Il Presidente: Discorsi

Commemorazione di Pietro Scoppola

Discorso pronunciato in Sala Zuccari in occasione della cerimonia di commemorazione del professor Pietro Scoppola

17 Gennaio 2008

Autorità,
Signore e Signori,
a quasi tre mesi dalla scomparsa il Senato ha voluto promuovere questa occasione di ricordo della figura di Pietro Scoppola che, per molti anni, proprio qui in Senato ha lavorato.
Il giorno che si celebrò il suo funerale molti dei presenti erano a Milano, per la prima Assemblea del Partito democratico che tributò alla memoria di Scoppola un vivo momento di partecipazione.

Rivolgo quindi il mio saluto anzitutto ai familiari, oltre a tanti altri che lo hanno conosciuto e che hanno avuto occasione, in diversi ambienti, di lavorare con lui.
In particolare voglio ricordare l'Istituto Luigi Sturzo che so impegnato ad organizzare, nei prossimi mesi, un importante convegno di studi sull'attività storica e culturale di Scoppola.
E voglio anche menzionare la Fondazione Remo Orseri, della quale Scoppola era Presidente, e attraverso la quale sono stati sostenuti importanti incontri di dialogo fra culture e tradizioni religiose diverse.

Il mio è solo un breve saluto, anche perché sono previsti significativi interventi che richiameranno tratti importanti della vita e dell'opera di Pietro Scoppola.
Tuttavia, non voglio mancare di portare un mio contributo personale per dirvi ciò che in me rimane vivo di Scoppola.
Negli ultimi dieci anni, infatti, ci siamo trovati più volte a ragionare sull'evoluzione politica, sulle prospettive dell'esperienza dell'Ulivo e sulla nascita del Partito democratico.
Anche se non sempre le nostre idee coincidevano, quando divenni Presidente del Senato non ho avuto dubbi nel richiedere a Scoppola di collaborare con me per seguire le attività dell'Archivio storico del Senato e le numerose pubblicazioni e iniziative che il Senato stesso promuove.

Scoppola accettò questa collaborazione con disponibilità e senza compenso, e si pose subito all'opera per coordinare, con un gruppo di giovani storici, la pubblicazione dei Diari di Fanfani.
Ci sono alcuni aspetti, però, della sua personalità e della sua riflessione culturale che ho sempre apprezzato e che voglio sottolineare.
In Pietro Scoppola è stato forte e costante il nesso tra cultura e politica, l'idea che la politica dovesse avere una ispirazione forte e una elaborazione culturale costante.
La sua riflessione muoveva sempre da sua forte visione della dimensione spirituale dell'uomo.

Il tema della formazione della coscienza del cittadino - con il nesso tra valori spirituali, morali e responsabilità di adesione e partecipazione alla democrazia - è stato un tratto permanente del suo impegno.
La sua attenzione verso i gruppi e i movimenti di ispirazione cristiana - come la Comunità di Sant'Egidio - è stata costante e tanti ragazzi si sono giovati del suo esempio e del suo insegnamento, non solo all'Università, ma in tante occasioni di incontro alle quali non mancava mai di partecipare.

Il suo pensiero storico politico si era irrobustito nello studio del cattolicesimo liberale francese e, soprattutto, nella lezione di Tocqueville e nell'importanza dell'ispirazione religiosa della democrazia.
La forza della democrazia americana, o dei Paesi europei più avanzati - sottolineava sempre Scoppola - è proprio in questa capacità costante di attingere ad una riserva morale, ad un serbatoio inesauribile di valori civili fondati su principi di libertà dell'uomo e di ricerca di giustizia sociale, ad un cristianesimo non protetto da barriere metafisiche, ma innervato nella storia concreta.

Ma la visione politica di Scoppola non si fermava all'individuo, o ad una visione positiva del fenomeno religioso.
Piuttosto questa visione si completava in modo organico con gli aspetti che ho appena richiamato, con una concezione chiara della laicità dello Stato.
Ovvero con l'idea che la convivenza civile e democratica dovesse avere il supporto e la tutela dello Stato, cioè di un insieme di istituzioni e di regole democratiche in grado di assicurare - per tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro convinzioni filosofiche, religiose o politiche - il godimento dei diritti fondamentali e l'esercizio dei doveri previsti.
Tutti gli ultimi anni della sua vita furono dedicati a valorizzare questi aspetti e, in particolare, l'importanza della lezione costituzionale e del suo radicamento reale nella nostra società.

Non ho mancato, nei mesi scorsi, in uno dei nostri brevi incontri in Senato anche di dirgli che il passare degli anni e il maturare delle sue riflessioni culturali e politiche aveva molto avvicinato le nostre valutazioni su punti importanti dell'evoluzione dello scenario politico.
E di questo aspetto sono contento perché quando si ha stima per una persona e per la sua onestà intellettuale, è sempre importante parlarsi con franchezza.

Per concludere questo mio contributo vorrei dirvi che ritengo che di Pietro Scoppola bisognerà sempre considerare, insieme, non solo le sue opere scientifiche o culturali, ma anche la sua traiettoria umana, la sua ricerca costante di un intreccio coerente fra diversi piani:

  • quello di un itinerario spirituale personale,
  • l'impegno costante di ricerca e di elaborazione culturale,
  • e la sfera della responsabilità nella vita civile e nella fatica di una democrazia che cresce nel nostro Paese.

La sua analisi più recente, lungo il corso della malattia, si era fatta ancora più lucida e amara, segnalando insieme l'inadeguatezza dei due schieramenti politici emersi nel nostro giovane bipolarismo e la necessità di un maggiore sforzo di elaborazione culturale.
Questa tensione interiore credo debba rimanere come un impulso per tutti noi, per portare la nostra vita democratica in una condizione di maggiore efficienza, e per radicare ancor più in profondità gli ordinamenti e i valori costituzionali nella società italiana e, soprattutto, per costruire una democrazia di tutti, senza bisogno di aggettivi confessionali o ideologici.



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