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SERVIZIO DELL’ASSEMBLEA
SENATO DELLA REPUBBLICA
—— XVIII LEGISLATURA ——




Martedì 17 luglio 2018


alle ore 16,30


22a Seduta Pubblica
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ORDINE DEL GIORNO

I. Interrogazioni (testi allegati)

II. Discussione del disegno di legge:





INTERROGAZIONE SULL'ESCLUSIONE DEGLI INSEGNANTI DELLA SCUOLA DELL'INFANZIA E PRIMARIA NON LAUREATI DALLE GRADUATORIE AD ESAURIMENTO IN SEGUITO AD UNA PRONUNCIA GIURISDIZIONALE


(3-00007) (2 maggio 2018)

BERNINI, CALIENDO, CAUSIN, MANGIALAVORI, MALAN, BERARDI, GALLONE, TOFFANIN, BERUTTI - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca - Premesso che:

in passato, ed esattamente fino a quasi 20 anni fa, l'ordinamento scolastico prevedeva che l'abilitazione necessaria per l'accesso ai concorsi per il ruolo della scuola elementare (oggi scuola primaria) si ottenesse con il conseguimento del diploma abilitante alla fine del percorso di studi degli istituti magistrali;

successivamente, la riforma della scuola, di cui alla legge n. 341 del 1990, ha previsto livelli di qualificazione differenziata per l'abilitazione all'insegnamento nella scuola primaria e nella scuola secondaria, ritenendo, con riferimento agli insegnanti della scuola materna ed elementare, di non poter prescindere da una formazione universitaria; con il decreto del Presidente della Repubblica n. 471 del 1996 sono stati istituiti i due corsi di laurea per l'insegnamento nella scuola dell'infanzia e primaria, attivati con il decreto ministeriale 26 maggio 1998 per l'anno scolastico 1999/2000;

il decreto ministeriale 10 marzo 1997, recante "Norme transitorie per il passaggio al sistema di formazione universitaria degli insegnanti della scuola materna ed elementare, previste dall'art. 3, comma 8, della legge 19 novembre 1990, n. 341", ha previsto un apposito regime transitorio per il passaggio al sistema di formazione universitaria degli insegnanti della scuola materna ed elementare;

il regime transitorio prevedeva, tuttavia, la salvaguardia dei titoli di studio acquisiti, disponendo all'articolo 2: "I titoli di studio conseguiti al termine dei corsi triennali e quinquennali sperimentali di scuola magistrale e dei corsi quadriennali e quinquennali sperimentali dell'istituto magistrale, iniziati entro l'anno scolastico 1997-1998, o comunque conseguiti entro l'anno scolastico 2001-2002, conservano in via permanente l'attuale valore legale e consentono di partecipare alle sessioni di abilitazione all'insegnamento nella scuola materna, previste dall'art. 9, comma 2, della citata legge n. 444 del 1968 , nonché ai concorsi ordinari per titoli e per esami a posti di insegnante nella scuola materna e nella scuola elementare, secondo quanto previsto dagli articoli n. 399 e seguenti del citato decreto legislativo n. 297 del 1994";

successivamente all'emanazione del citato decreto ministeriale, a seguito dei numerosi ricorsi presentati, molti insegnanti hanno ottenuto il riconoscimento del diritto ad essere inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, utili per le immissioni in ruolo;

con la sentenza n. 11, depositata in data 20 dicembre del 2017, l'adunanza plenaria del Consiglio di Stato, ribaltando i precedenti orientamenti giurisdizionali, ha stabilito che le assunzioni a tempo indeterminato di docenti diplomati con il titolo di diploma di istituto magistrale prima del 2001/2002 non sono valide, evidenziando che il possesso del solo diploma magistrale non costituisce titolo sufficiente per l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento del personale docente ed educativo, istituite dall'articolo 1, comma 605, lett. c), della legge n. 296 del 2006;

il ribaltamento della giurisprudenza consolidata da parte della sentenza citata comporta il rischio che migliaia di precari della scuola, che hanno conseguito il diploma magistrale prima del 2001/2002, vengano esclusi;

rilevato che, a quanto risulta agli interroganti:

il numero dei docenti coinvolti dalla sentenza citata in tutto il territorio nazionale ammonterebbe a 55.000, mentre i docenti che, nel frattempo, ambivano a divenire di ruolo hanno potuto proseguire la professione solo grazie ad una serie di ricorsi vinti e di sentenze, che hanno consentito loro di rimanere nella scuola anche senza il nuovo titolo richiesto;

infatti, dall'anno scolastico 2002/2003, il diploma di istituto magistrale, che prima del 2001 era considerato abilitante, è stato sostituito dalla laurea in Scienze della formazione, che diveniva necessaria per entrare a pieno titolo nella scuola primaria e materna;

ad oggi, i docenti assunti a tempo indeterminato con clausola risolutiva sono 6.669 a livello nazionale, mentre gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento con riserva a seguito di una sentenza cautelare ammontano a 43.534;

le supplenze che coinvolgono docenti inseriti nelle GAE con riserva sono: 23.356 incarichi al 30 giugno o 31 agosto e 20.110 supplenze brevi;

vi sono, inoltre, anche precari che hanno ottenuto l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento e, in alcuni casi, anche l'inserimento in ruolo con contratti a tempo indeterminato;

nella sola città di Bologna sarebbero 1.000 i docenti che rischierebbero di perdere il rispettivo posto di lavoro;

il 15 gennaio 2018, il consigliere regionale, ora deputato in carica, Bignami ha presentato un'interrogazione a risposta scritta alla Giunta regionale dell'Emilia-Romagna, per avere chiarimenti sulla situazione e per chiedere la convocazione di un tavolo tecnico con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per sollecitare un intervento legislativo volto a limitare il più possibile gli effetti della sentenza del Consiglio di Stato con l'inizio dell'anno scolastico 2018/2019;

nella risposta fornita alla citata interrogazione, si legge testualmente: "Premesso che la gestione del personale della scuola non rientra fra le competenze della Regione, la questione dei docenti diplomati, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato n. 11 del 2017, è seguita con grande attenzione. In particolare è stata affrontata nell'ambito di una riunione della IX Commissione della Conferenza delle Regioni, a seguito della quale il coordinatore, l'Assessore Cristina Grieco, ha scritto alla Ministra Fedeli chiedendo con urgenza di attivare un confronto istituzionale e politico con le Regioni, eventualmente avvalendosi della Commissione stessa, utile a condividere il quadro istruttorio e individuare ipotesi di gestione e soluzione positiva della vicenda";

la sentenza del Consiglio di Stato genera il rischio di uno stravolgimento dei percorsi professionali e di vita di migliaia di docenti e pone a rischio il principio di continuità didattica;

per le giornate di mercoledì 2 e giovedì 3 maggio 2018, sono stati indetti 2 giorni di sciopero in tutta Italia, che culmineranno con una manifestazione nazionale a Roma degli insegnanti diplomati esclusi dalle graduatorie ad esaurimento, mentre prosegue lo sciopero della fame per circa 1.000 di loro,

si chiede di sapere:

quali iniziative di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda adottare in riferimento alla sentenza del Consiglio di Stato del 20 dicembre 2017, che ha escluso il diritto di molti insegnanti ad essere inseriti nelle graduatorie ad esaurimento;

se intenda porre in essere provvedimenti legislativi urgenti volti a confermare il ruolo di coloro che sono stati già assunti e la stabilizzazione progressiva degli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, e finalizzati comunque a limitare il più possibile gli effetti della sentenza citata con l'inizio dell'anno scolastico 2018/2019, al fine di tutelare il ruolo e la continuità professionale degli insegnanti.


INTERROGAZIONE SU RECENTI GRAVI INCIDENTI SUL LUOGO DI LAVORO


(3-00089) (12 luglio 2018) (Già 4-00158) (29 maggio 2018)

TOFFANIN - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:

domenica mattina 13 maggio 2018 negli stabilimenti di Acciaierie venete di Padova, nel reparto fonderia, si è verificato un drammatico incidente, che ha coinvolto quattro persone, due dipendenti diretti e due della Hayama Tech, che lavora in appalto nel siderurgico;

per cause ancora in corso di accertamento, il crollo della siviera, la "cesta" che conteneva 90 tonnellate di acciaio fuso, avrebbe provocato lo sprigionamento di un'ondata di aria bollente che ha colpito i quattro operai impegnati nello spostamento del contenitore. La caduta, avvenuta da un'altezza di 4-5 metri, sarebbe stata definita "imponderabile" da Acciaierie venete, che ha sottolineato come l'impianto fosse stato revisionato lo scorso mese;

il gravissimo incidente di Padova è purtroppo l'ultimo di una serie interminabile che negli ultimi tempi ha colpito il Veneto, ponendo la regione al primo posto in Italia per morti sul lavoro;

il testo unico in materia di sicurezza sul lavoro (di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008) è in vigore da circa 10 anni e ciononostante continuano a verificarsi sul lavoro tanti, troppi incidenti, anche mortali;

secondo l'Osservatorio indipendente di Bologna, fondato il 1° gennaio 2008 dal metalmeccanico in pensione e artista sociale Carlo Soricelli per ricordare i sette lavoratori morti della Thyssenkrupp di Torino, nel 2017, all'inizio dell'anno al 31 dicembre, i morti sui luoghi di lavoro sono stati 634, oltre 1.350, se si sommano a questo dato le morti per infortunio con i mezzi di trasporto. Dal 1° gennaio al 16 maggio 2018 sono stati 262: 30 in Veneto, 28 in Lombardia, 22 in Campania, 19 in Piemonte, eccetera;

secondo i dati pubblicati nel Bollettino trimestrale delle denunce di infortunio e malattie professionali dell'INAIL, le denunce di infortunio con esito mortale riferite al periodo gennaio-marzo 2018 sono 212, l'11,58 per cento in più rispetto al periodo gennaio-marzo 2017. L'aumento riguarda principalmente la componente maschile, per la quale si rilevano 20 denunce in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, mentre per la componente femminile i casi mortali passano da 30 a 32. Tra le regioni che hanno registrato aumenti si evidenziano: la Lombardia, dove sono stati denunciati 14 casi in più, il Lazio e il Piemonte, rispettivamente con 10 e 9 denunce in più, l'Emilia-Romagna e la Calabria dove, in entrambi i casi, si rilevano 6 denunce in più, il Veneto (più 4 casi) e la Basilicata (più 3),

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga di adottare iniziative urgenti per contrastare la situazione di insicurezza sui luoghi di lavoro, causa di incidenti spesso anche mortali;

se le disposizioni del decreto legislativo n. 81 del 2008 siano efficaci ed adeguate al contesto lavorativo che negli ultimi anni ha subito radicali cambiamenti e che tuttora è in fase di evoluzione;

se non ritenga di assumere iniziative finalizzate ad un'adeguata campagna di informazione e sensibilizzazione per tutti gli attori coinvolti, compresi i giovani, a partire dalla scuola, che deve garantire le basi fondamentali per un'adeguata educazione in merito.


INTERROGAZIONE SULL'INSERIMENTO NEL NOMENCLATORE TARIFFARIO DELLE PROTESI E DEGLI AUSILI MOTORI PER L'ATTIVITÀ SPORTIVA DELLE PERSONE DISABILI


(3-00050) (3 luglio 2018)

GIAMMANCO, BARBONI, MISIANI, CONZATTI, ZAFFINI, SICLARI, MODENA, GALLONE, URSO, BINETTI, PAGANO, MALLEGNI, SERAFINI, MESSINA Alfredo, SCIASCIA, RIZZOTTI, PEROSINO, FERRO, BERARDI, TESTOR, MASINI, DE POLI - Al Ministro della salute - Premesso che:

il legame tra disabilità, sport e salute ha origini antiche, e sin dai primi anni del secolo XX sono state promosse attività sportive dei soggetti disabili: il ruolo dello sport sin da allora è stato valorizzato come formidabile strumento di cura e di integrazione delle persone disabili;

sin dal primo evento sportivo internazionale per persone disabili è stato chiaro che gli atleti paraplegici attraverso lo sport non solo migliorano dal punto di vista fisico ma anche da quello psicologico e vedono aumentare la loro possibilità di instaurare relazioni sociali;

in Italia vivono più di 4 milioni di persone disabili, una percentuale rilevante di persone cui occorre garantire una maggiore tutela sia mediante l'assistenza medico-sanitaria che mediante il riconoscimento di pari opportunità e diritti;

nell'articolo 30 della Convenzione dell'ONU sui diritti delle persone con disabilità, dispone che "Gli Stati Parti prenderanno misure appropriate per incoraggiare e promuovere la partecipazione delle persone con disabilità alle attività sportive ordinarie a tutti i livelli, che prenderanno misure appropriate per assicurare che le persone con disabilità abbiano accesso a luoghi sportivi, ricreativi e turistici e per assicurare che abbiano accesso ai servizi da parte di coloro che sono coinvolti nell'organizzazione di attività ricreative, turistiche, di tempo libere e sportive";

emerge dunque l'obbligo dello Stato di agevolare la persona disabile nell'accesso al mondo dello sport, garantendole il diritto a sviluppare pienamente le proprie capacità fisico-motorie, intellettuali e sociali;

nonostante il diritto alla pratica sportiva sia proclamato e riconosciuto, tanto a livello globale quanto in ambito europeo, occorre evidenziare l'esistenza di lacune sistemiche che impediscono l'accesso ad essa in maniera effettiva ed incondizionata;

la pratica sportiva impone per le diverse forme di disabilità la dotazione indispensabile di ausili e protesi appositamente studiate e realizzate, i cui costi proibitivi o comunque notevoli impediscono, di fatto, l'accesso ad essa;

ne consegue che una percentuale rilevante di persone disabili, nonché la collettività nel suo insieme, è privata di tutte le ricadute positive che la pratica abituale di uno sport assicura,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda inserire nel prossimo nomenclatore tariffario, di cui al decreto del Ministro della sanità n. 332 del 1999, e successive modificazioni e integrazioni, ausili e protesi personalizzate di ultima generazione, che utilizzano tecnologie avanzate e presentano caratteristiche funzionali allo svolgimento della pratica sportiva, destinate a persone con disabilità.