Il Presidente: Discorsi

La situazione della ricerca scientifica in Italia

Discorso pronunciato alla Italian Academy della Columbia University

New York

18 Ottobre 2005


1. "Scientia est potentia"

Prima di affrontare direttamente il mio tema, permettetemi di fare una considerazione sul ruolo della ricerca scientifica nel mondo moderno.

All'inizio della prima Rivoluzione scientifica, uno dei padri fondatori disse che scientia est potentia. Oggi possiamo capire quanto fossero lungimiranti quelle parole di Francesco Bacone. Nel corso della storia, la produzione della ricchezza e cambiata tante volte. In epoche diverse, gli uomini sono diventati ricchi in modi diversi: prima coltivando, poi escavando il terreno, poi commerciando fra se medesimi e con i vicini, poi trasformando materie, poi fabbricando prodotti. Ma con la scienza e la tecnologia ad essa associata, la produzione della ricchezza e cambiata ancora. I popoli diventano prosperi se creano e inventano. In particolare, oggi diventano prosperi non tanto se soddisfano bisogni con dei mezzi, ma se anticipano bisogni creando nuovi strumenti. L'ultima rivoluzione tecnologica - quella dei computer e di internet - non richiede grandi risorse finanziarie, bensi grandi doti intellettuali. Si puo creare piu ricchezza in un sottoscala che in una grande fabbrica.

In questa situazione, il grande problema degli Stati moderni e come promuovere e allevare i migliori intelletti, come favorire la loro libera attivita, come sviluppare la ricerca. Questo non e soltanto un problema di investimenti. E un problema di regole, di educazione, di mentalita, e dunque di cultura. E non tutte le culture sono uguali. Consideriamo il caso delle universita.

Fin dall'inizio e in tutto il mondo, la ricerca scientifica e tradizionalmente e generalmente affidata soprattutto all'universita e a istituti ad essa associati. Ma l'universita puo essere concepita in modi diversi e secondo principi diversi. Se si adotta un principio ugualitario, allora la istruzione universitaria diventa un diritto di cui tutti devono godere. Se invece si adotta il principio meritocratico, allora la formazione universitaria diventa un diritto solo per coloro che sono piu capaci e meritevoli. Il primo principio porta ad un innalzamento dell'educazione generale, il secondo alla selezione di alcuni, considerati migliori secondo gli standard convenuti. Su questo punto la cultura americana e gran parte della cultura europea divergono. In buona parte dell'Europa, l'universita e un luogo di formazione alla cittadinanza, per l'America essa e prevalentemente una palestra della aristocrazia intellettuale. Aggiungo un'altra differenza. In Europa, l'Universita e la sede principale della ricerca scientifica, in America i centri di ricerca indipendenti sono molto numerosi.

Non posso qui dire quale modello sia preferibile e perche. Dobbiamo prendere nota pero che le principali universita e istituti di ricerca americani sono considerati migliori delle principali universita e istituti europei, e che esiste un gap tra le due sponde dell'Atlantico. Questo mi porta alla situazione italiana.

2. Piu luci che ombre

Consideriamo alcuni dati. I principali sono molto positivi. Secondo un'indagine pubblicata su Nature da David A. King, consigliere scientifico del governo inglese, la quota italiana sul totale delle pubblicazioni mondiali e salita dal 3,67% del periodo 1993-1997, al 4,05 del periodo 1997-2001. La quota delle citazioni sul totale mondiale e cresciuta dal 3,71% al 4,39%. La quota degli articoli piu citati e passata dal 3,32% al 4,31%. Infine, la produttivita dei ricercatori italiani e la terza in termini di numero di pubblicazioni per ricercatore e la terza per numero di citazioni. Nessun paese al mondo ha avuto una crescita cosi alta, tranne il Giappone che ha una quota di articoli piu citati superiore.

Non possiamo pero nascondere i dati che non sono positivi.

Il primo e un deficit di addetti alla ricerca. La percentuale dei nostri ricercatori sulla popolazione attiva e di 0,33: circa la meta di quella della Francia (0,61), della Germania (0,61), e dell'Inghilterra (0,55). La percentuale del Pil investito in formazione universitaria ammonta allo 0,63, molto inferiore a quello della Francia (1,13), della Germania (1,04), della Gran Bretagna (1,11).

Un altro dato non positivo e il deficit di produzione di dottori di ricerca (PhD). Il sistema universitario italiano investe meno nei graduate students che negli undergraduate, cioe meno nella ricerca specialistica che nella didattica. Questo sembra confermare quella cultura dell'uguaglianza di cui ho parlato prima. Anche il rapporto fra ricercatori pubblici e ricercatori privati non e positivo confrontato con quello di altri paesi. In Italia il numero e la percentuale dei primi e superiore a quello dei secondi. E questo significa che il nostro sistema economico, soprattutto a causa delle dimensioni delle nostre aziende, non ha ancora il ritmo della ricerca di quello straniero.

Altri dati non positivi sono la persistente debolezza delle strutture, un finanziamento pubblico parametrato sul numero dei soli studenti, e la rigidita del modo di arruolamento dei docenti. Nel sistema italiano e quasi la regola ottenere una laurea in una universita, iniziare la carriera accademica nella stessa universita e concluderla senza mai essersi spostati. Inoltre, l'avanzamento nella carriera tende a privilegiare l'anzianita piuttosto che la selezione. Questo e un fenomeno preoccupante, perche significa che l'intero ciclo di un docente si chiude spesso nello stesso ambiente, con scarsa mobilita, e scarsa innovazione.

Quale quadro d'insieme possiamo disegnare? I dati positivi dicono che i ricercatori italiani hanno una alta produttivita e una alta qualita scientifica. Questo significa che la nostra ricerca sta ai piani superiori della graduatoria internazionale, che e competitiva, e che l'Italia e attrezzata per affrontare la sfida della post-modernita. Questo e l'aspetto piu lusinghiero della nostra situazione. Neppure nel settore della ricerca, l'Italia e una paese marginale. Al contrario, e un grande paese che sa rispondere alle nuove domande o esigenze.

I dati negativi significano che dobbiamo ancora lavorare. Il nostro sistema di ricerca e ancora prevalentemente centrato sullo Stato, il quale si fa carico del maggior numero dei ricercatori e della maggiore quantita delle risorse. Inoltre, il nostro sistema e poco flessibile, con poca concorrenza fra universita e istituti di ricerca. La carriera automatica dei docenti e il finanziamento in base al numero degli studenti spiega questo fenomeno. Cio significa anche pero che i nostri ricercatori, pur lavorando in un regime di minore concorrenza rispetto a quelli stranieri, riescono a ottenere risultati di indubbio valore mondiale. Insomma, la ricerca italiana e eccellente e si evolve positivamente. Le ultime misure che sono state prese dal Governo favoriscono, a mio avviso, questa tendenza. Desidero ricordare le principali.

3. Le riforme recenti

Io credo che il passo avanti piu significativo sia la concreta attuazione del principio di autonomia dei singoli atenei. Questo principio esiste sulla carta da oltre un decennio. Ma se un ateneo non e messo nelle condizioni di poter trovare i propri finanziatori; di poter selezionare le proprie aree d'eccellenza; di essere valutato e finanziato dallo Stato non in base al numero degli studenti, ma in base ai risultati raggiunti nel campo della didattica e della ricerca; insomma, se non viene posto nelle condizioni di competere, di quale autonomia si puo mai parlare? Le riforme del governo Berlusconi che portano la firma del ministro Moratti vanno proprio in tal senso.

L'autonomia e stata innanzitutto potenziata attraverso un nuovo sistema di reclutamento che privilegia la libera scelta dei docenti da parte dei singoli atenei dopo un giudizio di idoneita di tipo nazionale. Scegliere significa essere responsabili. Ma la responsabilita comporta costi e benefici. Cosi un'altra misura molto utile che e stata prevista e quella di costituire un organismo nazionale di valutazione per incentivare le universita migliori e penalizzare quelle che non spendono bene. Questa e una misura decisamente innovativa che e una novita rispetto alla tradizione precedente: e come se l'universita fosse entrata sul mercato in cui le merci buone consentono piu profitti a chi le produce.

Un'altra misura che dara i suoi frutti e quella di consentite cattedre finanziate privatamente, allo scopo di attirare capitali privati, ma anche di avvicinare il mondo delle imprese alle universita. Allo stesso modo sono un passo nella direzione giusta la riforma degli enti di ricerca e l'aumento delle risorse pubbliche introdotte nel sistema.

Infine, si e creato un nucleo di centri di ricerca e di insegnamento sul modello delle graduates schools anglosassoni. Alcune di queste - in particolare la Scuola IMT di Lucca - hanno uno status originale fino ad oggi mai sperimentato in Italia. Alcune universita si sono unite in un consorzio, hanno messo assieme gruppi dei propri migliori docenti, e hanno firmato contratti con singoli docenti italiani e stranieri per offrire programmi di ricerca altamente specializzati. Lo Stato fornisce meta delle risorse, alcuni soggetti privati l'altra meta. Agli studenti ammessi alla scuola sono offerti il non pagamento delle tasse di iscrizione, vitto, alloggio e tutte le altre facilita, affinche vivano autonomamente in una comunita. L'esperimento, iniziato da poco, sta dando frutti insperati, con tanti studenti provenienti dall'estero.

Insomma, a differenza di cio che accadeva fino a poco tempo fa, l'universita italiana e un cantiere in continuo cambiamento e in rapida crescita. Le novita che vengono introdotte hanno bisogno di tempo per mostrare la loro piena utilita. Ma cio che e importante sottolineare e la nuova attenzione posta dal ministro Moratti e dal Governo alla questione universitaria, e la convinzione sempre piu diffusa fra le forze politiche e sociali che essa e uno dei perni principali attorno ai quali ruota la crescita del Paese. Si tratta di un importante cambiamento di mentalita e di cultura.

4. Una nuova atmosfera

Questo e esattamente l'ultimo punto che intendo segnalare. Oggi in Italia si avverte un clima nuovo. Per anni ha prevalso una visione ideologica della funzione dell'Universita. L'istruzione superiore era implicitamente intesa come una delle tante politiche di welfare. I difetti erano evidenti: con le tasse di tutti si pagavano le rette universitarie anche di chi non ne ha bisogno.

Le riforme - quelle di un ministro di centro come Zecchino o di sinistra come Berlinguer - si sono sempre imbattute contro un "fronte del no". Fortunatamente, la situazione sta ora cambiando. Nel mondo politico, la correlazione tra ricerca e capacita di competere - tra scientia e potentia - e ormai sempre piu riconosciuta. Nel mondo universitario, le proteste contro il ministro Letizia Moratti non sono piu sostenute dalla maggioranza degli addetti ai lavori. Alcuni professori si sono fatti interpreti delle novita, e stato lanciato un appello che ha circolato quasi clandestinamente in piccoli giornali o su siti internet, e in poche settimane si sono raccolte quasi tremila firme di docenti universitari stanchi di sentire solo dei "no". Il cambiamento e in corso, va nella direzione giusta ed e inarrestabile.



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