AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3a)

MERCOLEDI' 22 SETTEMBRE 1999

236a Seduta

Presidenza del Presidente
MIGONE

Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Toia.

La seduta inizia alle ore 15,20.


PROCEDURE INFORMATIVE

Seguito dell'indagine conoscitiva sugli strumenti della politica estera italiana: audizione del sottosegretario di Stato per gli affari esteri Patrizia Toia.
(R048 000, C03a, 0001°)


Riprende l'indagine conoscitiva, sospesa nella seduta del 18 maggio scorso.

Il presidente MIGONE ricorda che da tempo la Commissione ha avvertito l'esigenza di un'audizione del Sottosegretario delegato per la politica di cooperazione culturale, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli strumenti della politica estera. Vi è infatti una crescente consapevolezza dell'importanza che la promozione della lingua e della cultura italiane all'estero può avere per rafforzare e qualificare la presenza internazionale del paese. Ringrazia quindi il sottosegretario Toia per aver accolto l'invito della Commissione e le dà la parola perché svolga un intervento introduttivo.

Il sottosegretario TOIA si richiama anzitutto ai documenti che il Ministero degli affari esteri ha elaborato negli ultimi anni nel tentativo di conferire maggiore omogeneità alla cooperazione in campo culturale, che è stata altresì un tema centrale delle due conferenze degli ambasciatori tenutesi lo scorso anno e all'inizio del corrente mese di settembre. Ricorda inoltre i convegni dedicati alla promozione della cultura italiana nel mondo e alla figura dell'addetto scientifico, che sono stati ulteriori occasioni per rilanciare il ruolo della politica estera culturale, su cui spesso anche il Senato ha rivolto al Governo stimoli e incoraggiamenti.
La centralità che hanno nel mondo contemporaneo i temi della società multiculturale, della tutela dei diritti umani e del dialogo fanno della cooperazione culturale uno strumento assai utile di apertura e di sviluppo delle relazioni con ogni tipo di Stato. Inoltre vi è uno stretto legame tra la politica culturale e la tutela delle collettività italiane all'estero, che esprimono una forte domanda di insegnamento della lingua e della cultura italiane. E' perciò evidente l'esigenza di un raccordo tra le due direzioni generali competenti, nonché tra il Ministero degli affari esteri, i Beni culturali, la Pubblica istruzione, l'Università e la ricerca scientifica, nonché il dipartimento per l'editoria esistente presso la Presidenza del Consiglio.
Anche sulla scorta degli indirizzi espressi dalla Commissione nazionale per la cultura di cui alla legge n. 401 del 1990, il Ministero intende elaborare piani-paese ovvero programmi riferiti a intere aree geografiche, allo scopo di superare una certa frammentarietà che ha finora caratterizzato la cooperazione culturale. Sarà così possibile tener conto delle specifiche caratteristiche di certe regioni – come l'Europa centro-orientale o l'America latina – e privilegiare la qualità dei programmi rispetto alla quantità.
Per quanto riguarda la politica scolastica, il sottosegretario Toia fa presente che il numero di scuole italiane statali all'estero è piuttosto esiguo, mentre esistono scuole private che il Ministero sostiene, nonché corsi di lingua italiana istituiti presso le scuole locali con il finanziamento del Governo italiano. In seguito alle indicazioni pervenute dal Senato durante l'esame del bilancio 1999, è stato ridotto il contingente di insegnanti italiani inviati all'estero, mentre si è data priorità ai corsi di italiano nelle scuole e nelle università. Attualmente circa la metà di tali corsi riguarda insegnamenti curriculari in scuole di ogni ordine e grado, ovvero cattedre e lettorati di italiano presso le locali università.
Anche gli istituti italiani di cultura promuovono corsi di lingua, che tra l'altro consentono in certa misura di autofinanziare attività di altro tipo. Tali istituti risentono però negativamente della carenza di personale – complessivamente sono in servizio circa 150 dipendenti rispetto a un numero di posti in organico che è quasi il doppio – e il Ministero è stato costretto a chiudere qualche istituto per poter reperire il personale necessario ad aprire sei nuovi istituti.
Ulteriori difficoltà derivano poi da una normativa piuttosto rigida che non consente di coprire la direzione di istituti anche notevolmente importanti, come quello di San Paolo, nel caso in cui i funzionari di ruolo si rifiutano di trasferirsi in tali sedi. La possibilità di ricorrere all'esterno dell'amministrazione, nominando direttori di chiara fama, è limitata solo ad alcuni istituti e, nel complesso, tale esperienza non si può dire esaltante.

Il presidente MIGONE ritiene singolare che sia andato deserto il bando per la direzione dell'istituto italiano di San Paolo, che non è certo una delle sedi più disagiate. Probabilmente la creazione di un ruolo dei direttori degli istituti italiani di cultura, che sembrò un passo in avanti, si è invece risolta in un danno per gli istituti medesimi. Si pone poi un serio problema riguardo al reclutamento dei direttori e del restante personale degli istituti di cultura, il cui livello di professionalità è purtroppo inferiore rispetto a quello di analoghe istituzioni dei principali paesi europei.
Per quanto riguarda gli addetti scientifici, è importante selezionare persone che abbiano la capacità di dialogare con la comunità scientifica dei paesi in cui operano, favorendo un reale scambio di esperienze e di sapere. Ciò implica un'indiscussa autorevolezza dell'addetto scientifico, che dovrebbe essere scelto tra studiosi ben noti in Italia ed all'estero.
Si sofferma poi sulle istituzioni scolastiche, che considera uno strumento ormai non adeguato alle reali esigenze delle comunità di connazionali, i quali non hanno certo bisogno di classi differenziali, ma anzi devono essere indotti ad inserirsi nel mondo scolastico dei paesi in cui vivono, ovvero in scuole bilingue. Inoltre è quanto mai opportuno imporre il rispetto del limite massimo di sette anni, previsto per legge ma sistematicamente violato da molti insegnanti, che prestano servizio presso le scuole italiane all'estero anche per decenni senza soluzione di continuità.

Il senatore ANDREOTTI rileva che il direttore di un istituto di cultura dev'essere soprattutto un buon organizzatore di attività culturali, piuttosto che un intellettuale di chiara fama. Peraltro le regole rigide previste per tale categoria, come per gli addetti scientifici, creano difficoltà che potrebbero essere superabili in un quadro di maggiore flessibilità e mobilità.
Sottolinea poi l'opportunità di favorire una comune presenza culturale degli Stati membri dell'Unione europea nei paesi terzi, tanto più che la prospettiva di comuni rappresentanze diplomatiche appare piuttosto remota. E' dunque necessario assumere iniziative per favorire la creazione di istituti culturali comuni almeno con alcuni paesi.

Il senatore VOLCIC osserva che le qualità richieste ai direttori degli istituti di cultura sono molteplici e può ben darsi, come avviene negli organi d'informazione, che persone dotate di grandi capacità professionali si rivelino pessimi organizzatori del lavoro altrui. Peraltro sarebbe forse utile sperimentare anche per la direzione di tali istituti la figura del funzionario onorario, che potrebbe coincidere con imprenditori o managers che sono i leaders naturali di certe collettività di italiani all'estero. In tal caso sarebbe ovviamente necessario liberare la figura del direttore dai compiti amministrativi e contabili che attualmente occupano larga parte della sua attività.
Dichiara poi di condividere il rischio che la frequenza di scuole italiane all'estero porti alla successiva ghettizzazione dei connazionali ed esprime una netta preferenza per le scuole bilingue. Pone in risalto invece l'esperienza largamente positiva degli allievi che hanno frequentato il Collegio del mondo unito di Duino, auspicando che vi possa essere una maggiore diffusione di tali istituti in Italia e all'estero.
Infine segnala la grande diffusione della lingua italiana che si è verificata spontaneamente nei paesi del bacino adriatico, soprattutto per l'ascolto delle trasmissioni televisive; sarebbe opportuno assecondare tale tendenza, prevedendo interventi per chi voglia approfondire la conoscenza della cultura italiana.

Il senatore PORCARI dichiara di aver apprezzato e condiviso l'intervento del sottosegretario Toia, dissentendo unicamente sul giudizio relativo alle relazioni culturali negli anni passati. In realtà il Ministero ha sempre potuto contare su una direzione generale molto efficiente, che ha saputo tradizionalmente garantire una valida presenza culturale all'estero.
Per quel che concerne gli istituti italiani di cultura, è necessario abrogare le disposizioni che distinguono tra istituti di vari livelli, al fine di poterne reclutare i direttori anche all'esterno dell'amministrazione, tra personalità di indiscusso livello culturale. Un effettivo rilancio di tali istituti richiede comunque un volume ben superiore di risorse umane e finanziarie.
Infine sottolinea le possibili sinergie tra gli istituti di cultura e le missioni archeologiche, che in passato hanno ottenuto risultati di grande rilievo – ad esempio, con gli scavi di Leptis Magna – e meritano di essere promosse e rilanciate.

Il senatore PIANETTA ritiene che sia venuto il momento di investire con lungimiranza risorse finanziarie e umane nella politica estera culturale. In particolare, invita il Ministero a non lesinare risorse per le nuove tecnologie, altrimenti l'Italia resterà in una posizione di arretratezza rispetto ad altri Stati, che puntano decisamente sulle grandi potenzialità dell'informatica e delle moderne telecomunicazioni.

Il senatore CORRAO richiama l'attenzione del Sottosegretario su una questione di fondo: la presenza della cultura italiana nel mondo può essere ancora affidata ad una struttura burocratica, che sconta tutte le rigidità del pubblico impiego, o non è piuttosto necessario affidarsi a una struttura esterna al Ministero, che garantisca maggiore dinamicità e creatività? Se si considera la straordinaria ricchezza della cultura moderna, che comprende anche attività innovative, come il cinema, la televisione o la moda, si può ben dubitare che tutto ciò possa essere seguito e promosso dalla direzione generale per le relazioni culturali.
Sottolinea altresì la presenza inadeguata del Ministero nelle organizzazioni internazionali, che sono diventate centri straordinari di produzione e di diffusione della cultura.

Il sottosegretario TOIA, dopo aver osservato che il proliferare di agenzie non è certo una panacea per i problemi dell'amministrazione pubblica, rileva che la direzione generale per le relazioni culturali non deve certo creare cultura, ma piuttosto ha un ruolo di coordinamento e di rappresentanza di ciò che il paese esprime. E' dunque opportuno che le figure professionali operanti nell'area della promozione culturale possano dedicarsi a tempo pieno a tale attività e abbiano un'adeguata formazione. A tal riguardo, prospetta la possibilità di una convenzione con università presso cui esistono corsi post lauream per operatori culturali.
Con riferimento agli addetti scientifici, precisa che attualmente sono 22 nell'intera rete diplomatica e sono tutti studiosi esterni al Ministero, che desiderano prestare la loro opera per qualche anno presso le rappresentanze all'estero.
La scelta dei direttori degli istituti di cultura è invece vincolata da norme legislative e da accordi sindacali, che limitano fortemente la possibilità di effettuare nomine al di fuori dell'apposito ruolo. Attualmente è possibile nominare direttori studiosi di chiara fama, ma soltanto per dieci istituti di particolare rilievo.
Fa infine presente al presidente Migone che la riduzione del contingente degli insegnanti italiani all'estero ha provocato fortissime resistenze in tale categoria e che la ragione per cui viene sovente disatteso il limite dei sette anni risiede nelle difficoltà interpretative provocate dal continuo sovrapporsi di disposizioni legislative.

Il presidente MIGONE ritiene che questo problema può essere facilmente affrontato e risolto dal Parlamento, tanto più che è all'ordine del giorno della Commissione il disegno di legge n. 4149, che riguarda tra l'altro anche le istituzioni scolastiche e culturali all'estero.
In generale, se è giusto essere sensibili alle istanze rappresentate dai sindacati, occorre che il Governo e il Parlamento sappiano farsi carico soprattutto degli interessi generali; in caso contrario, avrebbe ragione chi propone di sottrarre certe competenze al Ministero degli affari esteri, per attribuirle a diverse amministrazioni o autorità.
Con riferimento agli istituti italiani di cultura, sottolinea l'estrema gravità di quanto è stato affermato nel corso della seduta circa le ragioni per cui sono scoperti istituti importanti, come quelli di San Paolo e di Stoccolma, osservando che si tratta di una situazione analoga a quella di rappresentanze diplomatiche lasciate scoperte in mancanza di candidati.

Il sottosegretario TOIA si impegna a ricercare soluzioni per le sedi scoperte, anzitutto verificando se la legislazione vigente consente di affidarle ad esperti estranei all'amministrazione, qualora non vi siano funzionari di ruolo interessati a tali incarichi.
Rispondendo poi a un'interruzione del senatore Porcari, assicura che verificherà anche se l'incarico di direttore di un istituto di cultura può essere affidato a un diplomatico.
In merito alle proposte avanzate dal senatore Andreotti, fa presente che vi sono già progetti comuni che alcuni istituti italiani di cultura gestiscono assieme alle istituzioni di altri paesi europei, avvalendosi anche di finanziamenti comunitari. Il Governo esplorerà la possibilità di aprire istituti culturali in comune con gli altri partners europei.
Assicura poi al senatore Pianetta che gli istituti italiani di cultura si avvalgono già di avanzate tecnologie informatiche e afferma che è intenzione del Governo di continuare a sostenere le missioni archeologiche, le quali rappresentano un'attività di grande rilievo per la proiezione della cultura italiana all'estero.

Il presidente MIGONE ringrazia il sottosegretario Toia per il contributo offerto con l'odierna audizione e rinvia il seguito dell'indagine conoscitiva ad altra seduta.

La seduta termina alle ore 17,20.