TERRITORIO, AMBIENTE, BENI AMBIENTALI (13a)

GIOVEDI' 26 NOVEMBRE 1998

263ª Seduta

Presidenza del Vice Presidente
CARCARINO

Interviene il sottosegretario di Stato per l'interno con delega per la protezione civile Barberi.

La seduta inizia alle ore 9,10.


IN SEDE CONSULTIVA

(3660, 3660-bis, 3660-ter) Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 1999 e bilancio pluriennale per il triennio 1999-2001 e relative Note di variazioni, approvato dalla Camera dei deputati

(Tabb. 2, 2-bis e 2-ter) Stato di previsione della Presidenza del Consiglio dei ministri per l'anno finanziario 1999 (limitatamente alle parti di competenza)

(3661) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 1999), approvato dalla Camera dei deputati
(Rapporto alla 5a Commissione. Esame congiunto e rinvio)

Il presidente-relatore CARCARINO riferisce, per quanto di competenza, sulla tabella in titolo, relative note di variazione e parti connesse del disegno di legge finanziaria. Soffermandosi sul centro di responsabilità n. 6, riguardante il settore della protezione civile, premette che esso è stato oggetto negli ultimi tempi di varie iniziative parlamentari aventi ad oggetto il ruolo, la funzionalità e l'uso delle risorse messe a disposizione dai precedenti bilanci. Inoltre, nell'attuale e anche nella precedente legislatura sono state elaboratate da più parti proposte per migliorare la qualità dell'intervento di protezione civile, al fine di garantire una maggiore efficacia e tempestività nell'affrontare le emergenze su un territorio soggetto a calamità naturali di varia natura. Un possibile sbocco a tali proposte ed iniziative potrebbe essere, a suo avviso, il provvedimento sul riordino dei Ministeri in attuazione del decreto legislativo n. 112 del 1998 che, secondo le dichiarazioni diffuse recentemente, il Governo sarebbe nell'imminenza di approvare. Nel merito delle previsioni di bilancio, il Presidente-relatore dà conto dell'ammontare delle spese previste a legislazione vigente per il 1999, pari a 1350,9 miliardi di lire, di cui 859,6 per le spese correnti e 456,3 per le spese in conto capitale; a seguito dell'esame da parte della Camera dei deputati risulta apportata una variazione in aumento pari a 185 miliardi di lire sulla voce "Emergenze sul territorio" ed una variazione in aumento pari a 210 miliardi di lire sulla voce "Fondo per la protezione civile". A fronte di tali aumenti, occorre tuttavia precisare che una parte delle risorse future sono di fatto già impegnate in quanto destinate a far fronte agli interventi previsti per il Sarno e per le calamità verificatesi a Crotone ed in Emilia Romagna. Dopo aver dato conto dei più rilevanti interventi di parte capitale, egli osserva, in relazione al disegno di legge finanziaria, che nelle tabelle A e B sono previsti significativi accantonamenti per calamità naturali, afferenti tuttavia a diversi stati di previsione, circostanza che potrebbe rendere problematica la gestione delle relative risorse. Nell'ambito della tabella A ricadono sotto la competenza della Presidenza del Consiglio gli accantonamenti che andranno a finanziare anche il provvedimento sull'organizzazione del Corpo dei vigili del fuoco attualmente all'esame del Parlamento, mentre nell'ambito della tabella B sono imputati alla Presidenza del Consiglio i fondi per la realizzazione delle carte geologiche nazionali e la prosecuzione degli interventi nella Valtellina, e al Ministero del tesoro i fondi per far fronte alle calamità naturali e agli interventi di cui alla legge n. 219 del 1981, che è auspicabile siano utilizzati effettivamente per risolvere i problemi che i cittadini delle zone terremotate della Campania sopportano da ben 18 anni. Dopo aver chiesto un chiarimento al Governo sull'accantonamento recato dalla tabella C per il Fondo per la protezione civile, il Presidente-relatore Carcarino ricorda i rifinanziamenti contenuti nella tabella D concernenti gli eventi sismici verificatisi nel 1984 nell'Italia centrale, le calamità in Val di Fiemme, gli eventi franosi del comune di Senise; le rimodulazioni contenute nella tabella F riguardano invece il terremoto nel Friuli-Venezia Giulia, gli eventi franosi di Ancona del 1982, le calamità in Valtellina, il sisma della Sicilia orientale, gli eventi alluvionali del novembre 1994, gli interventi per il consolidamento delle rupi di Todi, Orvieto e Ravenna, gli eventi sismici nelle Marche e in Umbria.
Egli conclude riservandosi un'integrazione per la parte riguardante i Servizi tecnici nazionali, appena in possesso della documentazione, non ancora completamente stampata.

Interviene il sottosegretario BARBERI, dichiarando che nella gestione delle emergenze più recenti si è apprezzata una migliore qualità degli interventi di protezione civile rispetto al passato; quanto alle modalità di utilizzo dei fondi della Protezione civile, non vi è alcuna reticenza - come adombrato in pretestuose polemiche di stampa - ma la più totale trasparenza nel renderne conto alle sedi parlamentari competenti. In particolare occorre distinguere gli interventi rifinanziati in tabella F del disegno di legge finanziaria, da quelli derivanti da obblighi già assunti in attività di protezione civile: i primi discendono da leggi di spesa pluriennale, nella cui attuazione l'attività del Dipartimento è marginale, e la stessa funzione di vigilanza politica è talvolta incardinata presso altro Dicastero; i secondi si inscrivono nel nuovo sistema di superamento delle emergenze, il cui onere grava contabilmente sul bilancio della protezione civile che li trasferisce alle regioni, in adempimento dei mutui accesi a loro favore in virtù delle autorizzazioni di spesa recate per legge.
Il Dipartimento della protezione civile, in luogo dell'intervento diretto, rappresenta perciò sempre più la struttura amministrativa che promuove l'elaborazione normativa conseguente a calamità naturali, lasciando la programmazione e l'attuazione degli interventi alle regioni ed agli enti locali, salve le competenze ministeriali su beni demaniali; il varo della legge finanziaria consentirà, mediante stanziamenti in tabella B, di intraprendere misure di superamento dell'emergenza franosa in Campania, di quella sismica in Lucania e di quelle idrogeologiche di inizio autunno.
La consolidata procedura di intervento iniziata in Versilia, proseguita in Friuli e culminata in Umbria e nelle Marche, contempla - dopo una primissima fase in cui i prefetti gestiscono le prime operazioni di soccorso - il conferimento di risorse mediante ordinanze, a favore di commissari straordinari di norma identificati nei presidenti delle regioni colpite da calamità naturale; ciò consente efficacia e tempestività negli interventi, ma soprattutto una ricognizione rigorosa dei danni, tale da indicare correttamente i fabbisogni per l'intervento legislativo successivo (il quale sarà così meno privo di elementi conoscitivi di quanto avveniva con i decreti-legge emanati nell'immediatezza della catastrofe, sotto l'impulso emotivo dell'urgenza). Ma anche l'asse della spesa va spostandosi da misure meramente risarcitorie ad azioni per la rimozione delle cause di pericolo; quando sarà possibile emanciparsi dalla previa evenienza catastrofale, per estendere la prevenzione all'intero territorio nazionale, si potrà compiutamente promuovere una significativa politica di prevenzione dei rischi. Ciò andrebbe nella direzione già prefigurata dalla legge n. 267 del 1988, di conversione del decreto-legge n. 180: i relativi adempimenti amministrativi di attuazione consentiranno di rilanciare la difesa del suolo, mobilitandone le risorse (pari a 700 miliardi nel triennio), il che potrebbe essere finalizzato anche al monitoraggio idrogeologico (mentre una previsione di spesa autonoma, nei documenti di bilancio, si rinviene per quanto riguarda la carta geologica nazionale).
Ricordato che il riordino della pubblica amministrazione conseguenziale al decreto legislativo n. 112 del 1998 è preliminare ad una nuova legge-quadro sulle calamità naturali, che recepisca le procedure ormai standardizzate di coinvolgimento degli enti locali, il Sottosegretario informa che la revoca di finanziamenti non impegnati ha consentito il recupero di 200 miliardi, destinati a nuovi interventi gravanti sul fondo della protezione civile: quest'ultimo in pochi anni è incrementato da 180 a circa 500 miliardi (anche se in parte già impegnati) ed è eminentemente contabile la sua riconducibilità al fondo istituito in occasione del terremoto in Sicilia orientale del 1991. Auspica l'esclusione del Corpo nazionale dei vigili del fuoco dal taglio di bilancio delle spese per beni e servizi, mentre si sofferma con maggiore dettaglio sul meccanismo assicurativo contro le calamità naturali previsto dall'articolo 36 del disegno di legge n. 3662.
La stima di 500 miliardi come beneficio della norma osta ad un suo stralcio, ma sarebbe doveroso quanto meno correggerla con maggiore decisione di quanto fatto alla Camera dei deputati: l'estensione automatica delle polizze incendi alle calamità naturali - che ignora la tipologia catastrofale italiana, maggiormente diffusa in aree nelle quali le polizze incendi sono più rare - attribuirebbe diritto al rimborso soltanto se si versa in un evento di rilevanza nazionale ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera c) della legge n. 225 del 1992. Anche senza l'incongruo riferimento alla declaratoria di stato di emergenza, contenuto nel testo originario della norma emendata dalla Camera dei deputati, tale formulazione (della quale auspica quanto meno la correzione con l'eliminazione del riferimento alla lettera c) giova soprattutto al sistema assicurativo privato; al contrario il legislatore dovrebbe contemperare l'esigenza di una massima estensione geografica con la possibilità di utilizzare le risorse conseguite, non soltanto per il risarcimento dei danni, ma anche per la prevenzione dei pericoli. Il mercato assicurativo richiede una proporzionalità tra premio e rischio, ma ciò potrebbe essere proibitivo in alcune aree del paese; l'intervento dello Stato nella questione, accentuandone la natura obbligatoria, la renderebbe una norma di natura parafiscale, e, se si ritiene di effettuare tale scelta, va portata alle sue conseguenze più proprie indirizzando le risorse anche alla riduzione del rischio e non solo alla salvaguardia dello Stato da spese di natura risarcitoria.

Il presidente CARCARINO rinvia il seguito dell'esame congiunto ad altra seduta.

La seduta termina alle ore 10,15.