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152ª Seduta pubblica

Mercoledì 31 gennaio 2024 alle ore 10:05

Comunicato di seduta

Con 97 voti a favore, 74 contrari e 2 astenuti, l'Assemblea ha rinnovato la fiducia al Governo approvando definitivamente il ddl n. 996 di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, recante disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023.

Alla luce delle numerose modifiche apportate durante l'esame dell'altro ramo del Parlamento, il provvedimento si compone di 36 articoli suddivisi in tre Capi. Il Capo I (articoli 1-14 quater) contiene misure in materia di energia. Il Capo II (articoli 14-quinquies- 18bis) reca misure in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023 e dagli eventi sismici del 9 marzo 2023. Il Capo III (articoli 19-21) include disposizioni finali e finanziarie.

Nella seduta di ieri si è svolta la discussione generale. Oggi il Ministro per i rapporti con il Parlamento Ciriani, a nome del Governo, ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, dell'articolo unico del ddl di conversione, con modificazioni, del dl n. 181, nel testo approvato dalla Camera dei deputati.

Nelle dichiarazioni finali hanno annunciato la fiducia i sen. Rosso (FI-BP), che ha elogiato il Governo anche per le numerose semplificazioni delle procedure autorizzative e gli incentivi per l'efficienza energetica, che si allineano agli obiettivi europei di decarbonizzazione e promozione dell'energia pulita; Guidi (Cd'I), che, nel sottolineare l'importanza dell'energia come pilastro della civiltà, ha sostenuto che il Piano Mattei getta le premesse per superare vecchi e nuovi colonialismi; Clotilde Minasi (LSP), che ha ricordato il contributo della Lega all'eliminazione delle tasse sulle rinnovabili e all'introduzione di semplificazioni amministrative, mirando a rendere l'Italia autonoma ed efficiente dal punto di vista energetico; Rosa (FdI), che, enfatizzando gli investimenti di oltre 27 miliardi di euro per la sicurezza energetica e il supporto alle fonti rinnovabili, ha sostenuto la necessità di un approccio realistico alla transizione energetica, includendo gas e nucleare nel mix energetico. Hanno negato la fiducia, stigmatizzando la mancanza di confronto e di analisi approfondita, oltre che l'assenza di una visione strategica e coerente in tema di politiche energetiche, i sen. Patton (Aut), che, pur lodando il focus sulle comunità energetiche, ha evidenziato la necessità di una politica a lungo termine che incoraggi l'autonomia, la sostenibilità e l'innovazione tecnologica; Lombardo (Misto-Az), che ha messo in risalto contraddizioni come l'inclusione dell'offshore eolico galleggiante senza reale competitività nel Mediterraneo ed espresso dissenso verso l'approccio eterogeneo e poco chiaro del provvedimento; Silvia Fregolent (IV), che ha ribadito l'importanza di una visione strategica che bilanci l'uso del gas con l'accelerazione delle rinnovabili ed espresso preoccupazione per l'eccessiva liberalizzazione delle concessioni idroelettriche; Aurora Floridia (Misto-AVS), secondo cui il provvedimento è anti-storico e contrario agli accordi internazionali per la transizione energetica, nascondendo la promozione delle energie rinnovabili dietro incentivi apparentemente sostenibili e in realtà favorendo l'industria gasivora; Trevisi (M5S), che ha contestato l'apertura a nuove trivellazioni e la promozione di gasificatori, proponendo invece di investire in progetti di riqualificazione energetica interna e accusando il Governo di disinteresse per le fonti rinnovabili; Irto (PD), che ha denunciato la mancanza di misure contro i cambiamenti climatici e l'inclusione di norme che favoriscono interessi privati a discapito dell'ambiente: il Governo ha ignorato le proposte delle opposizioni per affrontare le emergenze attuali, dimostrando un'incapacità politica nell'affrontare le sfide energetiche e ambientali del Paese.

L'Assemblea ha approvato il ddl n. 924, collegato alla manovra, recante l'istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale. Il testo passa ora alla Camera dei deputati.

La relatrice, sen Bucalo (FdI), ha illustrato le disposizioni del ddl che, a seguito dell'esame in sede referente, si compone di quattro articoli, con l'obiettivo di rispondere alle esigenze educative e professionali delle giovani generazioni e dell'industria. L'articolo 1 istituisce la filiera formativa tecnologico-professionale, includendo diversi percorsi di istruzione e formazione professionale; si mira a potenziare l'offerta formativa e a promuovere una migliore connessione tra istruzione e mondo del lavoro e si sottolinea l'importanza di un'integrazione tra gli interventi statali e regionali. L'articolo 2 provvede all'istituzione, presso il Ministero dell'istruzione e del merito, di una Struttura tecnica, di livello dirigenziale, cui è affidata la missione di promuovere la filiera: la struttura ha il compito di favorire le sinergie tra istruzione e settore imprenditoriale, ampliare la progettazione dei percorsi didattici e promuovere l'adesione al sistema nazionale di valutazione. L'articolo 3 disciplina l'istituzione di un Comitato di monitoraggio nazionale per la filiera formativa tecnologico-professionale, che ha il compito di proporre l'aggiornamento dei profili di uscita e dei risultati di apprendimento dei percorsi sperimentali della filiera, in linea con le esigenze delle imprese e dei territori. L'articolo 4 istituisce un Fondo per la promozione dei campus della filiera formativa tecnologico-professionale, dotato di risorse finanziarie specifiche: 10 milioni per il 2024 e 5 milioni per 2025 e 2026.

Al termine della discussione generale, alla quale hanno preso parte i sen. Crisanti, Simona Malpezzi, Verducci (PD), Vincenza Aloisio, Pirondini (M5S), Paganella (LSP) e Amidei (FdI), la relatrice, sen. Bucalo, nell'evidenziare gravi squilibri nel mercato del lavoro, con carenze di figure specializzate, ha sostenuto che il provvedimento facilita l'adeguamento dell'istruzione alle esigenze del mercato, accusando le opposizioni di non comprendere l'importanza di fornire agli studenti strumenti per un ingresso tempestivo nel mondo del lavoro, superando politiche assistenzialiste a vantaggio di una formazione efficace. Durante l'esame dell'articolato sono stati approvati gli emendamenti 1.111 (testo 2) e 1.117 (testo corretto) (Lombardo (Misto-Az) e altri) e 4.1000 della relatrice. Sono stati altresì accolti gli ordini del giorno G1.100 (testo 2), G1.101 e G1.102, rispettivamente a firma Lombardo, Gelmini e Versace (Misto-Az).

Nelle dichiarazioni finali sono intervenuti, a favore del provvedimento, i sen. Lombardo (Misto-Az), che ha sostenuto la riforma dell'istruzione tecnica come parte di un quadro più ampio per valorizzare la formazione tecnica e superare gli stereotipi negativi; Guidi (Cd'I), che ha auspicato un'applicazione concreta del provvedimento incoraggiando gli amministratori locali, i genitori e gli studenti a contribuire all'innovazione; Rosso (FI-BP), che ha apprezzato la concretezza delle norme e dei percorsi di studio che avvicinano la scuola al mondo del lavoro, investendo in tal modo sui giovani e sul futuro; Marti (LSP), che ha elogiato il provvedimento come necessario per valorizzare l'istruzione tecnica e professionale, in linea con gli obiettivi del piano nazionale Industria 4.0, facilitando l'accesso al mondo del lavoro; Iannone (FdI), che, nel sottolineare la necessità di rispondere alle esigenze del mercato del lavoro, garantendo opportunità reali e dignitose per tutti, ha criticato l'inerzia del passato nel realizzare una formazione professionale efficace. Hanno espresso un voto contrario i sen. De Cristofaro (Misto-AVS), che ha contestato l'insufficienza degli investimenti nell'istruzione, ribadendo i problemi persistenti come la dispersione scolastica e il disagio giovanile; Elisa Pirro (M5S), che ha paventato il rischio di ibridare due percorsi distinti senza benefici concreti e criticato l'orientamento verso il lavoro precoce a discapito di un'istruzione più completa; Cecilia D'elia (PD), che ha lamentato la mancanza di un ripensamento completo del sistema educativo e contestato l'assenza di un monitoraggio efficace delle sperimentazioni precedenti.

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