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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 38 (Nuova Serie), aprile 2017

Information Literacy Day, Polo bibliotecario parlamentare, 3 marzo 2017

IL Day 2017Si è svolto venerdì 3 marzo 2017, presso il Polo bibliotecario parlamentare, il primo Information Literacy Day: una giornata organizzata dal Gruppo di studio sulla information literacy dell'AIB - Associazione italiana biblioteche sul tema Teorie e pratiche di educazione all'informazione nelle biblioteche, nelle scuole, nelle università e nei contesti lavorativi.

I saluti della Presidente AIB Enrica Manenti e della coordinatrice del Gruppo di studio, Alina Renditiso, hanno dato il via al denso programma con una prima sessione ospitata dalla Biblioteca del Senato, in cui quattro relatori hanno inquadrato i temi della giornata ciascuno in ottica diversa, spaziando dalla logica ai nuovi media, dagli studi cognitivi alle teorie dell'informazione.

Il primo a intervenire è stato Luciano Floridi (Università di Oxford), che MinervaWeb aveva già presentato nel n. 33 n.s. del giugno 2016 recensendo un incontro sulle prospettive dell'informazione nell'era digitale (The forgetful memory of the digital, Roma, LUMSA, 21 aprile 2016). Nell'attuale occasione Floridi, riprendendo alcune considerazioni sul potere che può derivare dalla capacità di gestire flussi informativi, ha proposto una lezione sul Valore dell'incertezza, considerata come elemento fondante della curiosità di apprendimento e necessario alla formazione di uno spirito critico, in contrapposizione all'ignoranza rappresentata dall'incapacità di porsi domande. Compito dei professionisti dell'informazione è quello di far transitare le persone, attraverso l'acquisizione di competenze informative (information literacy, appunto), dall'ignoranza all'incertezza, trasformando la biblioteca da luogo dove acquisire informazioni a occasione di condivisione (e soluzione) di dubbi.

Se uno dei nostri bisogni è potenziare (empowerment) la capacità di porsi domande, Gino Roncaglia (Università della Tuscia; Granularità, complessità e bisogni informativi) ha sottolineato l'importanza di dotarsi degli strumenti migliori per gestire le domande che ci si è poste. In un ecosistema informativo che, nel produrre sempre più informazione, la rende anche sempre più granulare, scarseggiano le competenze per la costruzione di informazione complessa e strutturata; occorre quindi puntare su strumenti non di pura aggregazione informativa ma che diano struttura a quanto aggregato, aspirando più alla qualità che alla quantità dell'informazione prodotta.

Proprio dalla quantità informativa disponibile è partito il ragionamento di Maria Ranieri (Università di Firenze; Dall'informazione al sapere nell'era digitale: quali formae mentis?) che quale docente di tecnologie educative ha evidenziato la situazione di sovraccarico informativo che si produce in un sistema cognitivo limitato come quello umano, inducendolo a strategie di semplificazione che portano spesso a usare solo le prime informazioni che si trovano, e a filtrare - considerando più attendibili - quelle che meglio confermano le nostre conoscenze o credenze. Dal punto di vista dell'information literacy, ciò implica l'esigenza di diffondere competenze sui meccanismi di funzionamento degli strumenti informativi (es. gli algoritmi dei motori di ricerca), di promuovere la curiosità intellettuale (generata dall'incertezza) e la metacognizione (ovvero la consapevolezza dei propri bisogni informativi) e di sviluppare l'attitudine naturale della mente a situare le informazioni in un contesto, insegnando i modi di cogliere relazioni complesse.

Al tema dell'autorevolezza delle fonti si è collegata anche Anna Galluzzi (Biblioteca del Senato; Quando informarsi non basta: fatti e opinioni nell'epoca della complessità), rapportando il tema dell'information literacy al sistema cognitivo e valoriale delle persone a cui essa si rivolge, a partire dalle storiche considerazioni di Walter Lippmann sull'opinione pubblica. La tendenza a "liberare" i contenuti informativi sul web senza avvertire necessità di validazione (quest'ultima garantita in passato dall'autorevolezza di un meccanismo di filtraggio) porta a interrogarsi sulla nostra capacità di valutare le informazioni e a doversi difendere da un'ondata di notizie manipolate o false (il fenomeno delle fake news) per contrastare le quali non sempre è sufficiente il fact checking, dal momento che i concetti di vero e falso sempre più lasciano spazio a un'area di dibattito piena di sfumature e di posizioni diverse. È la sfera della "post-verità" (post-truth) proposta dall'Oxford Dictionary come "parola dell'anno" del 2016: una zona d'ombra in cui il fatto si confonde con l'opinione, e i dati oggettivi sono meno influenti delle personali convinzioni nel dar forma alla percezione della realtà. Lo stesso esercizio del dubbio, in sé sano, se portato all'eccesso rischia di disgregare la "verità" come prodotto non solo del sapere ma anche di un complesso di atteggiamenti che tiene insieme la società.

I lavori della mattinata sono proseguiti con una seconda sessione dedicata alla presentazione di proposte di ricerca e progetti di lavoro, selezionati tramite una call for proposals lanciata nei mesi precedenti. Sono stati illustrati i risultati di studi sull'information literacy prevalentemente in ambito universitario e in enti di ricerca, anche con idee didattiche innovative, come nel caso del modello di flipped learning, che consente di sfruttare le opportunità dell'e-learning ma potenziando il momento della formazione in presenza: questa fase viene posticipata rispetto a una fase iniziale in cui lo studente fruisce di corsi online e sperimenta percorsi autonomi di studio, di cui poi il docente in aula raccoglie le fila. Questo ribaltamento del modello tradizionale di studio, prima in classe e poi a casa, favorisce l'attivazione degli studenti, la comunicazione in aula e la riduzione del divario di competenze iniziali tra i discenti.

Nel pomeriggio i corsisti si sono invece divisi in gruppi di lavoro ospitati simultaneamente dalle due biblioteche parlamentari e dedicati alle biblioteche accademiche, alle biblioteche pubbliche e della pubblica amministrazione, alle biblioteche scolastiche. Comune denominatore tra i vari gruppi è stata la volontà di interrogarsi su punti di forza e criticità dei rispettivi ambiti di azione in riferimento alle iniziative di information literacy intraprese o da attivare, sia dal punto di vista dei contenuti (suggerendo ad esempio argomenti di attualità da cui far partire progetti di didattica delle competenze informative), sia dal punto di vista della formazione dei docenti, con una particolare enfasi sull'esigenza di fare rete e individuare nuove opportunità di allargamento del pubblico e delle partnership.

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