Mercoledì 12 Febbraio 2020 - 190ª Seduta pubblica

(La seduta ha inizio alle ore 09:31)

Respingendo, con 152 voti contrari e 76 favorevoli, un ordine del giorno in difformità dalle conclusioni della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, l'Assemblea ha concesso l'autorizzazione a procedere in giudizio, ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione, nei confronti del senatore Matteo Salvini nella sua qualità di Ministro dell'interno pro tempore per il reato di cui all'articolo 605, commi primo, secondo, numero 2, e terzo, del codice penale (sequestro di persona).

La relatrice sul documento (doc. IV-bis, n. 2), sen. Stefani (L-SP), ha spiegato che il Tribunale dei Ministri ha richiesto l'autorizzazione a procedere in quanto il Ministro pro tempore, con riferimento alla vicenda della nave Gregoretti, avrebbe abusato dei suoi poteri, privando della libertà personale 131 migranti. Al Senato spetta valutare se il Ministro abbia agito per la tutela di un interesse nazionale costituzionalmente rilevante o per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo. La relatrice ha evidenziato che la linea del Governo in tema di immigrazione e di sbarchi, già a partire dal caso della nave Diciotti, era esplicita e condivisa e si richiamava ai principi della responsabilità comune a livello europeo e del ricollocamento automatico. Da un lato il Presidente del Consiglio Conte non assunse alcuna posizione contraria e l'operato del Ministro Salvini fu esplicitamente condiviso anche dal Vice Presidente Di Maio; dall'altro il prefetto e il capo gabinetto hanno testimoniato che le procedure di sbarco sono state rispettate e ai migranti furono garantiti soccorso e assistenza sanitaria. Lo stesso procuratore della repubblica di Catania ha ritenuto che non sussistano i presupposti del sequestro di persona né di altro delitto e ha chiesto l'archiviazione del caso. La Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, a seguito della parità dei voti favorevoli e di quelli contrari, non ha approvato la proposta messa ai voti dal Presidente Gasparri, pertanto si è intesa accolta la proposta di concessione dell'autorizzazione a procedere. Lo svolgimento dei lavori, in un organo deputato a vigilare sulla separazione dei poteri, è stato inquinato da ragioni politiche: a questo punto diventa necessaria la sede processuale e ci si rimette alla cognizione del giudice di merito, imparziale e terzo.

Nella discussione i sen. Garnero Santanchè Zaffini e Fazzolari (FdI) hanno rilevato che il caso della Gregoretti è identico a quello della Diciotti, per il quale il Senato negò l'autorizzazione a procedere. Il mutato orientamento, dettato dal cambiamento della maggioranza, dimostra l'uso strumentale delle istituzioni per vendetta politica: non riuscendo a battere il leader dell'opposizione per via elettorale si tenta di eliminarlo per via giudiziaria. Si sta configurando un precedente pericoloso di uso politico della giustizia per negare la possibilità di contrastare l'immigrazione illegale e di difendere i confini nazionali. I sen. Modena, Vitali, Paroli e Perosino (FI) hanno rilevato che il campo di gioco identificato dal Tribunale dei Ministri, che declassa un atto politico ad atto amministrativo, è scorretto. E' peraltro anomalo che il tribunale non abbia accolto la richiesta del procuratore della Repubblica di archiviare il caso per infondatezza della notizia di reato. Il Senato dovrebbe negare l'autorizzazione: sebbene si sia svolta in un contesto particolare, la vicenda dello sbarco ha una natura politica. La sen. Bonino (Misto), dichiarandosi favorevole alla concessione dell'autorizzazione, ha rilevato che l'azione politica non è penalmente insindacabile; la ricollocazione dei profughi non può essere considerata un preminente interesse nazionale, non sussistono quindi le esimenti per sottrarre al processo l'allora Ministro dell'interno. Il sen. Bressa (Aut) ha annunciato voto favorevole, ritenendo che i migranti siano stati illegittimamente trattenuti sulla nave. Secondo la sen. Ginetti (IV-PSI) il caso della nave Diciotti non è identico al caso Gregoretti, per il quale non è ravvisabile un interesse pubblico. Secondo il sen. De Falco (Misto) il trattenimento a bordo si configura come un'inutile crudeltà e il sen. Salvini dovrebbe rinunciare all'immunità e sottoporsi al processo. Il sen. Malan (FI) ha obiettato che non si tratta di rinunciare a una prerogativa come fosse nella disponibilità del singolo senatore: il Senato è chiamato a valutare il confine tra l'azione giudiziaria e l'autonomia della decisione politica. La sen. Bongiorno (L-SP) ha espresso preoccupazione per la tendenza del Senato a svuotare le sue funzioni: rinunciare al giudizio assegnato dalla legge costituzionale e alla salvaguardia dell'autonomia della politica significa cancellare la separazione dei poteri e preparare il crepuscolo della democrazia. Il rallentamento dello sbarco non può essere considerato sequestro di persona ed è strettamente collegato alla redistribuzione dei migranti, come dichiarava lo stesso Presidente Conte. Il sen. Parrini (PD) ha rinviato all'opposizione l'accusa di aver politicizzato il caso; non essendovi una ragion di Stato da difendere, il sen. Salvini non va sottratto al corso della giustizia. Il sen. Casini (Aut), pur non condividendo la politica dell'immigrazione di Salvini, ritiene che il giudizio su tale politica spetti agli elettori e non alla magistratura. La linea degli sbarchi non poteva essere una politica personale del Ministro dell'interno in contrasto con l'indirizzo di Governo di allora. Secondo le sen. Gallicchio e Evangelista (M5S) il tema dello sbarco è distinto dal tema del ricollocamento e dalle carte non emergono prove sufficienti per applicare le esimenti. Il Ministro ha abusato del suo potere per un convincimento personale e anche la stampa certificava il suo isolamento; nel caso della Diciotti era in corso una controversia internazionale con Malta ed è stato compresso il diritto di circolazione; nel caso della nave Gregoretti, che poteva ospitare solo il personale di bordo, è stato compresso il diritto alla salute. Secondo il sen. Nencini (IV-PSI) il tema non è la ricollocazione dei migranti ma il rifiuto di indicare un porto sicuro per lo sbarco; la collegialità del Governo, inoltre, non rende insindacabili i singoli Ministri. Il sen. La Russa (FdI) ha evidenziato che, se non fosse stato rallentato lo sbarco, sarebbe stato impossibile il ricollocamento dei migranti. Il sequestro di persona non è ipotizzabile: le persone sulla nave non avevano il diritto di sbarcare. Il sen. Grasso (Misto-LeU) ha osservato che è il tribunale dei Ministri ad ipotizzare il sequestro di persona di naufraghi e ad escludere il coinvolgimento di altri attori istituzionali. Non erano in questione i confini e la sicurezza nazionale, ma un braccio di ferro con l'Europa. Il sen. Gasparri (FI) ha ribadito che negare l'autorizzazione non significa garantire la fuga dal processo, bensì difendere il diritto dovere di agire per l'interesse nazionale. Pur consapevole della gravità della decisione, il sen. Salvini (L-SP) ha dichiarato di voler affrontare il processo per fare chiarezza sulla vicenda e porre fine a un dibattito surreale. Ha rivendicato le scelte compiute per difendere i confini nazionali e per salvare vite in mare: i numeri dicono che tre anni di politica delle porte aperte contano 15.000 cadaveri nel Mediterraneo. Ha annunciato infine che non denuncerà il Ministro dell'interno in carica che ritarda gli sbarchi in attesa dei ricollocamenti.

Sull'ordine del giorno in difformità dalle conclusioni della Giunta, presentato dai sen. Bernini (FI) Ciriani (FdI) e altri, che proponeva il diniego dell'autorizzazione a procedere, hanno dichiarato voto contrario i sen. Cucca (IV-PSI), Grasso (Misto-LeU), Anna Rossomando (PD) e Perilli (M5S). I sen. Balboni (FdI) e Schifani (FI) hanno annunciato voto favorevole. Il sen. Romeo (L-SP) ha annunciato la non partecipazione al voto del Gruppo.

Poiché la Commissione di merito non ha concluso l'esame in sede referente, l'esame del ddl n. 1664 (decreto-legge per l'istituzione del Ministero dell'istruzione e del Ministero dell'università) è stato rinviato ad altra seduta.

La Conferenza dei Capigruppo ha approvato modifiche e integrazioni al calendario dei lavori: domani si svolgeranno il sindacato ispettivo e il question time; martedì 18 inizierà l'esame, ove concluso in Commissione, del decreto sulle intercettazioni che dovrà concludersi entro il giorno successivo; mercoledì 19 il Presidente del Consiglio renderà comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 20; dal 25 al 27 febbraio sarà discusso il decreto proroga termini e, ove concluso in Commissione, sarà esaminato il decreto per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente.

(La seduta è terminata alle ore 19:25 )



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