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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 75 (Nuova Serie), febbraio 2024

Renzo Piano

Abstract

Architetto di fama mondiale, insignito di innumerevoli premi ed onorificenze, Renzo Piano ha segnato la storia dell'architettura per l'originalità, la leggerezza, le trasparenze e la sostenibilità delle sue opere, concepite senza mai prescindere dalla loro funzione urbana e sociale. Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito nel 1990, Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'Arte nel 1994 è, dal 30 agosto 2013, senatore a vita della Repubblica italiana.

RenzoPiano1. Una scelta "fuori le righe"

2. La cultura del fare

3. La provocazione del Beaubourg e l'inizio dell'avventura

4. Il lavoro di squadra e il Renzo Piano Building Workshop

5. L'architettura sostenibile e la sostenibile leggerezza del costruire

6. L'incarico parlamentare

7. Bibliografia delle opere citate

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1. Una scelta "fuori le righe"

Renzo Piano nasce a Genova il 14 settembre 1937 dal padre Carlo Piano, impresario edile e dalla madre Rosa Odone "ostinata paladina di un figlio somaro e indisciplinato". È lontano infatti dall'essere uno studente modello il giovane Renzo. Tuttavia, una volta ottenuto il diploma di maturità classica, decide di iscriversi alla Facoltà di Architettura, declinando l'invito del padre a entrare immediatamente in cantiere. Racconterà in alcune pagine autobiografiche: "sono nato in una casa di costruttori. Nonno, padre, fratello, tutti impresari. Io avrei dovuto fare lo stesso; e invece decisi di diventare architetto. L'annuncio venne accolto da mio padre come un incidente dell'evoluzione: lui, che era costruttore non laureato, sognava che i figli fossero costruttori laureati, cioè ingegneri. Questa scelta fu un po' il paradigma delle mie eresie successive" (Piano 2005, p.12). Inizia gli studi a Firenze per terminarli presso il Politecnico di Milano dove frequenta lo studio di Franco Albini, definito dallo stesso Piano suo primo, grande maestro. In quegli anni conosce e sposa nel 1962 Magda Arduino, che gli sarà compagna nella lunga crescita umana e professionale: madre dei suoi tre figli (Carlo, Matteo e Lia), si separerà da lei nel 1989 per poi sposare in seconde nozze tre anni dopo Milly Rossato dalla quale ha un quarto figlio, Giorgio.

La ricerca di nuovi orizzonti lo porterà, già dai primi anni di università, a viaggiare oltre confine: ancora studente frequenta a Parigi le lezioni tenute da Jean Prouvé al Conservatoire National des Arts et Métiers, e anche dopo la laurea, discussa nel 1964 con una tesi "Modulazione e coordinamento modulare", il desiderio di ampliare le sue conoscenze e di fare nuove esperienze nel campo dell'architettura lo condurranno ad intervallare i primi lavori nel cantiere paterno e l'incarico di assistente ottenuto presso la cattedra di disegno industriale di Marco Zanuso, con lunghi viaggi di formazione negli Stati Uniti e in Inghilterra.

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2. La cultura del fare

Scrive nel "Giornale di bordo": "Io […] ho cominciato dal 'fare': dal cantiere, dalla ricerca sui materiali, dalla conoscenza dei modi concreti di costruire. Il mio percorso è partito dall'immediatezza della tecnica, per arrivare alla complessità dell'architettura come spazio, espressione, forma" (Piano 2005, p. 12). E ancora: "conoscere le tecniche significa prolungare la ricerca fino alla progettazione delle macchine necessarie alla produzione degli elementi architettonici: l'architetto deve lavorare con il capomastro, come nella fabbrica delle cattedrali gotiche. Questo rimane un mio saldo principio". (Piano 1997, p. 24) Non v'è sintesi migliore delle parole di Piano per descrivere il senso di un'intera opera. Fin dai suoi primi lavori ogni progetto diventa occasione di ricerca, di studio e di sperimentazione. A Filadelfia lavora con Louis Kahn; a Londra frequenta Z.S. Makowsky approfondendo il tema delle strutture reticolari spaziali e su queste basi, influenzato dagli studi di Jean Prouvé sulle strutture metalliche, comincerà a delineare un suo originale percorso di ricerca. Il tema della leggerezza e delle trasparenze, l'indagine sulle proprietà della struttura a guscio "che consente di ottenere grande rigidezza con minimi spessori" (Piano 2005, p. 14), sulla flessibilità, sullo spazio a pianta libera, non bloccata, e sulla luce zenitale saranno gli elementi principali che ne caratterizzeranno lo stile fin dai suoi primi lavori: dalla Fabbrica mobile per l'estrazione dello zolfo di Pomezia al Padiglione dell'Industria Italiana all'Esposizione Universale di Osaka, dal modulo ospedaliero standardizzato ARAM di Washington agli Uffici della B&B Italia di Noverate.

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3. La provocazione del Beaubourg e l'inizio dell'avventura

Nel 1970 a Londra fonda con Richard Rogers lo studio "Piano & Rogers". È poco più che trentenne Renzo Piano quando partecipa con l'amico architetto al concorso internazionale per la costruzione nel centro di Parigi del Centro Nazionale d'arte e di cultura George Pompidou. Il progetto viene selezionato tra i 681 presentati e lo impegnerà dal 1971 al 1978. L'opera è bizzarra, trasgressiva, volutamente antiaccademica, e solleverà forti critiche nell'opinione pubblica e non solo parigina. La rottura con gli schemi architettonici degli edifici tradizionalmente adibiti alla cultura è definitiva: nasce un edificio-contenitore immenso, multifunzionale e aperto alla città, dalla struttura in travi di acciaio e coloratissimi elementi tubolari a vista, "risultato del montaggio di migliaia di piccoli pezzi fatti quasi artigianalmente, ed è modulare, espandibile, ancora una volta infinita" (Piano 2005, p. 36). Una struttura aperta che gli consentirà nel 1996 di intervenire nuovamente sull'edificio - senza alterarne il volume - per ristrutturare e ampliare la parte espositiva e la biblioteca del Centro, e per adeguare gli spazi pubblici al crescente afflusso di visitatori provenienti tutto il mondo. La sfida è vinta: Parigi ha un centro dove la cultura vive con la città, la permea e ne è permeata in uno scambio continuo, in una interazione di reciproche influenze. La fine dei lavori del Beaubourg è segnata dal sodalizio professionale ed umano con l'ingegnere Peter Rice, insieme al quale crea l'"Atelier Piano & Rice", studio che resterà attivo fino al 1981. Nel 1978 Renzo Piano è oramai un architetto di fama internazionale. Da questo momento in poi la sua carriera proseguirà a ritmi serrati, con una serie di progetti che andranno dalla riqualificazione e ristrutturazione dell'esistente alla creazione di opere monumentali, dall'allestimento di mostre al rinnovamento di musei e biblioteche, dal recupero architettonico e al riutilizzo di aree industriali all'edificazione di centri residenziali, dalla costruzione di spazi per la musica alla realizzazione di aeroporti. L'elenco delle opere compiute nell'arco di una vita e di quelle ancora in corso è impressionante e il nostro obbiettivo di delineare soltanto le tracce di un profilo non consente di menzionarle tutte. Ci limiteremo pertanto a citarne alcune, indubbiamente significative, del suo originale e - per varietà di tipologie, forme, materiali e strutture- sorprendente, percorso.

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4. Il lavoro di squadra e il Renzo Piano Building Workshop

Nel 1981 Piano fonderà il Renzo Piano Building Workshop (RPBW), con sedi a Parigi, Genova e New York: l'idea è di creare una rete di laboratori in cui i suoi collaboratori lavorano secondo competenze diverse, ma tutti concentrati alla realizzazione di un medesimo progetto. Scrive Giulio Macchi a proposito di questi studi-laboratori: "[essi] fanno veramente pensare alle botteghe rinascimentali dove l'architetto è ancora considerato "artigiano-superiore" quello che, rispetto all'artigiano-operaio, sa associare la 'pratica' al 'discorso', la 'manifattura' alla 'speculazione' dell'intelletto" (Macchi 2005, p. 358). Oggi la sede italiana del RPBW è in Liguria, a Villa Nave (costruita e inaugurata dall'architetto nel 2008) dove è stata trasferita anche la sede della Fondazione creata nel 2004.

Uno dei primi lavori dell'RPBW è la riconversione de "Il Lingotto", antico stabilimento della Fiat. Chiusa nel 1982, la fabbrica, progettata negli anni '20 del 1900, costituisce un esempio rilevante di architettura industriale, tra le prime costruite in cemento armato, austera nello stile, a struttura modulare e dotata di una pista di prova sul tetto: un monumento alla produzione, ma anche un simbolo della città di Torino, una testimonianza importante per la sua memoria storica. Il progetto di Piano per la sua riconversione in un centro polifunzionale, approvato nel 1985, tiene conto di entrambi gli aspetti. La struttura esterna dell'edificio non viene sostanzialmente modificata se non per inserirvi degli "ospiti inattesi" sul tetto dell'edificio: una sala riunioni interamente trasparente (La Bolla) posta sulla torre sud e "lo Scrigno", ovvero l'ultimo piano che ospita la collezione permanente della Pinacoteca intitolata a "Giovanni e Marella Agnelli", situata sulla torre nord. Ad essere completamente reinventati e destinati ad ospitare due hotels, un centro fiere e un centro congressi, un centro servizi, diversi uffici direzionali e uno spazio dedicato completamente al commercio sono i suoi 250.000 metri quadri di superficie interna nei quali tuttavia Renzo Piano non ha mancato di introdurre altri "ospiti inattesi" in grado di aprire "Il Lingotto" alla gioia e alla vita della città: il giardino botanico interno ("Il Giardino delle Meraviglie"), un auditorium, la già citata Pinacoteca e la Facoltà universitaria di Ingegneria dell'Automobile del Politecnico di Torino.

Un altro importante intervento in tema di spazio urbano sarà il progetto per il recupero del Porto Antico di Genova. Chiamato a collaborare per le celebrazioni organizzate dal Comune della città in occasione del cinquecentesimo anniversario del viaggio di Colombo in America, Renzo Piano coglie l'occasione per elaborare un progetto più complesso che, lungi dal restare confinato all'evento celebrativo, si propone di sottrarre la città storica al degrado, predisponendo interventi duraturi di recupero dell'area del vecchio porto. Nell'operare in uno spazio caratterizzato dalla presenza di edifici antichi e di elementi più vari frutto di stratificazioni susseguitesi nell'arco di secoli, l'architetto si muove in due direzioni: da un lato vengono restaurati e recuperati a nuove destinazioni gli edifici storici sorti lungo i moli quali i Magazzini del Cotone e i quattro Magazzini doganali risalenti al 1600, mentre viene ridimensionato il magazzino "Il Millo" di più recente costruzione. Dall'altro si procede alla riorganizzazione delle aree circostanti con la costruzione di nuove strutture: gli uffici della Capitaneria di Porto, l'Acquario, e il "Grande Bigo", ovvero un albero di carico per merci composto da grandi bracci di acciaio cavo, il più lungo dei quali è di sostegno ad un ascensore panoramico, mentre altri due sorreggono unatecnostruttura sotto la quale è stata creata un'area destinata agli spettacoli (la piazza delle feste). Ultima costruzione in ordine ditempo è la Biosfera: posta su una piattaforma galleggiante di fronte all'Acquario, è un globo trasparente di cristallo di venti metri di diametro che ospita una delle più belle collezioni di felci esistenti al mondo.

Con 'assegnazione nel 1988 dell'incarico al Renzo Piano Building Workshop di costruire il terminal dell'aeroporto internazionale di Kansai (Osaka, Giappone), si passa dalla ristrutturazione urbana alla progettazione su un sito inesistente. Il terminal deve infatti sorgere su di un'isola artificiale appositamente costruita nella baia di Osaka. Con una incredibile opera di ingegneria civile in cinque anni si crea in mare una piattaforma di circa 15 chilometri quadri, appoggiata su più di 1000 pali di sostegno che attraversano 20 metri di mare, poi 20 metri di strato fangoso e infine si piantano saldamente in 40 metri di roccia. Il progetto del terminal è vincolato da due precisi criteri riguardanti il primo la sicurezza in caso di terremoti e di onde di marea, il secondo il numero di passeggeri di transito, calcolati nel numero di 100.000 al giorno. Se queste sono le premesse, a condizionare forma, funzione ed estensione del terminal sono gli aerei il cui ingombro e i necessari spazi di manovra contribuiscono a determinare la fisionomia ad aliante data all'edificio che si estende per 1.700 metri, risultando una delle più grandi strutture mai costruite. L'aeroporto è stato inaugurato nel giugno del 1994 ed aperto al traffico aereo due mesi dopo.

Da uno spazio inesistente ad uno spazio vuoto: ad eccezione di una strada fiancheggiata da alberi e da un unico edificio dei primi del '900 (la Weinhaus Huth) sopravvissuto alla devastazione della guerra prima e del muro poi, di fatto deserta si presenta l'area di Potsdamer Platz a Berlino quando nel 1992 la Daimler-Benz bandisce un concorso internazionale per lo sviluppo di un piano generale del sito. Alla RPBW viene affidato l'incarico di elaborare un progetto che partendo dalla piazza riconfiguri l'intera area con la costruzione di ben 8 edifici al cui interno dovranno essere ospitati un Teatro, un Casinò, un cinema, negozi, residenze, uffici, ristoranti: il 4 ottobre del 1998 termina il cantiere e il cuore di Berlino ritorna a pulsare.

E' sempre dello studio di Renzo Piano il progetto per la costruzione dell'Auditorium di Roma. La novità sta nella creazione di tre sale distinte (La sala Petrassi, La sala Sinopoli, La sala Santa Cecilia) concepite come veri e propri strumenti musicali con capienza e caratteristiche diverse. Esse sono disposte simmetricamente intorno ad uno spazio vuoto, la Cavea, che diventa in effetti una quarta sala destinata a rappresentazioni e concerti all'aperto. Le tre sale hanno la copertura in piombo per garantire il massimo isolamento acustico, mentre l'interno è completamente rivestito di pannelli in legno di ciliegio americano. Attorno agli elementi costruiti si sviluppa una folta vegetazione che si raccorda con la vicina Villa Glori e i resti di un'antica villa romana le cui fondazioni sono visibili all'interno del foyer sotterraneo dal quale si accede alle diverse sale. Completano il complesso un Teatro-Studio, un museo di strumenti musicali, gli uffici dell'auditorium e una biblioteca specializzata in musica.

Tra i progetti realizzati dal Renzo Piano Building Workshop nel nuovo secolo ricordiamo la Maison Hermès di Tokio (1999-2001), l'ampliamento e la riorganizzazione degli spazi della Morgan Library (2000-2006) e la nuova sede del New York Times (2000-2007) a New York City, e infine la costruzione recentemente ultimata della London Bridge Tower (2000-2012), conosciuta anche come The Shard, ad oggi il più alto grattacielo dell'Unione Europea premiato il 20 giugno 2014 con il RIBA Awards for Architectural Excellence.

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5. L'architettura sostenibile e la sostenibile leggerezza del costruire

Per Renzo Piano architettura sostenibile "significa rispettare la fauna e la flora, collocare correttamente edifici e impianti, sfruttare la luce e il vento, mettersi in rapporto intelligente con l'ambiente: che (come tutti i rapporti intelligenti) prevede anche un certo grado di tensione tra il costruito e la natura" (Piano 2005, p. 22). Si tratta di un tema che, a ben vedere, lega tutti i suoi progetti fin dall'esordio: dapprima come gioco, in seguito come carattere sempre più consapevole del suo modo di fare architettura. La ricerca della leggerezza, delle trasparenze e delle vibrazioni della luce, il rapporto degli edifici con la natura e con il clima circostante sono tutti elementi da considerarsi non soltanto esteticamente validi, ma anche funzionali al soddisfacimento dei bisogni dell'uomo. La sintesi sta nella capacità tecnica dell'inventare forme sempre nuove e di utilizzare tutti i materiali disponibili in natura in grado di utilizzare al meglio l'energia prodotta dal pianeta.

Uno degli esperimenti più affascinanti in questo senso è la costruzione tra il 1993 e il1998 a Nouméa in Nuova Caldedonia del Centro culturale J.M. Tjibaou, il cui progetto prevede l'utilizzo di materiali tradizionali locali e tecnologie di avanguardia per arrivare alla creazione di una serie di edifici dalla struttura curva simili a capanne assolutamente integrate con l'ambiente circostante. Ogni struttura a guscio è fatta di listelli e centine in legno di larghezze differenti e spaziate in modo disuguale in modo da armonizzarsi con la vegetazione, mentre il tetto e le superfici laterali sono trasparenti. In considerazione poi del clima della Nuova Caledonia, gli edifici sono stati dotati di un sistema di ventilazione molto efficiente grazie all'orientamento delle aperture del guscio esterno studiato per sfruttare il vento proveniente dal mare e i cui flussi vengono regolati mediante lucernari.

Ha, invece, ottenuto la certificazione LEED Platinum la ristrutturazione e l'ampliamento effettuati dal Renzo Piano Building Workshop di una delle più antiche e prestigiose istituzioni scientifiche degli U.S.A. la California Academy of Sciences di San Francisco. I lavori, iniziati nel 2000 e terminati nel 2008, sono stati organizzati secondo precise strategie progettuali ecosostenibili: l'utilizzo di materiali riciclati, lo studio attento per la posizione degli spazi rispetto alla luce e alla ventilazione naturale, l'utilizzo dell'acqua con il recupero di quella pluviale, la produzione di energia tramite sistemi fotovoltaici e infine la riunione di tutti gli spazi sotto un unico "green roof", coperto da 1.700 specie vegetali, compatibili con il clima esterno, che preservando dal calore gli ambienti interni, ha consentito di evitare l'installazione di sistemi di aria condizionata, sono tra i principali elementi che hanno contribuito a fare dell'Academy of Sciences uno tra gli edifici più ecosostenibili esistenti al mondo.

Tra gli ultimi interventi di Renzo Piano sono i progetti del nuovo museo delle scienze (MUSE 2002-2013) e del Quartiere residenziale "Le Albere" (ancora in corso) nell'area dell'ex fabbrica Michelin di Trento. Si tratta anche questa volta di progetti ispirati ai temi chiave della filosofia del RPBW ovvero l'ecosostenibilità degli interventi, il rapporto estetico del costruito con l'ambiente circostante, la funzionalità sociale e culturale degli edifici e loro collegamento al contesto urbano.

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6. L'incarico parlamentare

Premi, lauree honoris causa e riconoscimenti internazionali scandiscono l'intera carriera dell'architetto. Solo per citarne alcuni tra i più prestigiosi ricordiamo nel 1985 la nomina a Cavaliere della Legion d'Onore della Repubblica francese; l'attribuzione nel 1995 del Praemium Imperiale per l'architettura a Tokyo; il premio Pritzker assegnato nel 1998 dal Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton. In Italia l'architetto è insignito nel 1990 della nomina di Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana e nel giugno del 1994 della Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'Arte.

Coronamento di tale cursus honorum sarà la nomina, il 30 agosto 2013, a senatore a vita della Repubblica italiana da parte del Presidente Giorgio Napolitano.

Il neo senatore, dal 29 novembre 2013 membro della 13a Commissione permanente (Territorio, ambiente e beni ambientali) dichiara espressamente, durante i lavori della seduta del suo esordio in Commissione, la ferma intenzione di svolgere il suo mandato occupandosi del "rammendo" delle periferie urbane. L'uso del termine non è casuale: non si tratta di demolire, ma di riqualificare il tessuto urbano degradato e di ricollegarlo, "ricucirlo" al nucleo centrale delle città: "La prima cosa da fare - scrive in un articolo pubblicato dal Il Sole 24 Ore il 26 gennaio 2014 - non è costruire nuove periferie. Bisogna che le periferie diventino città ma senza ampliarsi a macchia d'olio, bisogna cucirle e fertilizzarle con delle strutture pubbliche". Le periferie non possono essere dormitori: in esse le persone devono poter vivere, lavorare, studiare, fare la spesa, divertirsi. Gli interventi su tali aree urbane possono avere due direzioni diverse a seconda del sito di riferimento: possono riguardare la riconversione di spazi precedentemente occupati da fabbriche ormai dismesse, come il sito delle ex acciaierie Falck di Sesto San Giovanni il cui progetto di ricostruzione è stato inaugurato da Renzo Piano nel dicembre 2013; oppure possono riferirsi a quartieri esistenti, nei quali si procederà con "interventi di microchirurgia per rendere le abitazioni più belle, vivibili ed efficienti". In questo caso è essenziale il coinvolgimento degli abitanti e l'utilizzo di cantieri leggeri che non comportino l'allontanamento dei cittadini dalle loro case, come ha dimostrato l'esperienza di Piano ad Otranto nel lontano 1979.

Il progetto sulle periferie ha trovato in Senato un suo gruppo di lavoro - il G124 (dal numero dell'ufficio attribuito al senatore Piano a Palazzo Giustiniani) - costituito da sei giovani architetti, il cui contratto annuale viene pagato dagli emolumenti che Piano riceve in qualità di senatore a vita. Insieme al contributo volontario di una serie di tutor - ingegneri, architetti, sociologi e psicologi - scelti personalmente dal senatore, i giovani selezionati elaborano una serie di progetti sui diversi aspetti delle periferie: dall'adeguamento energetico al consolidamento e il restauro degli edifici pubblici, dalla progettazione dei luoghi di aggregazione alla funzione del verde, dal trasporto pubblico alla organizzazione dei processi partecipativi degli abitanti del quartiere. Le periferie sono il futuro delle città, e la città è importante perché essa "è una bellissima invenzione, una delle più belle e complesse invenzioni dell'uomo: antica quanto la sua civiltà" (Piano, 1998).

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7. Bibliografia delle opere citate

Senato della Repubblica. 13a Commissione (Territorio, Ambiente, Beni Ambientali), Resoconto Sommario. XVII Legislatura, 54ª Seduta, mercoledì 22 gennaio 2014.

Renzo Piano, Il grande rammendo delle periferie, "Il Sole 24 Ore. Domenica", 26 gennaio 2014, p. 25.

Renzo Piano, Economia verde e periferie le mie sfide da senatore a vita, "la Repubblica", 14 settembre 2013, p. 9.

Giulio Macchi, La "bottega" del fare architettura, in Renzo Piano, Giornale di bordo. Firenze, Passigli Editori, nuova edizione, 2005, pp. 358-359.

Renzo Piano, Elogio della città. Pagine estratte dal discorso di apertura a Potsdamer Platz, 2 ottobre 1998 (http://www.fondazionerenzopiano.org/files/conference_file_93_fr.pdf).

Renzo Piano, Giornale di bordo. Firenze, Passigli Editori, 1997 (Biblioteca Camera: 624.06.17.); nuova edizione, 2005.

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