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Concorsi universitari. La selezione casuale dei commissari ha migliorato la qualità dei professori in cattedra?

Foto Concorsi universitari.  La selezione casuale dei commissari ha migliorato la qualità dei professori in cattedra?

Rigidità. Staticità. Autorefenzialità. Talvolta eccessivo localismo nella selezione di professori e ricercatori, o organici apparentemente composti con più attenzione alla cordata di appartenenza del candidato che alla sua preparazione oggettiva. Risultato? Una scarsa performance media delle università italiane e un ampio grado di eterogeneità nella performance di ricerca tra i vari dipartimenti.

Per garantire «una selezione adeguata» dei docenti, negli ultimi 30 anni il Parlamento è intervenuto più volte, modificando sia i meccanismi di reclutamento (nel 1998 si è passati da una selezione tramite concorsi nazionali a una selezione su base locale, per poi approdare, nel 2010, a un sistema misto: idoneità nazionale seguita da concorsi locali) sia la composizione delle commissioni d'esame (tramite sorteggio dei commissari, elezione, nomina ministeriale, o una combinazione dei tre). Fino al 2008 ben quattro commissari su cinque erano eletti dai colleghi, mentre a partire dal 2008, e fino alla prima tornata dell'abilitazione scientifica nazionale, i quattro commissari esterni sono stati estratti a sorte. La legge n. 240 del 2010 ha infine confermato questa scelta, portando a cinque su cinque il numero dei sorteggiati.

Come ha funzionato il nuovo sistema? La selezione casuale dei valutatori ha migliorato la qualità dei docenti saliti in cattedra? Qui la prima valutazione controfattuale degli impatti della riforma.

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