Il Presidente: Discorsi

Seminario "Riforme per la crescita in Europa"

Intervento del Presidente del Senato, Pietro Grasso, in Sala Koch al seminario internazionale organizzato dal Parlamento italiano e dall'Ocse

25 Giugno 2015

Autorità, Gentili Ospiti, Signore e Signori,
Con molto piacere vi auguro il più cordiale benvenuto al Senato della Repubblica, anche a nome della Presidente della Camera Laura Boldrini, per avviare i lavori del seminario dedicato alle riforme per la crescita in Europa, promosso dal Parlamento italiano in collaborazione con l'OCSE. Ringrazio il Vice Segretario Generale William Danvers per la preziosa collaborazione offerta dall'Organizzazione, e i focal point italiani presso la Rete Parlamentare OCSE, Senatrice Lanzilotta e On. Galli per il loro lavoro. L'intenso programma di lavori di questi due giorni vedrà protagonisti anche rappresentanti del Governo italiano, nella consapevolezza che il dialogo fra parlamenti deve trovare negli esecutivi un interlocutore privilegiato.

La cooperazione tra assemblee parlamentari non è un luogo dove si discute di temi di comune interesse per fini speculativi, ma rappresenta un'opportunità per riflettere insieme su questioni fondamentali, con l'approfondimento e la serenità che le sedi governative per loro natura non sempre consentono. Quelle di oggi e domani sono occasioni utili a confrontare le azioni condotte dagli esecutivi ed elaborare indirizzi condivisi in vista delle future strategie programmatiche di ciascun Paese. E sono certo che questo approccio pragmatico e propositivo, coerente con la tradizione e lo spirito dell'OCSE, non mancherà di accompagnare i lavori odierni.

Non posso soffermarmi sul merito dei tanti temi che saranno discussi nelle sette sessioni che scandiscono il programma di questa Conferenza. Mi limiterò a brevi considerazioni su taluni temi.
Abbiamo inteso dedicare questo seminario alla crescita in Europa. Crescita non solo economica, è importante sottolinearlo, ma insieme sociale, politica, culturale. Non a caso la prima sessione è dedicata al "better life index" dell'OCSE, un indicatore che misura il benessere nella vita delle persone tenendo conto non solo dei freddi dati numerici delle statistiche economiche ma anche delle relazioni sociali, dell'istruzione, della salute, della sicurezza, dell'impegno civile: di ogni dimensione con cui si relaziona la qualità della vita umana. Ebbene, io credo che questa concezione multidimensionale della crescita richiami noi politici, noi parlamentari in particolare, ad una nuova visione della politica e delle relazioni internazionali, orientata ai diritti e al benessere più profondo dei cittadini.

La crisi economica per molti anni ci ha indotto a considerare il rispetto dei saldi finanziari e di bilancio come una priorità assoluta: molte istanze sociali sono state ingiustamente sacrificate in nome di questa esigenza. I pur fragili segnali di uscita dalla crisi e dalla stagnazione che si registrano in parte dell'Europa ci impongono ora di riflettere su una possibile inversione di rotta nelle nostre strategie politiche, con un rinnovato patto per la crescita, intesa nel senso ampio cui prima accennavo. Io sono convinto che questa strada non si ponga in contrasto con la necessità di rispettare le regole di bilancio e che anzi inciderà positivamente anche sui dati macro-economici e sulla solidità finanziaria di ogni Paese europeo. Le misure sociali, quelle che sostengono l'istruzione e la formazione, la valorizzazione dei beni culturali e ambientali sono invariabilmente, nel medio termine, formidabili motori di sviluppo economico, oltre che indici del grado di civiltà di un Paese. Le riforme per l'efficienza e la qualità delle pubbliche amministrazioni migliorano i servizi sociali per i cittadini, e dunque la vita dei più deboli e dei più giovani. Inoltre la prevenzione e la repressione della corruzione, delle altre forme di abuso di funzioni pubbliche e della criminalità organizzata restituisce competitività ai mercati sclerotizzati dal clientelismo e dal malaffare e determina risparmi di spesa pubblica.

Concludo. Credo che le sfide che abbiamo davanti siano innanzitutto concettuali e culturali. La prima è quella della solidarietà intergenerazionale, che ci impone di guardare alla crescita nel medio e lungo periodo. La seconda è quella di sapere tenere a mente in ogni momento del nostro lavoro che noi non trattiamo solo di freddi bilanci, di dati macroeconomici, di leggi ma soprattutto del benessere dei cittadini e dei loro diritti.
Sono fiducioso che su questa base, insieme, sapremo interpretare le sfide del futuro.
Vi ringrazio ancora per essere qui e vi auguro buon lavoro. Grazie.



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