AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3ª)

MARTEDI' 13 FEBBRAIO 2001
347ª Seduta

Presidenza del Presidente
MIGONE

Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Danieli.

La seduta inizia alle ore 15,15.


PROCEDURE INFORMATIVE

Seguito dell'indagine conoscitiva sugli strumenti della politica estera italiana. Seguito dell'audizione del sottosegretario di Stato per gli affari esteri Danieli.


Riprende l'indagine conoscitiva, sospesa nella seduta del 7 febbraio scorso.

Il presidente MIGONE ricorda che nella seduta del 7 febbraio scorso si è svolta la prima parte dell'audizione del sottosegretario Danieli, che ha esposto le priorità del Ministero degli affari esteri nella sua politica culturale per il 2001. Nell'odierna seduta l'audizione proseguirà con l'illustrazione dello schema di disegno di legge riguardante la riforma degli istituti italiani di cultura, che attualmente è nella fase del concerto interministeriale. Ovviamente i senatori che interverranno potranno rivolgere al Sottosegretario anche domande relative alla prima parte dell'audizione.

Prendono la parola i senatori SERVELLO, PORCARI, SCALFARO e SQUARCIALUPI, per invitare il Sottosegretario a fornire ulteriori informazioni sulle scuole italiane all'estero, sui corsi di insegnamento della lingua italiana, nonché sulla diffusione negli altri paesi di giornali italiani e di altre pubblicazioni edite in Italia.

Il sottosegretario DANIELI assicura che, nel corso della sua esposizione, ritornerà anche su tali questioni, già in parte affrontate nella scorsa seduta. Fa poi presente che da quando ha ricevuto la delega per la politica culturale del Ministero ha promosso la revisione della legge n. 401 del 1990, con cui furono creati gli istituti italiani di cultura. Dopo circa un anno di elaborazione, lo schema di disegno di legge è stato inoltrato al concerto interministeriale il 27 dicembre scorso; sono già pervenute le osservazioni dei Beni culturali e del Commercio estero e si spera di poter presto sottoporre il testo al Consiglio dei Ministri.
I punti qualificanti del testo proposto sono la riaffermazione della responsabilità istituzionale del Ministero degli affari esteri per l'attività di promozione della lingua e della cultura italiane all'estero; le misure volte ad aggiornare le strutture e a garantire un'adeguata qualificazione professionale del personale; la ricerca di sinergie tra le risorse pubbliche e quelle derivanti dall'iniziativa privata. A tal riguardo ricorda che nelle collettività italiane all'estero vi è un grande fiorire di iniziative nell'area culturale e che, a tal fine, si è prevista la possibilità di stipulare convenzioni tra gli istituti di cultura e associazioni, fondazioni o società private.
Il numero degli istituti passerà da 93 a 120, per effetto della trasformazione delle sezioni distaccate in istituti autonomi e della creazione di un certo numero di nuovi istituti. E' inoltre contemplata la possibilità di inviare personale della Direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale in 30 sedi diplomatiche o consolari, situate in paesi in cui non vi siano istituti di cultura. Il disegno di legge reca altresì l'istituzione della figura dell'addetto culturale presso le sedi diplomatiche, nonché un aumento consistente del numero degli addetti scientifici, che attualmente sono soltanto 22.
Gli istituti sono qualificati giuridicamente come uffici del Ministero degli affari esteri dotati di autonomia operativa e finanziaria; si prevede la possibilità di distaccare presso di essi funzionari amministrativi del Ministero per l'attività di tipo contabile, fermo restando che la responsabilità contabile resta in capo al direttore dell'istituto, ed è prevista l'emanazione di un regolamento per lo snellimento delle procedure contabili. La figura del direttore sarà comunque meglio caratterizzata rispetto alla situazione attuale, poiché le sarà attribuito un ruolo di coordinamento dei soggetti pubblici operanti in campo culturale e di interlocutore dei soggetti privati.
Un'ulteriore novità è il superamento dell'incarico di direttore "per chiara fama", che la legge in vigore prevede per 10 istituti, in quanto l'esperienza ha dimostrato l'inutilità di scomodare note personalità del mondo della cultura e dell'arte, per poi obbligarle a interessarsi prevalentemente di compiti organizzativi e gestionali. In futuro esisterà pertanto un solo ruolo di direttori, con funzioni di coordinamento e di promozione delle attività culturali, mentre alle personalità di chiara fama saranno attribuiti incarichi specifici per iniziative nei settori di loro competenza.
Il sottosegretario Danieli sottolinea che lo scopo del disegno di legge è di innalzare lo standard medio dell'offerta culturale e linguistica, ma pone in risalto la necessità di ulteriori interventi per raggiungere tale obiettivo: al di là del riordino normativo, infatti, è essenziale stanziare maggiori risorse finanziarie per l'attività degli istituti e adottare misure a favore del personale a contratto, che svolge un ruolo insostituibile nel funzionamento di tali istituzioni.
Passando poi a trattare le questioni relative alla diffusione della lingua italiana, informa che nell'anno 1999 circa 500.000 allievi hanno frequentato corsi di lingua finanziati con risorse pubbliche. Dal 2000 si è introdotta una pianificazione su base triennale, fondata sull'elaborazione di piani-paese per i corsi di lingua italiana. Sono state poi assunte iniziative per introdurre l'insegnamento dell'italiano nelle scuole locali, come seconda o terza lingua straniera; risultati notevoli sono stati ottenuti in tal campo in alcuni paesi, come l'Australia e il Canada.
Il Ministero si propone altresì di aumentare di circa il 50 per cento il numero dei lettori di lingua italiana nelle università straniere - attualmente ve ne sono 140 - e di stipulare accordi di cooperazione universitaria, per creare nuove cattedre di lingua e letteratura italiane. Per quel che riguarda le scuole all'estero, la prospettiva più valida sembra quella di promuoverne la trasformazione in istituti bilingue, anche in considerazione dell'alto numero di allievi stranieri che le frequentano.
Il Sottosegretario si sofferma poi sul funzionamento delle biblioteche presso gli istituti di cultura, che era stato oggetto di rilievi critici nell'intervento del presidente Migone nel corso della precedente seduta. A tal riguardo, riconosce che numerose biblioteche versano in una situazione intollerabile, soprattutto per l'assenza delle pubblicazioni idonee a diffondere la conoscenza della società italiana nei suoi vari aspetti. La Direzione generale per la promozione culturale intende elaborare linee-guida, per indicare come dovranno essere organizzate le biblioteche in futuro e per diffondere al massimo l'uso delle moderne tecnologie multimediali.
In conclusione, fa presente che spetta agli editori assumere iniziative per la diffusione all'estero dei quotidiani e dei periodici nazionali, mentre il Ministero invia pubblicazioni di carattere culturale alle sedi diplomatiche e consolari, nonché agli istituti di cultura e agli istituti di italianistica presso le università straniere.

Il senatore SCALFARO domanda a quale formula organizzativa sia destinato ad essere improntato, nelle previsioni della riforma, il rapporto fra i direttori degli istituti di cultura e gli ambasciatori territorialmente competenti, e chiede inoltre ragguagli circa le disponibilità finanziarie che si ritengono necessarie per far fronte al nuovo assetto organizzativo del settore.

Il sottosegretario DANIELI rileva come il disegno di legge di riforma preveda di conferire un elevato margine di autonomia alla figura del direttore degli istituti di cultura rispetto al titolare delle varie ambasciate. Resta peraltro ferma, come in precedenza accennato, l'attribuzione alle rappresentanze diplomatiche e agli uffici consolari di funzioni di indirizzo e vigilanza sulla gestione degli istituti. Non è infatti sembrata convincente l'ipotesi di affidare il settore ad un'agenzia ad hoc, e si è quindi ritenuto di mantenere saldamente all'interno delle competenze del Ministero degli affari esteri l'area della promozione culturale, nel presupposto che questa rappresenti una componente essenziale della politica estera nazionale.
Elemento qualificante della riforma sarà comunque lo snellimento degli adempimenti burocratici e la valorizzazione della figura del direttore di istituto.
Le risorse previste dal bilancio 2001 ammontano a circa 300 miliardi di lire, con un aumento di 30 miliardi rispetto alle previsioni relative all'esercizio precedente.
Di tale somma, 127 miliardi saranno destinati alle iniziative di diffusione della lingua italiana, 97 alle attività di promozione culturale, 26 ad iniziative in campo della scienza e della formazione e 49 miliardi infine per il settore multilaterale.
Occorre peraltro tenere presente che si tratta in gran parte di risorse assorbite da spese obbligatorie o vincolate, come il pagamento di stipendi, affitti ed utenze, mentre le disponibilità per iniziative di carattere innovativo sono allo stato dei fatti piuttosto esigue. A ciò dovrà evidentemente trovarsi rimedio in vista della futura riforma.

Il senatore PORCARI dà atto al Sottosegretario dell'impegno con il quale sta esercitando il suo incarico, rilevando però come la riforma da lui prefigurata rifletta un orientamento di tipo giacobino secondo il quale non vi sarebbe possibilità di innovazione senza la preventiva distruzione degli assetti organizzativi esistenti. Se i disegni di riforma preannunziati per il settore della promozione culturale, per un verso, e per quello della cooperazione allo sviluppo, per l'altro, dovessero trovare concreta attuazione, si assisterebbe ad un sostanziale smantellamento del Ministero degli affari esteri, visto che verrebbero conferiti ad autorità ad esso esterne compiti essenziali ai fini della politica estera nazionale.
Suscita inoltre perplessità la progettata estensione della rete degli istituti di cultura, considerato che già attualmente si manifestano serie difficoltà nell'assicurare una dignitosa operatività agli istituti in essere. In tale contesto, ogni ipotesi di ampliamento dovrebbe essere improntata ad opportuno gradualismo.
Ad ulteriori riserve dà poi adito la scelta ipotizzata di conferire ai direttori degli istituti di cultura un margine di autonomia particolarmente elevato rispetto ai titolari delle ambasciate territorialmente competenti, scelta che, ove attuata, precluderebbe di fatto la possibilità di ricondurre le attività della promozione culturale italiana nei singoli paesi ad indirizzi coerenti con la politica estera nazionale e che appare funzionale a pratiche di lottizzazione, specie nella prospettiva di un avvicendamento alla guida del Governo a seguito delle prossime elezioni politiche.

Il senatore VOLCIC sottolinea innanzitutto l'opportunità di definire criteri chiari in ordine alla distribuzione delle responsabilità in materia contabile fra le ambasciate, i direttori degli istituti di cultura e gli addetti culturali. Diversamente, è facile presumere che potranno determinarsi serie difficoltà di coordinamento.
Con riferimento poi ai dati comunicati dal Sottosegretario circa la frequenza dei corsi di italiano nei vari paesi esteri, nel prendere atto dei significativi risultati ottenuti in alcune aree del mondo, come in particolare l'Australia, osserva come sia necessario rafforzare l'impegno complessivo, con particolare riferimento all'America Latina.

Il senatore MAGGIORE sottolinea l'esigenza di un chiarimento circa la futura collocazione dei direttori degli istituti di cultura, rilevando come l'ipotizzata fuoriuscita di tali figure dall'amministrazione degli esteri sia suscettibile di indebolire in modo significativo la presenza internazionale dell'Italia.

Il senatore VERTONE GRIMALDI rileva preliminarmente come la relativa labilità della presenza culturale italiana all'estero sia imputabile più alla scarsa vitalità complessiva che caratterizza il paese nella presente fase che a responsabilità dei Ministeri degli esteri e della pubblica istruzione.
Condivide poi i rilievi del senatore Volcic circa l'insoddisfacente grado di diffusione dell'italiano nel mondo, rilevando come in alcune aree, e segnatamente nell'Europa dell'Est, si stia manifestando un notevole interesse per l'apprendimento di tale lingua, cosa che richiede un rafforzamento in termini di iniziative e di servizi per l'utenza.

Il senatore SERVELLO dà atto al sottosegretario Danieli dell'impegno con il quale si sta adoperando per la promozione di una riforma del settore della promozione culturale. Rileva però come, considerato che gli indirizzi preannunziati sembrano suscettibili di peggiorare ulteriormente la situazione esistente, rappresenti paradossalmente un motivo di sollievo constatare che la riforma non dovrebbe presumibilmente realizzarsi in tempi brevi. Vi è quindi la possibilità di un radicale ripensamento circa alcune scelte che appaiono oltremodo inopportune. Ciò vale in primo luogo per quella di conferire un accentuato margine di autonomia agli istituti, a tutto scapito della capacità di coordinamento degli ambasciatori dei canali della presenza italiana all'estero.
Esprime infine l'auspicio che, a differenza di quanto preannunciato dal sottosegretario Danieli in risposta ad un'interrogazione da lui recentemente presentata, sia per il momento accantonata per le scuole italiane all'estero l'applicazione delle iniziative di riforma che stanno attraversando il settore scolastico; ciò, anche in considerazione del fatto che esse sembrano destinate a risolversi in un fallimento.

Il presidente MIGONE rileva come sia illusorio affrontare il tema dell'innovazione nel settore della promozione culturale se non si mette mano in modo incisivo alla revisione dei criteri di allocazione delle risorse. A tale riguardo, rappresenta un anacronismo il persistere di una situazione nella quale, su 300 miliardi circa di disponibilità finanziaria, ben 120 sono assorbiti dal pagamento dell'indennità di servizio all'estero ad insegnanti per corsi che sono destinati a poche migliaia di allievi. In tali condizioni, risulta di fatto preclusa la possibilità di realizzare una efficace politica culturale, in luogo della quale si afferma sostanzialmente una più prosaica politica del personale.
Per quanto riguarda il modello di autonomia per gli istituti culturali definito dallo schema di disegno di legge di riforma predisposto dal Governo, potrà certamente risultare opportuno un ulteriore approfondimento del dibattito. E' tuttavia ingiustificato chiamare in causa le scelte affermatesi negli altri paesi europei per denunciare un asserito eccesso di autonomia rispetto al Ministero degli affari esteri che si ravviserebbe negli annunciati indirizzi di riforma, visto che in paesi come la Gran Bretagna, la Germania e la Francia l'intera gestione del comparto è stata affidata a strutture esterne, con una scelta ben più radicale di quella che si ipotizza per l'Italia.

Il sottosegretario DANIELI, replicando ai senatori intervenuti nel dibattito, assicura che per il Ministero degli affari esteri la promozione culturale continuerà a rimanere uno strumento fondamentale della politica estera. In considerazione di ciò, non vi è alcuna intenzione di marginalizzare il ruolo del Ministero. Al riguardo, ribadisce come, alla stregua dello schema di disegno di legge predisposto dal Governo, gli istituti di cultura sono indicati come uffici dell'amministrazione degli affari esteri dotati di autonomia operativa e finanziaria, nel quadro delle funzioni di indirizzo e vigilanza sulla gestione espletate attraverso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari, ed all'interno delle linee programmatiche determinate anno per anno dal Ministero per il settore culturale.

Il presidente MIGONE, considerato l'imminente inizio dei lavori dell'Assemblea, ringrazia il sottosegretario Danieli, dichiarando conclusa l'odierna audizione.

Il seguito dell'indagine conoscitiva è quindi rinviato.

La seduta termina alle ore 16,40.