Il Presidente: Discorsi

Anniversario della battaglia di Megolo

Discorso pronunciato al teatro Sociale di Omegna (Verbania) per il 64mo anniversario della Battaglia di Megolo

17 Febbraio 2008

Autorità,
Signore e Signori,
rimane sempre vivo in me il ricordo delle parole di Piero Calamandrei quando, spiegando agli studenti milanesi il significato della nostra Carta fondamentale, disse "dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, che hanno dato la vita perché libertà e giustizia potessero essere scritte su questa Carta".

Filippo Maria Beltrami, Gianni Citterio, Antonio Di Dio, Carlo Antibo, Bassano Bassetto, Aldo Carletti, Angelo Clavena, Bartolomeo Creola, Emilio Gorla, Paolo Marino, Gaspare Pajetta, Elio Toninelli, taluni non ancora ventenni, sono alcuni di questi giovani.
Sulla lapide che li ricorda è, solennemente, scritto: Italiani reverenti sostate.
Per questo io sono qui, per questo tutti noi siamo qui.
Per fermarci a ricordare.

Per rendere omaggio ai caduti della battaglia di Megolo, ma anche a tutti coloro che con il loro coraggio, le loro convinzioni e le loro speranze hanno fatto dell'Italia un Paese libero e democratico.
Per fare memoria, ma anche per portare la memoria di episodi e di fasi cruciali per la rinascita del nostro Paese ai più giovani, che - immersi in una vita così profondamente trasformata in pochi decenni - troppo spesso rischiano di non poterne percepire lo straordinario significato morale.

Con questi sentimenti di viva partecipazione e di profondo riconoscimento verso tutti i nostri caduti per la libertà e per la democrazia, desidero ringraziare il Sindaco di Omegna - e con lui tutti gli amministratori locali presenti - per avermi voluto invitare a questa importante commemorazione.
All'indomani dell'8 settembre del 1943, tra i primi fermenti della lunga lotta di liberazione contro il nazifascismo, si formò, con una composizione decisamente eterogenea, il gruppo di combattenti partigiani guidati dal comandante Beltrami.

"I cavalieri della macchia", così vennero definiti il capitano Beltrami e i suoi in un noto articolo su La Stampa del 29 dicembre 1943
Erano le prime fasi della Resistenza. Si stava ancora formando un tessuto connettivo della lotta di liberazione in Italia.
La battaglia di Megolo, in cui dodici giovani partigiani caddero - il 13 febbraio del 1944 - ha rappresentato uno sprone e un monito per consolidare il coraggio, la forza, la convinzione e gli ideali nella lotta contro gli occupanti tedeschi e contro i fascisti.

La determinazione e l'audacia di quei giovani, decisi a guardare in faccia il nemico e a d affrontarlo nella lotta, costituì un esempio di fondamentale significato politico ed etico, che
portò a rafforzare tutta l'iniziativa partigiana nella Val d'Ossola e nelle aree vicine.
Ciò che colpisce nell'esperienza straordinaria della Resistenza, è che, sin dall'inizio, la speranza e la determinazione, anche a costo della vita, di restituire la libertà, la democrazia e la pace all'Italia, riuscì ad unire, a far cooperare, a far stare insieme, uomini tanto diversi fra loro, per origine, per cultura, per professione, per credo politico e religioso.

Questo dato, costante nel periodo della lotta di Liberazione, ha consentito la maturazione di quel clima culturale che si è rivelato indispensabile per gettare le fondamenta della Repubblica e per far nascere la nostra Costituzione.
Pur nelle divisioni e nella terribile situazione dell'Italia dopo le due guerre, i nostri Costituenti ebbero, infatti, la capacità di saper affrontare con lungimiranza e unità d'intenti i gravi problemi del Paese, perseguendo un disegno riformatore di altissimo profilo - nel quale trovavano sintesi anche un secolo di battaglie ideali e politiche, ma anche fisiche e di popolo, dal Risorgimento all'Unità nazionale - per dare finalmente all'Italia stabilità, pace e democrazia.

Sono passati ormai sessanta anni dall'entrata in vigore della Costituzione, eppure la nostra Carta fondamentale ha mantenuto attualità e capacità persuasiva, pur attraverso i radicali cambiamenti che nell'ultimo mezzo secolo hanno interessato la vita sociale, culturale, politica ed economica italiana e del mondo intero.
Da lungo tempo, tuttavia, è aperto un dibattito sul suo adeguamento - in alcuni punti essenziali - ritenuto oramai necessaria per migliorare il funzionamento delle Istituzioni e le regole della nostra democrazia.

Veniamo da quasi quindici anni di bipolarismo forzato e muscolare, di coalizioni contrapposte, costruite per battere il nemico e non per governare il Paese.
La situazione degli ultimi anni si è poi aggravata per effetto di una legge elettorale sbagliata che ha prodotto uno squilibrio reale tra le due Camere, con una instabilità permanente e una patologica tendenza alla frammentazione individualistica.
Occorre un profondo rinnovamento della vita politica, con l'affermazione di una nuova sobrietà e di una nuova attenzione alle ragioni dei cittadini che sono la prima e unica fonte di legittimazione vera della politica.

In questa ottica, il Presidente della Repubblica, in occasione delle celebrazioni per i sessanta anni dall'entrata in vigore della Costituzione aveva richiamato tutte le forze politiche ed istituzionali ad un rinnovato patriottismo, ad un un concorso di volontà più forte di tutte le
ragioni di divisione per porre mano al rinnovamento della vita istituzionale, politica e civile.
Nell'ultima fase di questa legislatura il Parlamento stava per approvare, con un ampio consenso, alcune importanti modifiche ordinamentali.
L'epilogo della recente crisi politica ha, invece, inferto una battuta d'arresto al processo riformatore.

Il Paese sta vivendo, a due anni dalla precedente, un'altra campagna elettorale.
Il mio auspicio è che questa davvero si polarizzi sui contenuti, sui problemi veri del Paese, senza promesse infondate, ma con la serietà degli obiettivi raggiungibili, in un clima di reciproco rispetto e riconoscimento delle forze politiche.
Perseguendo obiettivi di alto valore e davvero rivolti alla soluzione di questioni di primaria importanza per i cittadini e la collettività intera: penso al miglioramento strutturale del livello dei salari e dei redditi individuali e familiari; penso agli investimenti nell'istruzione, nella ricerca e nella formazione; agli indispensabili interventi infrastrutturali; alla lotta alla criminalità organizzata.

Ecco, credo che questa debba essere la matrice del nuovo percorso riformatore che l'Italia dovrà affrontare.
Abbiamo di fronte a noi importanti traguardi internazionali per assicurare la competizione e la coesione del nostro Paese nella sfida dell'apertura globale dei mercati.
Siamo impegnati con i nostri militari in importanti missioni di pace in aree cruciali del mondo.
Dobbiamo accelerare il processo di integrazione europea, innanzitutto con la ratifica del nuovo Trattato, indispensabile per rafforzare le condizioni di stabilità e di crescita del nostro Paese.
Ricordare oggi 12 valorosi giovani italiani, che hanno dato la vita per la nostra libertà democratica, deve rappresentare anche un rinnovato impegno verso tutti i nostri giovani.

Perché le loro energie, il loro entusiasmo e i loro talenti possano inserirsi più rapidamente e stabilmente nella nostra società.
Ne avremmo, sicuramente, una spinta a crescere di più nel progresso civile e sociale, e daremmo nuova concretezza al sacrificio straordinario e generoso di quei ragazzi che a Megolo immaginavano una Italia più grande e più giusta.



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