quanto riguarderà paesi che generalmente sono meno ricchi ma caratterizzati da un rilevante settore agricolo. A tale processo si aggiunge inoltre lo sviluppo e la liberalizzazione degli scambi con i paesi del Mediterraneo il cui impatto interessa in misura rilevante i prodotti delle aree meno sviluppate dell'Italia. A tale proposito sarebbe quindi opportuno prevedere delle specifiche misure di sostegno così come si fece istituendo i programmi integrati mediterranei (PIM) quando aderirono alla Comunità europea Spagna e Portogallo.
Il dottor Falcioni rileva infine come anche le proposte inerenti la riforma dei fondi strutturali assumano grande interesse per l'agricoltura considerando che le aree rurali costituiscono l'80 per cento della superficie comunitaria. A fronte delle condizioni di sfavore che spesso caratterizzano tali aree - bassi livelli di reddito, elevato spopolamento e altri problemi sociali - si riscontra una sorta di disimpegno laddove l'Agenda 2000 prevede l'assorbimento dell'attuale obiettivo 5b nel nuovo obiettivo 2 ed una riduzione delle superfici interessate dagli interventi strutturali. L'adozione del solo criterio di un livello di reddito inferiore al 75 per cento della media comunitaria per l'individuazione delle aree ammissibili nell'obiettivo 1 comporta inoltre il rischio dell'esclusione di Molise, Sardegna e Puglia, regioni caratterizzate da gravi problemi agricoli e sociali.
Il presidente BEDIN ringrazia il dottor Falcioni per l'esposizione e cede la parola al dottor Tabacchini rappresentante della Confagricoltura.
Il dottor TABACCHINI conviene con le valutazioni svolte dal dottor Falcioni e rileva, in particolare, come le proposte delineate nell'Agenda 2000 contribuiscano ad accrescere gli squilibri tra i prodotti continentali, settore lattiero-caseario e carni bovine, per i quali si prevede una crescita della spesa, e quelli mediterranei, quali vino, olio d'oliva e tabacco, che maggiormente interessano l'Italia, per cui si prefigura invece un'invarianza delle risorse disponibili.
L'oratore sottolinea altresì l'esigenza di riflettere sull'opportunità di procedere ad una nuova riforma della politica agricola comune a soli cinque anni da quella del 1992. Attualmente, infatti, non ci troviamo di fronte ad una crisi finanziaria o ad un accumulo di eccedenze intollerabile, analogo a quello che si era verificato in corrispondenza della precedente revisione, non è prevedibile un impatto dell'allargamento prima del 2005 o 2006 né vi sono urgenze determinate dai rapporti internazionali giacché gli accordi conclusi nell'ambito dell'organizzazione mondiale del commercio (OMC) considerano compatibili gli attuali regimi comunitari di aiuto all'agricoltura fino al 2003. Le proposte indicate nell'Agenda 2000 non sembrano peraltro conseguenti rispetto all'obiettivo di raggiungere un livello di pezzi più basso idoneo ad aumentare la competitività dei prodotti europei. Esse prevedono infatti una riduzione del 20 per cento degli aiuti per quanto concerne i cereali, che invece sono già competitivi a livello mondiale, uguale a quella prevista per l'orzo, che costituisce il 25-30 per cento dell'export europeo, che invece non è competitivo sul piano mondiale. Analogamente appare incoerente una riduzione del 15-20 per cento dei rimborsi per il settore lattiero-caseario e le carni bovine laddove non vi è alcuna possibilità di competitività di tali prodotti sul piano mondiale in quanto usufruiscono attualmente di aiuti che, in alcuni casi, raggiungono il 50 per cento.
In relazione al processo di ampliamento dell'Unione europea l'oratore ritiene che l'effettivo impatto non possa essere ancora pienamente valutato. Ai costi già previsti, dell'ordine di 25.000-30.000 miliardi di lire, si devono infatti aggiungere gli effetti dovuti alle potenzialità produttive dei nuovi Stati membri. Al riguardo sarebbe forse opportuno evitare di prefissare delle scadenze determinate considerando tra l'altro che un'immediata estensione della PAC a tali paesi, la cui spesa alimentare costituisce circa il 50 per cento della spesa delle famiglie, potrebbe comportare per essi una forte pressione inflazionistica. Al contrario sarebbe preferibile un approccio pragmatico, tenendo conto che per l'adesione alla politica agricola di Spagna e Portogallo fu previsto un periodo transitorio di dieci anni, onde valutare il processo di convergenza del livello dei redditi e dei prezzi agricoli.
Anche per quanto concerne i fondi strutturali il dottor Tabacchini conviene con le valutazioni del precedente oratore rilevando come nel 2006 tutte le Regioni italiane, salvo la Calabria, potrebbero essere escluse dall'obiettivo 1 e come la confluenza dell'obiettivo 5b nel nuovo obiettivo 2 potrebbe creare problemi per gli interventi comunitari nelle aree rurali. L'effetto combinato della riforma della PAC e della riforma dei fondi strutturali comporterà quindi un rafforzamento della posizione di contributore netto dell'Italia la quale, secondo dati della Corte dei conti, nel periodo 1991-1996 ha già versato all'Unione europea contributi netti per 20.000 miliardi di lire.
La riduzione del sostegno ai prezzi significa inoltre una riduzione unilaterale delle preferenze comunitarie per i prodotti europei che non è stata contrattata con gli organismi rappresentativi delle aziende del settore e che potrà determinare delle disparità di trattamento fra le imprese. Dal punto di vista della gestione degli aiuti il maggiore coinvolgimento degli Stati comporterà un aumento della flessibilità ma anche il rischio di una rinazionalizzazione delle politiche agricole. L'oratore sottolinea in conclusione l'esigenza di porre grande attenzione al futuro della politica agricola tenendo conto dell'atteggiamento della Commissione, che sembra volto ad una destrutturazione della PAC proprio quando essa, nella prospettiva dell'introduzione dell'euro - che se sarà troppo forte danneggerà le esportazioni agricole - e dello sviluppo delle relazioni mediterranee e dei negoziati dell'OMC, diviene più necessaria.
Il presidente BEDIN ringrazia il dottor Tabacchini e dà la parola al dottor Ferra Caracciolo, rappresentante della Confederazione italiana degli agricoltori.
Anche il dottor FERRA CARACCIOLO aderisce alle riflessioni dei precedenti oratori soffermandosi su taluni aspetti che sono stati oggetto di maggiore approfondimento da parte dell'organizzazione che rappresenta. In relazione all'allargamento, in particolare, la Confederazione italiana degli agricoltori non assume un atteggiamento ostile ma è contraria all'orientamento che sembra emergere volto a finanziare tale processo con la riduzione delle risorse per il settore agricolo. Rilevando come la politica agricola sia stata affrontata in modo inadeguato nell'ambito dell'Agenda 2000 l'oratore sottolinea l'esigenza di delineare una specifica politica di accompagnamento per far fronte alle sfide che deriveranno dal prossimo ampliamento. L'attuale PAC e la riforma proposta nell'Agenda 2000 non sembrano idonee a perseguire l'obiettivo del riequilibrio tra regioni e comparti. Al riguardo è condivisibile l'abbandono del sostegno dei prezzi, che ha comportato il problema delle eccedenze e difficoltà negli scambi internazionali, ma è necessario considerare che i prodotti mediterranei sono stati trascurati sia nella riforma MacSharry del 1992 sia nell'attuale proposta di revisione. L'Italia, in particolare, rappresentando il 20,6 per cento del valore aggiunto in Europa, si colloca ai primi posti con la Francia e al secondo nel mondo ricevendo tuttavia solamente il 9,8 per cento dei contributi del Fondo europeo di orientamento e garanzia agricoli (FEOGA). Tale penalizzazione dell'agricoltura italiana risulta ascrivibile alla minore attenzione profusa in questo campo laddove in altri paesi si riscontra un maggiore impegno dei vertici politici.
Soffermandosi sugli aspetti settoriali l'oratore riconosce come nel settore cerealicolo si siano verificati fenomeni di sovracompensazione rispetto al livello dei prezzi mondiali e sottolinea l'esigenza di superare i vincoli vigenti per quanto concerne i semi oleosi. Anche il regime delle quote-latte dovrebbe essere superato in quanto una produzione lattiero-casearia di qualità come quella caratteristica dei formaggi italiani non può basarsi sul latte importato. L'attuale proposta di aumentare la quota italiana del 2 per cento, ripartita tra le produzioni di montagna e i giovani agricoltori, non appare sufficiente e necessita di una diversa modulazione dei tempi. Nel settore delle carni bovine la Confederazione italiana degli agricoltori è contraria alle proposte della Commissione, incluso l'aiuto riservato solo ai primi novanta capi, in quanto i relativi vantaggi per gli allevatori italiani non compensano i vantaggi di gran lunga superiori per le strutture produttive continentali.
Per quanto concerne gli aiuti finanziari è sbagliato adottare solamente il parametro della superficie, che premia il capitale fondiario, trascurando altri parametri che misurano l'occupazione, la commercializzazione, fattori di qualità e altri indicatori della capacità di impresa. Anche l'attuale impostazione delle misure agro-ambientali sembra danneggiare, per la mancanza di flessibilità, le strutture italiane in quanto non è prevista una modulazione che indichi dei valori medi di riferimento rispetto ai quali disporre meccanismi di incentivo o di penalizzazione. Dal punto di vista gestionale sono condivisibili i pacchetti finanziari nazionali purché non costituiscano una rinazionalizzazione della politica agricola. È necessario, infine, porre maggiore attenzione agli aspetti agro-monetari onde definire nell'ambito dei negoziati mondiali sul commercio delle misure volte a compensare le fluttuazioni del dollaro - valuta in cui sono espressi i prezzi ed i contratti internazionali - le cui oscillazioni sono determinate esclusivamente dalle autorità monetarie americane.
Il presidente BEDIN ringrazia i rappresentanti delle organizzazioni agricole per il quadro esauriente delineato ed apre il dibattito.
Il senatore VERTONE GRIMALDI esprime il proprio apprezzamento per l'avvio di un dibattito sulle implicazioni politiche, oltre che economiche, della PAC il quale, tuttavia, è in ritardo rispetto a decisioni assunte trent'anni fa, che danneggiano l'agricoltura italiana nell'inconsapevolezza dell'opinione pubblica. Le scelte di politica agricola non possono essere valutate a prescindere dal contesto della politica internazionale in cui a conflitti di carattere ideologico sono subentrati conflitti di carattere geopolitico. In tale prospettiva l'allargamento all'Europa centrale ed orientale rispecchia specifici interessi dell'Europa continentale e della Germania. I problemi agricoli mediterranei non possono pertanto essere affrontati senza svolgere più ampie valutazioni di politica estera.
L'oratore sottolinea altresì come l'attuale politica agricola comune sia il frutto di una sorta di trust fra le economie agricole dell'Europa continentale laddove i paesi mediterranei hanno assunto posizioni in competizione fra loro anziché costituire un comune blocco di interessi. Citando al riguardo i danni che derivano alla produzione italiana di riso dalle importazioni olandesi da paesi terzi l'oratore si sofferma infine sull'esigenza di una partecipazione più consapevole alla vita comunitaria, tenendo conto degli interessi in discussione e dell'esigenza di un più ampio coinvolgimento del Parlamento su tale problematica. In tale contesto appare una scelta incosciente quella che ha condotto allo svolgimento di un referendum per la soppressione del Ministero dell'agricoltura.
Il presidente BEDIN rileva come la stessa indagine in corso - che su proposta dei senatori Nava e Pappalardo, che sono relatori sull'Agenda 2000, si incentra appunto sulle prospettive della politica agricola e i fondi strutturali - dimostri l'interesse della Giunta per le problematiche sollevate dal senatore Vertone Grimaldi.
Il senatore NAVA ritiene di cogliere una nota di pessimismo sulla tendenziale evoluzione delle politiche agricole e strutturali nelle esposizioni svolte dai rappresentanti delle organizzazioni agricole. In tale contesto, tenendo conto del prossimo ampliamento all'Europa centrale ed orientale e del processo di apertura dei mercati ai paesi mediterranei, l'oratore chiede chiarimenti sulle prospettive delle produzioni dell'Italia meridionale.
Il senatore MAGNALBO' rileva l'incertezza che domina fra gli imprenditori agricoli in merito al futuro della PAC e chiede se si prospetti un superamento del meccanismo delle quote per il grano.
Il dottor FERRA CARACCIOLO conferma la tendenza alla soppressione delle quote per il grano e preannuncia la possibilità di sviluppi anche per l'olio d'oliva.
Il dottor FALCIONI rileva che non si può considerare superato il sistema delle quote nazionali per quanto concerne il settore lattiero-caseario almeno fino al 2006. Esistono tuttavia delle differenze fra i vari settori in quanto per l'olio é invece prevista una quota comunitaria. Si conferma pertanto l'applicazione di meccanismi di controllo dell'offerta. Per quanto concerne i prodotti del Mezzogiorno é necessaria una riflessione aggiuntiva in quanto le proposte della Commissione sembrerebbero portare all'esclusione dall'obiettivo 1 dei Fondi strutturali delle regioni meridionali che pure si caratterizzano per gravi problemi agricoli e sociali. Al riguardo, sarebbe opportuno introdurre parametri di carattere sociale a fianco di quelli di carattere economico. L'Agenda 2000, inoltre, é eccessivamente incentrata, per quanto concerne la politica agricola, sull'obiettivo della riduzione dei prezzi trascurando invece la tutela della qualità. Su tale aspetto dovrebbe essere prestata maggiore attenzione in quanto le regioni meridionali possiedono ampie potenzialità nel campo dei prodotti di qualità. La riduzione degli squilibri non può prescindere da uno spostamento dell'accento della PAC dai prodotti ai produttori tenendo conto che, mediamente, ciascun lavoratore del settore riceve dall'Unione europea 2000 ECU in Italia, 8000 ECU in Francia e Germania e 20.000 ECU in Belgio.
Il dottor TABACCHINI condivide l'analisi del senatore Vertone Grimaldi aggiungendo che in altri paesi i Capi di Stato e di Governo si sono impegnati in prima persona sull'Agenda 2000 e sulla revisione della politica agricola mentre la posizione del Governo italiano sull'argomento non é ancora chiara. Su tale materia occorre superare le divisioni di carattere ideologico tenendo conto che taluni effetti delle politiche comunitarie, come i problemi sorti per gli agrumi a seguito delle preferenze accordate ad alcuni Stati mediterranei, sono assolutamente prevedibili. E' necessario pertanto che si segua un approccio che tenga conto anche degli aspetti tecnici considerando che il Mezzogiorno, sulla base dell'attuale impostazione della riforma della PAC e delle politiche strutturali e del processo di liberalizzazione dei mercati agricoli, potrebbe divenire il mero terreno di passaggio dei prodotti mediterranei extracomunitari verso il resto dell'Europa.
Rilevando una situazione di competizione piuttosto che di collaborazione con gli altri Stati mediterranei dell'Unione europea, l'oratore sottolinea come l'eccessiva accentuazione della liberalizzazione dei mercati agricoli possa avvenire a scapito dei prodotti di qualità e della tutela della salute dei consumatori. Nella prospettiva della riforma dei fondi strutturali, inoltre, l'Italia dovrebbe condizionare il proprio assenso alla conferma del fondo di coesione, che stanzierà circa 40 mila miliardi di lire destinati esclusivamente a Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, ad una diversa impostazione dell'obiettivo 1, tale da non escludere tutte le regioni italiane.
Il presidente BEDIN ringrazia i rappresentanti della Coldiretti, della Confagricoltura e della Confederazione italiana degli agricoltori e dichiara conclusa l'audizione.
Il seguito dell'indagine é pertanto rinviato.
La seduta termina alle ore 9,50.