Mercoledì 3 Agosto 2016 - 674ª Seduta pubblica

(La seduta ha inizio alle ore 09:33)

L'Assemblea ha approvato definitivamente il ddl n. 2500 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 30 giugno 2016, n. 117, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative in materia di processo amministrativo telematico.

L'articolo 1 posticipa di sei mesi (dal 1° luglio 2016 al 1° gennaio 2017) il termine a decorrere dal quale tutti gli atti del processo amministrativo dovranno essere sottoscritti con modalità digitali. La Camera dei deputati ha introdotto disposizioni che autorizzano il Ministro della giustizia a procedere ad assunzioni straordinarie di personale amministrativo, attingendo a graduatorie ancora valide e al personale delle province o bandendo nuovi concorsi. L'articolo 2 precisa che il processo amministrativo telematico sarà avviato a partire dal 1° gennaio 2017 e per i primi tre mesi sarà possibile sottoscrivere gli atti sia in modo tradizionale sia in forma digitale.

Nella seduta di ieri sono state respinte le pregiudiziali di costituzionalità ed è iniziata la discussione generale che si è conclusa con gli interventi dei sen. Anna Maria Bernini, Malan (FI-PdL), Pagliari (PD) e Rosetta Blundo (M5S). Le opposizioni hanno rilevato che il Governo proroga per la quarta volta il processo telematico; hanno criticato l'incertezza e l'opacità del previsto reclutamento di mille unità di personale amministrativo; hanno denunciato la mancata tutela del personale precario già impegnato presso gli uffici giudiziari; hanno espresso dubbi sulla possibilità di ricorrere al fondo per la mobilità del personale delle province. Respinti tuti gli emendamenti, nelle dichiarazioni finali i sen. Anna Cinzia Bonfrisco (CoR), Erika Stefani (LN), Loredana De Petris (SI-SEL), Crimi (M5S) e Anna Maria Bernini (FI-PdL) hanno annunciato l'astensione. Hanno annunciato voto favorevole il sen. Mancuso (AP), il sen. Falanga (AL-A), che ha però espresso il timore che sarà necessaria un'ulteriore proroga, e la sen. Lo Moro (PD).

L'Assemblea ha incardinato l'esame del ddl n. 2067, nel testo proposto dalla Commissione recante modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi nonché all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena, già approvato dalla Camera dei deputati.

Il provvedimento di compone di 40 articoli, suddivisi conque titoli. Il Titolo I reca modifiche al codice penale: il capo I detta norme in materia di estinzione del reato per condotte riparatorie e modifiche di limiti di pena per i delitti di scambio elettorale politico-mafioso, furto e rapina; il capo II si riferisce alla prescrizione, il capo III reca una delega al Governo per la riforma del regime di procedibilità per taluni reati, per il riordino di alcuni settori del codice penale e per la revisione della disciplina del casellario giudiziale. Il Titolo II reca modifiche al codice di procedura penale: il capo I prevede modifiche in materia di incapacità dell'imputato di partecipare al processo, di indagini preliminari e di archiviazione; il capo II prevede modifiche in materia di riti speciali, udienza preliminare, istruzione dibattimentale e struttura della sentenza di merito; il capo III riguarda la semplificazione delle impugnazioni. Il Titolo III reca modifiche alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale e alla normativa di organizzazione dell'ufficio del pubblico ministero. Il Titolo IV, all'articolo 29, conferisce una delega al Governo per la riforma del processo penale e dell'ordinamento penitenziario.. Il Titolo V reca disposizioni finali (clausola di invarianza finanziaria ed entrata in vigore). Il relatore, sen. Cucca (PD), ha ricordato che la Commissione ha inserito nel provvedimento la materia della prescrizione e ha approtato modifiche in materia di intercettazioni, prevedendo la garanzia della riservatezza delle conversazioni telefoniche e criteri sulle modalità captative informatiche (Trojan).

L'Assemblea ha incardinato il ddl n. 2287, nel testo proposto dalla Commissione, recante disciplina del cinema e dell'audiovisivo e deleghe al Governo per la riforma normativa in materia di attività culturali, collegato alla manovra di finanza pubblica.

La relatrice, sen. Di Giorgi (PD), ha segnalato, al capo II, il riconoscimento degli organismi regionali film commission; l'inserimento, tra le funzioni statali, della promozione di programmi di educazione all'immagine nelle scuole; l'approvazione dell'articolo 9-bis, che istituisce il Consiglio superiore del cinema e dell'audiovisivo con il compito di monitorare gli effetti degli interventi. Il capo III, comprendente gli articoli da 10 a 25, è la parte più corposa del provvedimento: introduce sei modalità di credito d'imposta con percentuali variabili dal 15 al 40 per cento (per le imprese di produzione e di distribuzione, per le imprese dell'esercizio e delle industrie tecniche, per gli esercenti sale cinematografiche, per le imprese di produzione esecutiva, per l'attrazione di investimenti stranieri e per le imprese non appartenenti al settore della produzione cinematografica e audiovisiva); detta una nuova disciplina sull'erogazione di contributi automatici e di contributi selettivi alle opere di qualità e di giovani autori; istituisce il Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell'audiovisivo, alimentato, in misura non inferiore a 400 milioni di euro annui, da una quota parte degli introiti erariali derivanti da attività svolte dalla filiera produttiva. Il tre per cento del Fondo sarà destinato alla formazione audiovisiva nelle scuole. Il capo IV prevede un piano straordinario per il potenziamento delle sale cinematografiche, soprattutto nei piccoli comuni, e un piano straordinario per la digitalizzazione del patrimonio cinematografico e audiovisivo. La Commissione ha introdotto l'articolo 27-bis che istituisce una sezione speciale per l'audiovisivo nel Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Il capo V, concernente la riforma e la razionalizzazione della normativa vigente, istituisce il Registro pubblico delle opere cinematografiche, con il fine di assicurare pubblicità e trasparenza ai finanziamenti, e conferisce deleghe al Governo per la tutela dei minori nel settore e per la promozione di opere italiane ed europee; la Commissione ha introdotto una delega per la riforma dei rapporti di lavoro. Al capo IV, la Commissione ha stralciato la delega per il codice dello spettacolo.

L'Assemblea ha avviato l'esame, nel testo proposto dalla Commissione, del ddl n. 2271 sull'editoria, già approvato dalla Camera dei deputati.

Il relatore, sen. Cociancich (PD), ha riferito sul contenuto del provvedimento. L'articolo 1 istituisce il Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione, alimentato da risorse statali già destinate all'editoria e all'emittenza locale, da un contributo di solidarietà a carico delle società concessionarie di raccolta pubblicitaria e per una parte, fino a un massimo di cento milioni, dalle maggiori entrate del canone RAI. Sono ammesse al finanziamento le cooperative di giornalisti, gli enti senza fini di lucro, le imprese editrici espressione delle minoranze linguistiche, i periodici per non vedenti, le associazioni per i consumatori, i giornali in lingua italiana diffusi all'estero. L'articolo 2 conferisce deleghe al Governo per ridefinire la disciplina del sostegno pubblico per il settore dell'editoria e dell'emittenza locale, per riordinare la disciplina pensionistica dei giornalisti, che dovrà allinearsi con la disciplina generale, e per razionalizzare composizione e competenze del Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti. L'articolo 3 detta disposizioni per il riordino dei contributi alle imprese editrici; l'articolo 4 introduce un riferimento all'equo compenso dei giornalisti; l'articolo 5 punisce l'esercizio abusivo della professione di giornalista; l'articolo 6 detta nuove disposizioni per la vendita dei giornali, prevedendo la liberalizzazione degli orari e dei punti vendita. La Commissione ha previsto un parere parlamentare rinforzato sul decreto che definisce requisiti e modalità dei finanziamenti; ha fissato in 60, anziché 36, il numero massimo dei componenti del Consiglio dell'ordine dei giornalisti, del quale deve far parte un rappresentante delle minoranze linguistiche; ha previsto che la prima rata del contributo sia pari al 50 per cento; ha introdotto l'articolo 6-bis, in base al quale l'affidamento in concessione del sevizio pubblico radifonico, televiso e multimediale ha durata decennale ed è preceduto da una consultazione pubblica sugli obblighi del servizio.

Alla discussione generale hanno preso parte i sen. Maria Rizzotti, Malan, Scilipoti Isgrò, Floris, Galimberti, Gibiino, Marin, Anna Maria Bernini, Gasparri (FI-PdL); Bruni (CoR); Manuela Serra, Airola (M5S); Crosio (LN), Mazzoni (AL-A), Uras (Misto), Mucchetti (PD). Favorevole all'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria, il Gruppo M5S ha annunciato contrarietà al ddl. Per pungolare la maggioranza ha però presentato emendamenti per applicare il tetto alle retribuzioni in RAI, per escludere dai contributi le imprese che sfruttano i giornalisti, per correlare il contributo alle reali copie vendute. Secondo FI-PdL il provvedimento, di iniziativa dei Gruppi PD e SEL, conferisce deleghe troppe ampie, sovrappone interventi disomogenei, esclude ingiustificatamente i giornali di partiti, movimenti politici, organizzazioni sindacali e i periodici specializzati, istituisce una nuova tassa sulla raccolta pubblicitaria che colpisce piccole imprese in difficoltà ma esenta i grandi colossi del web. LN ha accusato il Presidente del Consiglio di operare una stretta autoritaria sull'informazione in vista del referendum costituzionale: il Governo che si è impossessato della RAI non può varare una riforma dell'editoria ispirata al pluralismo dell'informazione. Secondo il sen. Mucchetti (PD) è necessario sostenere l'editoria, che attraversa una crisi profonda, con interventi strutturali e automatici, che limitino la discrezionalità del Governo. Il ddl, invece, concentra tutte le risorse e i poteri in capo alla Presidenza del Consiglio e non garantisce finanziamenti certi.

L'articolo 1 è stato approvato senza modifiche: tutti gli emendamenti volti a ridurre la discrezionalità dei contributi sono stati respinti. Il seguito dell'esame è stato rinviato.

(La seduta è terminata alle ore 20:09 )



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