che il Ministero della pubblica istruzione ha indetto per il 4 aprile 2000 il concorso per selezionare 150.000 tra insegnanti delle scuole materne, elementari, medie e superiori in servizio di ruolo da almeno dieci anni alla data della scadenza della presentazione delle domande; che ben 123 deputati del Polo hanno presentato al ministro Berlinguer una lettera aperta chiedendo la sospensione del concorso di cui trattasi, che comporterà un aumento di retribuzione pari a 6 milioni annui lordi per quanti supereranno le prove: che i rilievi mossi dai deputati del Polo mettono in evidenza come il concorso sia basato su meccanismi assurdi, discriminatori e, per alcuni aspetti, incostituzionali essendosi già espressi in tal senso eminenti giuristi e, tra questi, l’ex presidente della Corte costituzionale Vincenzo Caianello; che la determinazione burocratica del 20 per cento dei «capaci e meritevoli» in ogni provincia, ordine e grado di scuola è un criterio incongruo e fallace per riconoscere attitudine e perizia; che la procedura concorsuale contrasta con il processo autonomistico delle istituzioni recentemente avviato e ripristina forme di centralismo esasperato nella gestione del personale; che l’emanazione del bando con espletamento delle procedure in tempi ristretti e durante lo svolgimento delle lezioni avrà delle ripercussioni deleterie sulla regolarità dell’attività didattica e sull’organizzazione scolastica, già «provate» dai precedenti concorsi; che i criteri individuati per la valutazione della professionalità docente pongono questioni di legittimità costituzionale, come già detto, in quanto introdurrebbero disparità di trattamento a parità di risultato in quanto con uno stesso punteggio (se non addirittura con un punteggio inferiore grazie al maggiore o minor numero di posti assegnati) si potrà avere diritto all’incentivo in una provincia ma non in un’altra; che le prove previste son discutibili, soprattutto la «lezione» che i partecipanti dovrebbero svolgere davanti alla commissione: si tratta di docenti professionalmente maturi e tale competenza dovrebbe essere acquisita e non già un elemento di «eccellenza»; che la valutazione del curriculum dei candidati è soggetta all’arbitrarietà delle commissioni, perchè non è stata stabilita alcuna tabella oggettiva di valutazione dei titoli stessi; che la elargizione burocratico-sindacale di incentivi economici, oltre a non introdurre prospettive di carriera per i docenti, rischia di demotivare definitivamente gli operatori della scuola italiana; che l’assenza di finalità culturali e pedagogiche di tale concorso interno, indirizzato al puro aumento del trattamento economico per pochi docenti, influirà negativamente sulla qualità del servizio scolastico; che non è da sottovalutare l’impegno economico che lo svolgimento di tale megaconcorso implicherà, considerati il notevole sforzo organizzativo per la costituzione delle circa 1.500 commissioni necessarie, il reclutamento e la nomina dei 62.000 commissari e dei 1.500 presidenti; che alcuni sindacati pare abbiano già predisposto costose attività di sostegno alla preparazione delle prove concorsuali riservate ai loro iscritti, accreditando da un lato l’idea che poche ore di aggiornamento siano sufficienti ad acquisire i titoli richiesti e, dall’altro, compiendo un’operazione di incremento del numero dei propri iscritti e di arricchimento delle proprie risorse; che in tutta Italia i docenti si stanno organizzando in «comitati spontanei» per promuovere iniziative di protesta atte a sospendere lo svolgimento del concorso e che anche i Cobas della scuola sembrano intenzionati a scendere in piazza; che tra le iniziative di contrasto che potrebbero essere intraprese ancora una volta potrebbe rientrare il blocco degli scrutini, l’interrogante chiede di conoscere se il Governo non ritenga di dover rivedere con la massima urgenza la procedura concorsuale di cui alle premesse intervenendo con sostanziali modifiche sul meccanismo regolamentare, al fine di renderlo più compatibile con le esigenze di una classe docente già ampiamente mortificata nelle sue aspettative ma anche e soprattutto per evitare che un sin troppo facilmente prevedibile contenzioso messo in piedi da coloro che rimarranno esclusi dai benefici previsti possa alla fine, di fatto, rendere impraticabile la strada indicata ed inapplicabili i miglioramenti economici previsti.